Per la costituzione di un Fronte Patriottico e Antiglobalista
di Stefano D'Andrea
1. Alcuni italiani vivono di politica o almeno anche grazie alla politica. Il tenore di vita di questi italiani dipende (talvolta soltanto e talaltra anche) dalla adesione a una o altra delle svariatissime correnti del partito unico delle due (ora tre) coalizioni che governa l'Italia da quasi venti anni. Essi sono i parassiti, inscindibilmente legati ai politici subdominanti che stanno distruggendo l’Italia da circa venti anni. I parassiti non possono che schierarsi con le forze della conservazione quand’anche esse spingessero verso il disastro economico e una gravissima crisi istituzionale. I parassiti non potranno mai sostenere le forze che desiderano – e che ci auguriamo tra breve aspirino a perseguire – una inversione della rotta seguita negli ultimi venti anni dai politici italiani del centrosinistra e del centrodestra.
2. Altri italiani non ricevono alcun vantaggio materiale dalla partecipazione a una o altra corrente del partito unico delle due coalizioni che governa l’Italia da quasi venti anni. Essi sono però schierati con una delle correnti e credono che una delle coalizioni sia migliore dell’altra. In genere si accontentano di sostenere che la corrente o partito per il quale simpatizzano o la coalizioni alla quale il loro partito appartiene sia meno peggiore rispetto ad altri partiti e alle altre due coalizioni. Questi italiani potranno simpatizzare per le forze, oggi modeste, che perseguono una inversione di rotta, soltanto quando queste ultime forze si saranno date una organizzazione e abbiano costituito un Fronte ormai dotato di una certa visibilità televisiva. Infatti, gli italiani ai quali alludiamo sono stati bipolarizzati (oggi tripolarizzati) e sono stati ridotti a consumatori della politica che c’è. Essi sono i consumatori della politica. Infatti, credono che il cittadino democratico debba partecipare alle elezioni e debba votare lo schieramento migliore o meno peggiore. Ad essi non salta nemmeno in mente che il cittadino scontento degli schieramenti o dei partiti esistenti debba impegnarsi a concorrere con altri nel costituire un partito e uno schieramento alternativo. In linea generale il cervello di questi italiani è stato fritto per due decenni da trasmissioni televisive che vanno dal salotto di Bruno Vespa a Ballarò. Essi scelgono tra Vespa e Ballarò e magari seguono da anni entrambe le trasmissioni; essi scegono tra il centrodestra e il centrosinistra; tra uno o altro partito del centrodestra ovvero uno o altro partito del centrosinistra; tra una o altra maschera del teatrino della politica. Le forze impegnate nella costruzione di un’alternativa, non devono riporre alcun affidamento in questi Italiani, anche se, purtroppo, si tratta di milioni di cittadini. Come tutti i consumatori essi non credono se non in ciò che vedono; nelle merci che sono esposte al mercato; nelle merci politiche pubblicizzate dal sistema televisivo generalista.
