Schizofrenia scolastica
di CLAUDIA VERGELLA (FSI Roma)
I giovani in età scolastica sentono dire che il mondo è cattivo, però a scuola sono coccolati e protetti. Questo sfasamento fa aumentare la loro insicurezza, il timore di non essere adeguati ad affrontare il mondo degli adulti. La scuola chiude un occhio (spesso tutti e due) sulle loro prestazioni sia nelle materie di studio, sia comportamentali, sino dalle elementari, in una sorta di cattiva imitazione della protezione genitoriale, e non assolve più adeguatamente alla sua vera funzione educativa e culturale.
Di fronte alle difficoltà sociali in cui gli studenti sono immersi senza gli strumenti per affrontarli data la loro giovane età, gli insegnanti facendo mostra della loro “umanità”, si prodigano al di là del loro ruolo. Chi non vorrebbe aiutare un povero ragazzo in difficoltà perché il padre ha perso il lavoro, perché la madre é separata e “non ce la fa” ecc.?
La scuola si sta trasformando in una comunità di assistenti sociali e di assistiti.
Una comunità oltretutto malfunzionante: gli insegnanti non sono necessariamente pronti a svolgere questo compito, e usano gli strumenti che conoscono, quelli della didattica. Cosicché tentano di aiutare gli studenti alzando i voti, riducendo i programmi, evitando di sanzionare le loro intemperanze. Con un esito rovinoso: più gli studenti vengono assecondati, più il livello di preparazione scende e il comportamento peggiora.
Ma la schizofrenia più dannosa che gli alunni vivono è la mancanza del buon esempio quando si chiede loro di assolvere al loro dovere. Non mi riferisco a insegnanti fannulloni (sono davvero pochi), sto parlando della percezione degli studenti del modo in cui gli adulti offrono loro il servizio scolastico: con carenze nelle strutture (porte rotte, soffitti che crollano, computer malfunzionanti ecc.), insegnanti che arrancano o perché ormai troppo anziani, o perché, anche loro, non adeguatamente supportati. La scuola per essere educativa dovrebbe mostrare agli studenti un mondo degli adulti che funziona.
E invece…
…Si riverberano sulla scuola tutti i problemi della società attuale, soprattutto i tagli alla spesa pubblica imposti da assurdi vincoli, il disagio del mondo del lavoro che attanaglia i genitori degli alunni, anch’essi tra i protagonisti della vita scolastica. La scuola pubblica, deprivata di risorse, sta andando avanti a fatica, attraverso la buona volontà di chi vi lavora tra mille disagi, ma sta procedendo in modo distorto, abdicando progressivamente alla sua funzione. Sta agonizzando e sarà un’infinita agonia, perché nessuno osa volerla definitivamente morta.
Credo che questo discorso riguardi anche gli altri settori. La realtà scolastica io però la vedo tutti i giorni, da anziana docente affaticata e sconfortata. Sono arrivata a chiedermi quanto sia giusto questo arrancare, se non si risolva in un “mettere delle pezze”. Può servire per difendere il buon nome della scuola, ma occultare i problemi non aiuta VERAMENTE nessuno. Sicuramente non l’istituzione scolastica né la nostra martoriata società. Forse sarebbe più giusto lottare dentro la scuola, denunciando ogni giorno i malfunzionamenti, le incongruenze, gli obiettivi mancati, anche a costo di essere odiati come dei seriali e ossessivi rompiscatole.
Questa opera di denuncia, non viene fatta abbastanza. Se posso dare agli insegnanti (me compresa) una colpa, è questa.
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