Liberate il Leviathan!
di Luca Mancini (FSI Roma)
Il liberalismo può essere definito come una competizione eterna tra tutti gli individui in nome di una libertà assoluta. A ben guardare, esso ha esattamente le stesse caratteristiche che il filosofo inglese Thomas Hobbes aveva individuato per lo stato di natura degli uomini: un luogo privo di leggi, dove gli uomini vivevano separati e in continua lotta fra loro per la sopravvivenza. In tale condizione, ovviamente, essi erano estremamente liberi, poiché non esisteva una società che imponeva loro delle regole.
Per Hobbes, questa condizione di caos primitivo è orripilante, poiché gli uomini vivono costantemente nella precarietà e nell’incertezza: la mattina si svegliano, ma non sanno se arriveranno vivi a fine giornata. L’unico modo che il filosofo inglese individua per ovviare a tale condizione è quello di siglare un patto tra gli uomini per sancire la nascita di una società civile, e quindi di uno Stato, che si contrapponga allo stato di natura. I costituenti dovrebbero alienare una parte della propria libertà e nominare un sovrano, il quale, attraverso le leggi, dovrebbe garantire il diritto alla vita a tutti i singoli membri della comunità. Nasce così l’immagine del Leviathan, il terribile mostro biblico che dominava i mari, il quale nell’ottica di Hobbes corrisponde allo Stato che domina sugli uomini.
II liberalismo nega fortemente questa seconda parte poiché non aspira a dare sicurezze ai membri della comunità, anzi esso rivendica soltanto e continuamente maggiori libertà. Tuttavia il dramma della politica è che libertà e uguaglianza sono inversamente proporzionali, al crescere di una corrisponde necessariamente il diminuire dell’altra. Il compito del sovrano dovrebbe essere quello di trovare il giusto equilibrio, ma anche questo viene rinnegato dagli uomini guidati dall’ideologia liberale, trincerati dietro uno sprezzante e abominevole darwinismo sociale, secondo il quale il debole deve perire per permettere la sopravvivenza al più forte. Pertanto si può serenamente affermare che il liberalismo rifiuta la società civile e ha rinchiuso il Leviathan in una prigione. Esso ci sta spingendo nuovamente in una condizione di precarietà e incertezza, come quella dello stato di natura hobbesiano.
Tutto ciò è ovviamente inaccettabile. Dobbiamo rivendicare una maggiore uguaglianza e il nostro diritto ad una vita dignitosa e per fare ciò c’è solo un modo: liberare il Leviathan dalla sua prigione e pretendere da esso giustizia! Come si può evincere dalla lucida analisi di Hobbes l’unico contraltare ad uno stato in cui vi è estrema libertà e precarietà, può essere soltanto uno Stato in cui vi è controllo e, pertanto, sicurezza. Dunque l’unico contraltare al liberalismo è lo statalismo, il quale attraverso il controllo del capitalismo e la riduzione delle libertà di movimento dei capitali e delle merci, potrà garantire nuovamente una vita dignitosa a tutti i membri più deboli della comunità.
Il più grande terrore del liberale è lo Stato, perciò va gridato con forza: “liberate il Leviathan!”.
Viva la Repubblica Sovrana!
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