3. Altri italiani hanno compreso che l’Italia è governata da venti anni dal partito unico delle due coalizioni. Sanno che le (spesso apparenti) distinzioni su temi “etici” (procreazione artificiale) o legati a minoranze (extracomunitari, omosessuali) e altre ancora più virtuali (in che modo abbassare le tasse), servono soltanto a nascondere agli italiani l’evidenza, ossia che la linea politica seguita dalle due coalizioni è da venti anni la medesima. Questi Italiani hanno anche compreso che berlusconismo e antiberlusconismo sono la medesima cosa, nel senso che l’antiberlusconismo è parte integrante del berlusconismo. Sanno che la caduta di Berlusconi non comporterà una inversione di rotta rispetto alle politiche perseguite negli ultimi venti anni. Sanno che se anche andasse al governo il centrosinistra, magari in alleanza con il cosiddetto terzo polo, la linea politica perseguita sarebbe comunque la solita: i) difesa della scelta di stare nella UE e nell’euro, costi quel che costi. Quindi ottemperanza assoluta ai dettami della BCE, pur nella consapevolezza dell’enorme crollo della produzione, dell’impoverimento diffuso e dell’aumento della disoccupazione che inevitabilmente ne discenderanno; ii) globalismo assoluto e ripudio del sistema dirigista e quindi eventualmente protezionista proposto dalle norme della nostra costituzione economica; iii) partecipazione ad altre eventuali guerre NATO; iv) mantenimento della assoluta precarietà del rapporto di lavoro subordinato; v) ignoranza della gravità della condizione economico-sociale del sud Italia e della crisi della unità nazionale; due aspetti della stessa tragedia prodotta dalle riforme federaliste e dal rispetto dei vincoli europei; vi) fiducia culturale “nel mercato e nella concorrenza”, con infiniti corollari ridicoli, come, per recare un solo esempio macroscopico, la scelta di collocare le Università pubbliche in concorrenza tra loro, anche tramite pubblicità e ovviamente facili corsi di studio, scelta che rende l’Università classista, i giovani laureati italiani meno formati e quindi provvisti di minori capacità critiche; e asserve l’Università pubblica alle (pretese) ragioni delle imprese; vii) moltiplicazioni delle autorizzazioni amministrative all’esercizio di attività di gioco o di scommesse, nelle quali gli italiani poveri possano continuare a gettare denaro nella speranza di compensare con vincite i bassi salari e i debiti; viii) la promozione, nella misura ancora possibile, del credito al consumo, e quindi dell’indebitamento dei cittadini, come unico mezzo residuo per introdurre moneta nel sistema; e potremmo proseguire all’infinito.
Si potrebbe credere che questi cittadini, che chiameremo, genericamente, i cittadini critici, siano la potenziale massa critica sulla quale le forze popolari di liberazione che devono sorgere possono fare qualche affidamento. Tuttavia le cose non stano così e occorre distinguere.
4. Alcuni cittadini critici sono sfiduciati e peggio senza fede. Essi sono stati a lungo consumatori della politica. Il fatto che ora siano nauseati dalle merci in vetrina – hanno scoperto il carattere unico del partito delle due coalizioni – non implica che siano disposti a partecipare alla costruzione di forze alternative. La crisi di rigetto è crisi di rigetto per la politica in generale. Sovente si tratta di cittadini qualunquisti – “i politici sono tutti uguali” -, i quali credono che la situazione di malessere che ha a lungo serpeggiato e che ora va emergendo sia il frutto delle ruberie dei politici. Questi cittadini, come i cittadini consumatori, sono incapaci di slancio. Potranno sostenere eventuali forze politiche nuove, che intendano contrastare il partito unico delle due coalizioni, soltanto quando queste si saranno costituite e avranno una forza tale da renderle almeno presenti nello “spazio pubblico televisivo” (e quindi esistenti). Chiameremo questi cittadini come cittadini sfiduciati.
5. Altri cittadini hanno scelto di opporsi al partito unico delle due coalizioni, iscrivendosi al movimento cinque stelle o comunque simpatizzando per quest’ultimo movimento. La scelta di collocarsi da una parte diversa rispetto a quella in cui si colloca il partito unico delle due coalizioni è stata netta. La singolare idea di Beppe Grillo di candidarsi alle primarie del partito democratico è rimasta un episodio isolato. Chiamiamo questi cittadini grillini o cittadini cinque stelle. Essi sono un potenziale alleato delle forze nuove che dovranno sorgere e anzi sono l’unica forza nuova che fino ad ora è sorta. Le idee di questa forza non sono ancora sufficientemente patriottiche, mentre in parte sono socialistiche o comunque favorevoli a una struttura economica popolare e sociale. La questione della riconquista della sovranità nazionale non è tema fino ad ora centrale nel movimento cinque stelle. Nemmeno la scelta di abbandonare l’euro rientra nel programma del movimento cinque stelle. Eppure è dato sperare che nel futuro la collocazione alternativa conduca questi cittadini nel naturale approdo verso posizioni che rivendichino la sovranità. E’ evidente, comunque, che per ragioni diverse da quelle relative agli altri tipi di cittadini, in particolare perché hanno un loro partito già formato, questi cittadini non parteciperanno alla formazione del Fronte patriottico e antiglobalista che è necessario costituire.
