Sovranità e indipendenza
di DAVIDE VISIGALLI (FSI Genova)
Un saluto a tutti gli intervenuti questo pomeriggio e ringrazio gli organizzatori per l’invito in questa importante e sentita assemblea.
Sono Davide Visigalli e faccio parte del Fronte Sovranista Italiano. Un partito nato nel 2016 che ha come obiettivo l’applicazione della Costituzione del 1948. Questo è il nostro significato di sovranismo, parola che abbiamo per primi introdotto nel dibattito politico nel 2011. Per applicare la nostra Costituzione serve riconquistare la sovranità: quella economica, quella militare, insomma la sovranità politica. Per fare questo, è necessario uscire dalla gabbia dell’Unione Europea, in quanto il diritto europeo è totalmente in contrasto con quello Costituzionale. Per questo motivo ci definiamo il partito del recesso. Dopo il recesso, avremo la libertà di decidere la nostra politica autonomamente, e avviare le riforme di stampo socialista di cui il paese ha bisogno. Come Costituzione vuole.
Se siamo qui oggi è perché sentiamo anche noi la necessità di liberarci dall’influenza americana sul nostro Paese, di cui la NATO è il vincolo principale. A questo proposito vorrei sottolineare due aspetti: la contiguità dei vincoli sottopostici da NATO e Unione Europea, e la differenza tra i concetti di sovranità e indipendenza.
LA NATO come saprete molto meglio di me, come la UE, ha sede a Bruxelles e ha 30 Paesi membri di cui ben 22 aderenti all’Unione Europea. Su ogni sito che parla del legame tra le due istituzioni, troverete sempre il riscontro della loro stretta cooperazione. A questo proposito cito il sito dell’Unione Europea: “Un’Unione Europea più forte e una NATO più forte si rafforzano a vicenda”.
Il rapporto si è fatto ancora più stretto con la firma del Trattato di Velsen e la costituzione della cosiddetta polizia europea. La sede di quest’ultima è a Vicenza proprio dove risiede la NATO e nel trattato si dice chiaramente che questa polizia europea sarà a disposizione non degli Stati membri ma dell’Unione Europea e della NATO stessa. Quindi è chiaro che non si può essere contro la NATO e non anche contro l’Unione Europea che ne sposa e amplia le politiche.
Noi sappiamo che la sovranità è il potere di uno Stato di governare un territorio, il potere di legiferare, mentre l’indipendenza è una qualità della sovranità: ossia governare uno Stato in maniera autonoma senza ingerenze straniere. Ne risulta che si può essere sovrani e indipendenti, sovrani e variamente dipendenti ma sicuramente senza sovranità non si può essere indipendenti. La sovranità attiene alla possibilità di esercitare un potere, l’indipendenza al come lo si esercita. Recentemente anche Mario Draghi, in uno dei suoi tanti moniti, ha dichiarato che l’indipendenza appunto non garantisce la sovranità.
Quindi direttamente dal nostro statuto (a cui noi soci ci siamo vincolati) vi leggo come l’FSI intende rispondere alla domanda:
Di quale vincolo dobbiamo liberarci prima?
Senza dubbio dell’Unione europea, per una pluralità di ragioni.
In primo luogo, perché i vincoli statunitensi sono soprattutto di natura culturale e politica. Essi richiedono esercizio della sovranità e volontà di essere indipendenti, non sovranità (salvo i vincoli assunti nei confronti della NATO). Al contrario, l’Unione europea limita del tutto e ormai ha pressoché estinto la sovranità economica italiana. Sottrarci alle direttive “culturali” e alle pressioni politiche statunitensi è oggi giuridicamente (e quindi astrattamente) possibile. Invece, la sottrazione ai vincoli europei e la riconquista della sovranità economica implicano il recesso dai Trattati europei.
Senza recedere dai trattati europei, le norme di legge ordinaria che dovremmo emanare per sottrarci alla terribile crisi che è in corso e che comunque durerà fino a quando sarà stata riconquistata la sovranità, non possono essere validamente emanate nemmeno all’unanimità dal Parlamento Italiano. Su di esse prevarrebbe il diritto europeo, che, di fatto, si impone anche sulle norme italiane di rango costituzionale che disciplinano la materia economica.
