Il rapporto fra eguaglianza e meritocrazia, spiegato ai più piccini
di RICCARDO PACCOSI (FSI Bologna)
Da un po’ di tempo, noto che un assioma della retorica liberale al quale non avevo mai dato il minimo peso, è diventato alquanto diffuso e trasversale. Esso affiora anche presso persone preparate quantunque la sua solidità logica e concettuale, definirla fragile sarebbe un eufemismo. L’assioma retorico in questione è quello secondo cui le dottrine socialista e comunista, promuovendo l’eguaglianza di tutti i cittadini nella fruizione dei diritti sociali, negherebbero le irriducibili differenze che sussistono fra un uomo e l’altro.
Ora, stiamo parlando di un tema giuridico (l’uguaglianza dei diritti sociali) al quale si pretende di contrapporre una problematica inerente la psicologia, la biologia e l’antropologia (la diversità fra un individuo e l’altro): dunque, in teoria, la fallacia sul piano logico e disciplinare sarebbe talmente evidente che mancherebbero le basi per una replica che fosse un minimo sensata. Di solito, però, a questo assioma viene aggiunto un corollario e, a quello, si può forse rispondere.
Il corollario in questione, infatti, sostiene che l’egualitarismo sociale avrebbe spinto verso il livellamento generale delle differenze, verso la mortificazione di Sua Maestà l’Individuo e che avrebbe – onta orribile! – negato la meritocrazia. Allora, provo a rispondere su questo facendo conto di dovermi spiegare di fronte a una scolaresca. Secondo voi, che tipo di società permette al Genio Individuale che tanto amate, di poter davvero emergere?
Io abbozzo un’ipotesi. La società che premia il Genio è quella in cui un individuo figlio di operai o di disoccupati – proprio per il fatto di essere Genio e di distinguersi da tutti gli altri – è in grado di diventare medico, notaio, dirigente di azienda. Ma in una società dove l’accesso a studio e specializzazioni diviene difficoltoso economicamente, dove gli ambiti professionali praticano cooptazione interna sulla base del censo… insomma in una società dove in mille modi l’ascensore sociale risulta bloccato, quel Genio Individuale quale possibilità di emergere potrà mai avere?
Dunque, checché ne dicano liberali e anticomunisti di vario ordine e grado, l’egualitarismo sociale è il fondamento, il prerequisito indispensabile, ai fini della materializzazione d’un qualsivoglia piano di meritocrazia. A meno che, per meritocrazia, invece non s’intenda – come negli Stati Uniti – un singolo meritevole a cui la combinazione talento + culo consente di emergere, ma a discapito di un milione di altrettanto meritevoli.
Quella, però, non si chiama meritocrazia bensì lotteria sociale.
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