6. Un numero esiguo di cittadini che sono critici, ma non sfiduciati e che non appartengono ai grillini, esclude ogni ricorso alla via parlamentare. Questi cittadini ipotizzano una sollevazione pacifica, descritta sempre in termini vaghi (a parte i pochissimi che suggeriscono un oscuro utilizzo della violenza, i quali crediamo siano fuori dalla storia e dalla partita che si giocherà in Italia nei prossimi anni). Essi non chiariscono chi dovrebbe dirigere la politica italiana dopo la fantomatica sollevazione. Dopo la cosiddetta sollevazione, infatti, qualcuno dovrebbe pur sempre candidarsi alla guida del paese. Questi cittadini, che chiameremo sollevazionisti puri, non daranno alcun apporto alla creazione dell’auspicabile Fronte patriottico e antiglobalista. Anche essi potranno al più aderire se e quando il Fronte patriottico e antiglobalista si sarà formato.
7. Tutti gli altri cittadini critici, che non siano sfiduciati, né aderiscano al movimento cinque stelle, né si schierino tra i sollevazionisti puri, devono sapere che in democrazia, se un cittadino è scontento dei partiti esistenti e tanto più quando il partito esistente è uno solo, diviso in miriadi di correnti (in realtà i partiti sono due, se si considera, come si deve, il movimento cinque stelle), il dovere di ogni cittadino è di impegnarsi a costituire partiti e movimenti politici alternativi. Nella situazione storica nella quale ci troveremo a vivere nei prossimi anni i nuovi partiti o movimenti che è doveroso costituire non potranno che avere indirizzo patriottico e antiglobalista. E siccome è poco credibile che qualcuno abbia la forza di promuovere un unico grande partito o movimento patriottico e antiglobalista, è dovere di ogni cittadino, non soltanto concorrere alla creazione di uno o altro (più o meno) piccolo movimento patriottico e antiglobalista, ma anche promuovere rapporti continui, non concorrenziali, bensì di cooperazione e alleanza tra i movimenti patriottici e antiglobalisti che sorgeranno, affinché in tempi non troppo lunghi cominci a formarsi un Fronte Patriottico e Antiglobalista. Tale fronte non potrà che essere una unione di diversi, fondata sulla volontà: i) di riconquistare la piena sovranità nazionale, ivi compresa la moneta nazionale; ii) di procedere alla necessaria svalutazione e così operare una prima forma di default e riequilibrare in nostro favore la bilancia commerciale dell’Italia; e iii) di intraprendere una politica economica dirigista e protezionista, con contenuto sociale e indirizzata a tutelare gli interessi del popolo. Questi cittadini li chiamerei patrioti e antiglobalisti.
Il coordinamento provvisorio nazionale nominato dall’assemblea di Chianciano “Fuori dall’euro! Fuori dal debito!”, tenuta il 22 e 23 ottobre, ha deciso di proporre alla seconda assemblea, che si terrà in gennaio (in data e luogo ancora da precisare) di dar vita ad un movimento – il Movimento Popolare di Liberazione – patriottico, antiglobalista e di ispirazione socialista.
Italia: Più vicini al governo unico della BCE
Vincono "i mercati" – Referendum ed elezioni prescindibili – BCE designa primi ministri e disegna la "nuova governabilità"
Tito Pulsinelli
"Beati quei popoli che tengono lontani gli economisti dal governo della cosa pubblica"
E' in corso un trasferimento e concentrazione di poteri e risorse economiche senza precedenti, a favore del governo clandestino dell'elite globalista che -in nome del realismo economico- sta istaurando la dittatura dell'economia. Le vittime sacrificali sono tutte le classi subordinate e medie del continente, spogliate di beni, previdenze, coperture legali e diritti civili a vantaggio delle oligarchie finanziarie. Il coro di No al referendum in Grecia sancisce la morte della democrazia rappresentativa e della possibilità….
