Il simulacro dei minibot
di STEFANO D’ANDREA
I minibot non ci sono. Il Mef dice che non ci saranno e che non ce n’è bisogno perché i tempi di pagamento della PA sarebbero in continuo miglioramento.
Il PD e +Europa hanno autorizzato il Governo ad emetterli senza sapere cosa stavano votando. Non è certo, e nessuno sa, se e quanti deputati di Forza Italia, M5S, Fd’I, LEU e Lega fossero consapevoli di cosa votavano: l’idea che siano distratti solo i deputati di una delle due opposizioni e non quelli dell’altra e della maggioranza è ridicola e tipicamente da tifosi.
Eppure i minibot sembrano esistere. Se ne parla. Sono da taluni dati per scontati. Per ora i minibot esistono nella realtà mediatica e perciò sono veri. Fuori da essa sono falsi. Alla resa dei conti, come tutti i simulacri, sono falsi, perché il vero sta fuori dai media.
Se diventassero veri, e fossero quantitativamente consistenti, sarebbero il frutto di un’azione rilevante. La parola finale dipenderebbe dalla Corte di Giustizia della UE, che dovrebbe almeno accertare se l’obbligo dello Stato di accettarli come mezzo di pagamento di imposte e tasse, implichi la qualifica di valuta ufficiale, come tale vietata. Qualsiasi azione che crei attrito e conflitto con la UE (anche se ai sovranisti appare ampiamente insufficiente rispetto al fine ultimo) è da valutare positivamente.
Tuttavia, per ora, non vi è traccia di azione né essa appare probabile. Siamo ancora alla chiacchiera che ha ad oggetto la realtà di un simulacro.
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