In secondo luogo, non si può negare che nell’opinione pubblica il problema economico è avvertito in misura sensibilmente maggiore del problema militare e di politica estera. Soltanto una nazione che abbia risolto o abbia adottato i necessari provvedimenti per risolvere il problema economico può sperare di perseguire la piena indipendenza nel campo della politica estera e militare. E il problema economico si può risolvere soltanto recedendo dai trattati europei e prendendo una serie di provvedimenti necessari, che ora i Trattati europei ci impediscono di adottare.
In terzo luogo, risponde alla logica e all’esperienza storica che un paese economicamente sovrano, nel momento in cui adotta i provvedimenti necessari alla organizzazione, direzione e protezione del proprio sistema economico, si rende, in modo automatico, più indipendente o meno dipendente dalle grandi potenze che cercano di influenzarne la politica. Sovranità economica e liberazione sono la medesima cosa.
La storia italiana dal 1947 alla metà degli anni ottanta testimonia che prima che si fossero verificate limitazioni gravi alla sovranità economica, l’Italia ha tenuto, in politica estera, un atteggiamento più dignitoso e meno dipendente dagli Stati Uniti, nonostante la presenza di basi militari straniere sul proprio territorio.
Una proposta politica che sbandierasse e ponesse tra la priorità l’uscita dell’Italia dalla NATO sarebbe una proposta di nicchia e protestataria, non adatta a coagulare il necessario consenso e a far fronte alla grave minaccia che incombe sull’Italia.
Tutto ciò, ovviamente, non vuol significare che non si debba sostenere che nella prospettiva di lungo periodo le basi militari straniere debbano essere cacciate dal suolo italiano, riaffermando la piena sovranità sulla totalità del territorio nazionale, e che l’Italia debba uscire dalla NATO; né vuol significare che nella prospettiva di breve e medio periodo non si debba proporre che l’Italia debba suggerire e imporre alla NATO (che paradossalmente delibera le azioni con il consenso di tutti gli stati, salvo gli astenuti) di adottare strategie esclusivamente difensive e debba rifiutarsi di partecipare ad altre guerre di aggressione.
Significa soltanto che ci si colloca in una prospettiva realistica, consapevole che la riconquista piena della sovranità è un progetto di lunga durata, il quale impone di stabilire priorità. L’obiettivo non si realizzerà con declamazioni che pongono tutte le finalità sul medesimo piano, senza un ordine logico e strategico.
In ogni caso, è evidente che la eventuale implosione o comunque disintegrazione dell’Unione Europea e la riconquistata sovranità economica, e quindi la rinnovata indipendenza degli Stati Europei, sgretolerà o comunque metterà in crisi l’alleanza atlantica. Pertanto la lotta contro il nemico vicino è al tempo stesso una lotta contro il nemico lontano.
Ciò detto, saremo lieti di collaborare a tutte le iniziative che usciranno da questa assemblea con i nostri gruppi territoriali, in particolare con i nostri soci toscani, qui presenti in sala, per creare quella interdipendenza di obiettivi comuni che facciano crescere la consapevolezza prima a livello locale, poi nazionale, delle problematiche che affliggono la politica del nostro Paese.
Nel rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione, che ripudia la guerra e non ammette cessioni di sovranità ma al massimo limitazioni in condizioni di parità, noi del Fronte Sovranista Italiano ci batteremo per il recesso dalla UE, l’applicazione del dettato Costituzionale e per la successiva uscita dalla NATO.
Vi lascio con l’augurio che ormai è consuetudine nel FSI: Ci libereremo!
Grazie a tutti
[Intervento letto a Livorno il 6 aprile 2019 nel corso dell’Assemblea per un coordinamento nazionale delle aree con comuni problematiche connesse alla presenza di basi americane, organizzata dalla “Rete Civica Livornese contro la nuova normalità della guerra”, WILPF e “Tavolo per la Pace della Val di Cecina”]
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