http://selvasorg.blogspot.com/
Mi sembra un vero e proprio manifesto per la nascita di un nuovo schieramento, con un programma di cui non condivido tutto ma comunque da prendere in grande considerazione. A me sembra che il piano globalista delle élites dominanti, che vogliono un governo mondiale, passi attraverso la sistematica demolizione o frammentazione degli Stati Nazionali che cercano di sfuggire alla stretta del debito e ad adottare indirizzi socialistici. Possono resistere solo entità di grandi dimensioni territoriali, provviste di risorse naturali importanti e ben armate. Fra le cose che apprezzo, c'è l'attenzione a Cinquestelle, considerato giustamente l'unico partito non inquadrabile nello schieramento di centro-destra-sinistra. Il Fronte Popolare che D'Andrea si sforza lodevolmente di creare potrebbe avere a suo emblema la scritta: Patria e Socialismo. Ebbene, credo che potrebbe attrarre formazioni della galassia fascisteggiante antisistema, come Sinistra Nazionale e CasaPound. Può essere un problema, visti i riferimenti politici e culturali di D'Andrea. Ho buttato là qualche concetto alla rinfusa per aprire un dibattito che mi sembra doveroso su una proposta tanto significativa.
Io sono disponibile ad offrire, nel mio piccolo, i miei sforzi da gregario per la costituzione di un movimento che ad ora sembra coincidere con quella che è sempre stata la mia ideologia. Rinnovo il mio suggerimento a cercare di annodare rapporti con i vari studiosi indipendenti che da tempo scrivono cose pressochè identiche a quelle riportate in questo manifesto e che hanno chiaramente palesato la loro ideologia antiglobaLLista (fatemela passare) e/o patriottica (es. Ida Magli, Paolo Barnard ecc…), nell'intento di creare anzitutto la massa critica interna al partito che dovrebbe generare ed irradiare le idee da proporre poi all'esterno, alla nazione.
Mi permetto di aggiungere un futile cammeo: io penserei ad una definizione di Fronte Patriottico (FP) con la postilla "di liberazione nazionale", volendo evitare quel "Patria e Socialismo" che a detta del signor Fuschini rischia di risvegliare antiche sirene.
Che delusione .. Mi dispiace rischiare di sembrare offensiva ( non ne ho alcuna intenzione ) , ma quanta arroganza che leggo caro Stefano… L’arroganza di chi non può argomentare dei postulati . I postulati , come sappiamo , si urlano : li si ordina in cataloghi e categorie e li si bolla con sentenze senza appello . A quanto pare la storia non insegna nulla..
Provo comunque a insinuarti un dubbio : non è che possano esistere molte persone che non si riconoscono in nessuna delle 7 gabbie del tuo zoo ?
Come copia incolla non è venuto granchè. Suggerirei la lettura e l'ascolto dell'originale su: http://www.perilbenecomune.net/index.php?p=24:1:2:251
oppure il video
nbsp; che è il mio intervento che ha "fulminato sulla via di…. Chianciano" l'amico Stefano D'Andrea
(non c'è copyright in politica, ma eticamente non credo che l'appropriazione indebita sia encomiabile)
Intanto rispondo a Fernando Rossi, che mi ha deluso.
Lui non era presente il sabato e quindi non ha ascoltato la mia relazione. La domenica egli ha ribadito esattamente le stesse posizioni che avevo espresso io il giorno precedente (ma ha aggiunto alcune ingenuità, tipo la proposta di sorteggio dei candidati). Basta che ascolti la relazione pubblicata sul nostro sito . Se avesse ascoltato la mia relazione, la domenica avrebbe taciuto, per non ripetere i concetti.
In secondo luogo, sarebbe bastato leggere il titolo di questo sito o il manifesto del fronte popolare italiano, pubblicato il 2 giugno 2009, con tanto di scelta del volto di Garibaldi come simbolo. Né vi è ragione per pensare che prima di scendere nelle catacombe di internet io avessi idee diverse.
Infine bastava dare una scorsa al sito – almeno ai titoli degli articoli – per verificare il mio pensiero.
Quindi raccomando all'amico Fernando Rossi un po' di umiltà. Io sono uno buono. Ma in questo modo non si va lontano. Si resta soli e isolati e ci si bea di sé stessi.
Tania,
le prime sei sono categorie, che descrivono la realtà. La settima indica un dover essere. Forse ci sono persone che non rientrano nelle prime sei categorie e non intendono rientrare nella settima. Ti chiedo sinceramente di descrivere un'ottava categoria e se preferisci anche una nona.
