La nostra missione, riconquistare l’Italia
di GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
Mio padre è nato nel bel mezzo della guerra in una frazioncina di un paese dell’entroterra teramano. Partendo da un contesto di miseria assoluta è riuscito dapprima a emanciparsi dalla sua condizione sociale ed economica lavorando e studiando e poi a entrare nel corpo elicotteristi della Guardia di Finanza. Questo lavoro gli ha consentito di metter su famiglia, acquistare una casa e allevare due figli senza far mancare nulla in casa.
Come lui, milioni di italiani nel dopoguerra hanno potuto sperimentare la vera mobilità sociale ascendente, migliorando le proprie condizioni di partenza e vivendo un’esistenza di progressiva crescita culturale, professionale, economica e sociale, grazie ad uno Stato che ha dato lavoro a milioni di persone e che ha generato domanda di beni e servizi per milioni di imprese.
Oggi, dopo venticinque anni di riforme che hanno annientato lo Stato, tutto ciò non è più possibile. In Italia se nasci nella miseria muori nella miseria e se appartieni alla classe media passerai la vita a combattere per non finire in miseria. Gli unici che stanno guadagnando dal darwinismo sociale imposto dall’applicazione delle regole europee sono i ricchi, quella minoranza di popolazione che può godere di rendite perpetue e non lavorare. Sono i numeri a parlare: in Italia come in Germania i poveri si sono moltiplicati in numero ed è aumentata in termini assoluti e relativi la distanza tra i pochi detentori di grandi capitali che posseggono sempre più ricchezza e vivono di rendita e la massa indifferenziata di lavoratori che faticano a trovare un impiego stabile e un reddito sufficiente a vivere una vita dignitosa.
Siamo passati dall’essere il paese che ha dato la possibilità agli ultimi come mio padre di emergere dalla povertà e realizzarsi contribuendo allo sviluppo economico e sociale dell’Italia all’essere considerati una penisola dannata dalla quale i giovani rifuggono per cercare fortuna altrove. Perché qui se studi, ti formi, ti professionalizzi e ti specializzi, finisci a fare lo schiavo di qualcuno e a non raggiungere mai l’autosufficienza finanziaria necessaria a farti una famiglia.
Tutto ciò non è stato casuale, ma il frutto di scelte politiche precise, che ci hanno reso soggetti passivi delle dinamiche economiche in atto. Le riforme del lavoro che hanno precarizzato le nostre vite, quelle della previdenza sociale che condannano a lavorare fino alla nonnitudine e a vivere una terza età in povertà, le nuove discipline societarie e concorsuali che promuovono un’imprenditorialità predatoria e truffaldina, le nuove regole bancarie che scaricano sui piccoli risparmiatori i rischi assunti dagli speculatori irresponsabili, le riforme sanitarie che “monetizzano” la vita delle persone, l’aziendalizzazione dell’istruzione pubblica che ha svilito la cultura e la fondamentale funzione pedagogica e sociale che svolgeva la scuola. Ce lo ha chiesto l’Europa e una classe dirigente che non ha perseguito gli interessi dell’Italia ha obbedito.
L’Unione Europea è un mostro che va combattuto e distrutto e i suoi promotori, che sono tutti i partiti che hanno governato in questa scellerata seconda repubblica, dovranno pagare il conto dei danni che hanno arrecato al nostro paese. Lo stato deve tornare a promuovere la crescita culturale, professionale, sociale ed economica degli individui, che devono concorrere alla crescita del paese e al benessere della collettività.
Questa era l’Italia e la nostra missione è ricostruirla.
Riconquisteremo l’Italia. Ci libereremo!
Commenti recenti