Stefano
è’ vero e ti chiedo scusa : la settima indica effettivamente solo un “dover essere” . Un dover essere che ( con tutto il rispetto che meriti , anche se condivido molte tue analisi ecc..ecc.. ) non è il mio , perché non ambisce a sconfiggere i rapporti sociali capitalistici . In compenso potrà attrarre facilmente quelle formazioni che richiama sopra Luciano Fuschini .
Approfitto della presenza di Fernando Rossi per ricordargli un’ovvietà che sicuramente saprà ( ma gliela ricordo comunque.. ho voglia di scrivere ) . Cioè che il Sionismo è un movimento politico nazionalista borghese razzista e colonialista . Punto . ( funzionale agli interessi capitalistici guerrafondai occidentali in MedioOriente e blablabla ecc..ecc.. ) . Ma NON è ne l’attuale fase finanziaria del capitalismo ne i suoi comitati d'affari sparsi per il pianeta ( molti di loro saranno anche filosionisti , altri no , ma non c'entra direttamente nulla )
Ora ( ripeto : come sicuramente Fernando Rossi saprà ) questo movimento politico di apartheid in Palestina trae la sua linfa vitale e la sua legittimazione mediatica dall’antiebraismo .
Bene, bene. Ci siamo. La differenza di vedute è inevitabile. Forse è evitabile troppa divisione.
Ho iniziato a scrivere alcuni articoli sulla struttura del potere proprio per tentare di offrire una chiave di lettura su tali dinamiche.
Credo quindi che, al di là di ovvie ed inevitabili differenze, la questione POLITICA vada giocata sul piano delle affinità per creare un fronte comune su cui fare affidamento.
Ad esempio la questione della sovranità nazionale vista in chiave anti NATO e anti UE.
Qualcuno si dichiara in disaccordo su questo piano? Certamente i pericoli paventati da Luciano e Tania (ovvero Casapound che si aggrega) vanno soppesati. Ma credo anche che un confronto di tutte le forze antimperialiste (nominali o fattuali) vada fatto prima o dopo. Giusto per capire chi sta giocando e chi sta lottando.
Tania,
potrei mettere in dubbio che sia ragionevole orientare il proprio voto o il proprio impegno politico in ragione del fatto che uno schieramento e un un altro "ambisce a sconfiggere i rapporti sociali capitalistici", almeno se si intende la ambizione come un "obiettivo di fondo", rinviato al lunghissimo periodo, che quindi non è "obiettivo" e nemmeno "desiderio", bensì mero vessillo ideologico. In questo senso una volta Bertinotti dichiarò che lui non escludeva che tra moltissimo tempo (mi sembra che parrò di qualche secolo, ma non sottoscriverei) sarebbe stata abolita la proprietà privata dei mezzi di produzione. Francamente, votare o militare in un partito, che magari sotto altri profili e complessivamente è peggiore di un altro, soltanto perché il primo ambisce (a chiacchiere) a superare i rapporti capitalistici mi sembra un attegiamento di tipo religioso, come chi votava la croce perché credente. In questi quindici anni RC e PDCI hanno sostenuto governi che rifninanziavano le guerre in Iraq e Afghanistan, toglievano l'equo canone, introducevano la instabilità del rapporto di lavoro subordinato con il pacchetto Treu (che tra l'altro prevedeva la vergogna tutta italiana degli stage sistemici, continui e permanenti), modificavano la costituzione con deliberazione passata con tre voti, introducendo una struttura federale e prevedendo al livello costituzionale la prevalenza del diritto europeo su quello italiano, moltiplicavano i giochi e le scommesse, non ponevano il problema dell'enorme diffusione del credito al consumo, ecc. ecc. Francamente votarli perché in qualche frasetta dei loro programmi è scritto che continuano a perseguire la sconfitta dei rapporti sociali capitalistici mi sembra estremamente ingenuo
Se invece militi nei Carc o in Lotta Comunista o in formazioni simili allora l'obiettivo c'è, anche se non mi sembra realizzabile (almeno) nei prossimi decenni.
Completamente d'accordo con l'articolista, ma al momento per rendere credibile un movimento siffatto si potrebbe proporre mostrando un po' di buon senso e concretezza, per evitare la catatrofe immediata, dato che il risparmio privato in Italia è abbastanza consistente, invece di una patrimoniale che sarebbe invisa da una parte minoritaria ma forte della popolazione, un prelievo forzoso, che so' del 10% annuo oltre i 30.000 Euro dai conti correnti, da investire per l'acquisto di buoni del tesoro al tasso fisso di interesse del 2,5 per cento. Ci guadagnerebbero i risparmiatori a cui non verranno intaccati i risparmi, la popolazione che non dovrà subire continue manovre e tagli. Ci perderebbero solo gli amici di Monti & Co che, con la speculazione, ci stanno portando gli interessi sul debito oltre il 6 per cento e stanno condizionando pesantemente la politica praticamente con un golpe. Il movimento ne guadagnerebbe in immagine rispetto e considerazione.
Caro Gianfranco,
giustissimo.
Ne parlavo mercoledì sera con un amico e ci chiedevamo: perché non viene proposto un simile provvedimento? Se è legittima la patrimoniale è legittimo anche quel provvedimento. Poi ieri mattina ho sentito Giovanardi che diceva che ci si arriverà. Comunque conviene lanciare l'idea. Tra sabato e domenica pubblico un articoletto. Grazie.
Si vede che c'è sintonia. E' da qualche anno che seguo con interesse il vostro blog. Si giunge alle stesse conclusioni e soluzioni. Perchè nessuna delle formazioni politiche italiane ha mai proposto una cosa di buon senso del genere? Tutte manipolate? Ho proposto la stessa cosa sul sito di rifondazione…vediamo come rispondono. Se sono in male fede allora sappiamo da che parte stanno…stanno dalla parte del problema.
Continuate così, mi convincete sempre di più.
Come già detto altrove, ottimo il manifesto, purchè rimanga integralmente come indicato. Non vorrei sentir parlare di "esclusioni ideologiche" verso sappiamo bene chi, perchè, nel caso, il mio interesse scemerebbe grandemente.
Giancarlo,
soltanto una precisazione. Io ho asserito che l'obiettivo è costruire un fronte: "E siccome è poco credibile che qualcuno abbia la forza di promuovere un unico grande partito o movimento patriottico e antiglobalista, è dovere di ogni cittadino, non soltanto concorrere alla creazione di uno o altro (più o meno) piccolo movimento patriottico e antiglobalista, ma anche promuovere rapporti continui, non concorrenziali, bensì di cooperazione e alleanza tra i movimenti patriottici e antiglobalisti che sorgeranno, affinché in tempi non troppo lunghi cominci a formarsi un Fronte Patriottico e Antiglobalista. Tale fronte non potrà che essere una unione di diversi, fondata sulla volontà….".
Il comitato provvisorio costituito dalla assemblea di Chianciano non ppuò certo proporre la costituzione di un Fronte. Il Fronte è l'unione di diversi. Il programma del fronte che ti piace è il programma minimo. L'elemento comune a tutti coloro che invocano sovranità, indipendenza e antiglobalisto, variamente declinati e motivati. Il Movimento al quale daremo vita accoglie il programma minimo e propone un accordo fondato sul programma minimo del fronte, ma avrà un programma più specifico e dichiaratamente sovranista, socialista, dirigista (termine che non ha nulla a che vedere con il divieto della proprietà privata dei mezzi di produzione) e protezionista. Abbiamo deciso che tale movimento si chiamerà Movimento Popolare di Liberazione. Avendo letto spesso i tuoi interventi su CDC credo che ti piacerà. Ci sono altre piccole formazioni, magari legate a interessi settoriali, che potrebbero essere interessate al fronte. Ci daremo anche il compito di stanarle e di andarle a cercare. Insomma non si crea e non si può creare il fronte. Si crea qualcosa di piccolo, per far sì che cresca e per promuovere l'incontro tra svariate piccole formazioni.
Stefano
No , non preoccuparti , nessun “mero vessillo ideologico”. Semplicemente adopero una razionalità diversa dalla tua .