Ostacoli da rimuovere
di MARCO TROMBINO (FSI Genova)
Durante le ultime elezioni europee abbiamo assistito alla presenza di liste che, pur dichiarandosi euroscettiche o “contro questa Europa”, hanno comunque partecipato alla competizione elettorale, seppure con pessimi risultati. Si è trattato di liste di estrema destra ed estrema sinistra. Qualche elettore (molto pochi si direbbe, visti gli esiti delle urne) potrebbe aver rivolto loro il voto interpretandoli come gli unici soggetti “sovranisti” presenti in campo. In realtà il punto è che nessuno di loro è sovranista.
Inoltre, di primo acchito si potrebbe pensare che partiti appartenenti ad aree culturali politiche così diverse non abbiano nulla in comune tra loro e che pertanto risultino reciprocamente incompatibili – si va da CasaPound al Partito Comunista. Sotto il profilo delle ideologie di base, questo è vero. Tuttavia, ad uno sguardo più attento i contenuti di queste formazioni qualcosa in comune ce l’hanno, e vale la pena elencare alcuni punti di coincidenza.
Euroscetticismo dell’ultima ora: tutti questi partiti sono, a loro tempo, nati come europeisti e hanno solo in un secondo momento “virato” verso posizioni euroscettiche, per semplice opportunismo: probabilmente perché si sono accorti che tra il pubblico l’idea di Europa unita non è più popolare come un tempo e hanno pensato di cavalcare l’onda di malcontento. Tuttavia, le loro posizioni critiche nei confronti della UE non devono fare dimenticare che questi partiti sono nati tutt’altro che euroscettici. Quando fu fondata, CasaPound aveva nel proprio programma la “creazione di un superstato europeo”, istanza del tutto in linea con la storica cultura neofascista dell’Europa nazione.
Il Partito Comunista odierno è derivato dal Partito dei Comunisti Italiani che aveva fra le sue istanze l'”eurocomunismo”, e nel 1999 votò a favore dell’ingresso dell’Italia nell’euro. Formazioni politiche del genere finiscono sempre per pagare pegno a quelle frange interne che non dimenticano le proprie origini culturali, e si professano “contro l’Europa” non perché siano davvero sovraniste, non perché ritengano l’idea degli Stati Uniti d’Europa sbagliata in sé, ma per divergenza con qualche specifico costrutto socioeconomico della stessa (il potere delle banche, il capitalismo, ecc.). E, stando così le cose, potrebbero un giorno tornare ad essere europeiste come lo sono state in origine, qualora lo ritengano opportuno o valutino che le condizioni politiche contingenti lo richiedano.
Altroeuropeismo: questi partiti vogliono, per loro stessa ammissione, “un’altra Europa”. Quindi non sono davvero sovranisti. A loro non interessa l’indipendenza dell’Italia, ma finalizzano la loro azione politica di lungo periodo alla creazione di un’altra UE su altri presupposti politico-economici.
Incoerenza elettorale: si professano contro l’Europa ma non disdegnano di presentarsi alle elezioni parlamentari europee, legittimando di fatto l’istituzione europea medesima. Sono molto divertenti le motivazioni per cui lo fanno; si va dal semplice “per cambiare l’Europa dall’interno” al ben più patetico “occorre avere visibilità mediatica”. Peccato però che, così facendo, gli europeisti rilevino e rinfaccino di fronte al pubblico una forma di incoerenza sfacciata, smontando qualsiasi argomentazione sovranista con un semplice “sputate nel piatto in cui mangiate”. E a buona ragione, perché gli stipendi da europarlamentare non sono esattamente equiparabili a quelli di un piastrellista…
Origine novecentesca: i partiti in questione, anche se di recente formazione, o sono comunisti o sono fascisti, quindi in entrambi i casi si riferiscono a ideologie del secolo scorso (di due secoli fa, nel caso del marxismo). Proporre al pubblico simbologie, slogan, bandiere vecchie di parecchi decenni e appartenenti a ideologie storicamente sconfitte, significa far apparire datata e sconfitta anche qualsiasi istanza ad esse accostata, compreso il sovranismo. C’è di più: siccome queste ideologie nel secolo scorso sono state protagoniste di gravissimi crimini contro l’umanità, genocidio compreso, mettere in relazione il sovranismo con esse comporta fornire gratuitamente argomentazioni forti in mano agli europeisti: ed ecco che il sovranismo diventa una forma di stalinismo, una forma di nazismo, e perciò chi è sovranista si propone di negare la democrazia e di instaurare un qualche tipo di dittatura. Se vogliamo è una dissertazione semplicistica, ma molto efficace quando viene divulgata agli elettori.
In parole semplici, votare estrema destra o estrema sinistra solo perché sono “sovraniste”, e sperare che gli Italiani prendano sul serio questa posizione, è un gesto che può essere dettato solo da due impulsi: o dall’idiozia completa o da una massiccia dose di analfabetismo politico. La considerazione che “il peggiore sovranista è meglio del miglior liberista” non soltanto è gravemente sbagliata, ma è controproducente, e costituisce il miglior modo per incoccare ottime frecce di propaganda nell’arco degli europeisti stessi.
Attivisti politici che sostengono considerazioni del genere sono nella migliore delle ipotesi personaggi inutili, nella peggiore ostacoli lungo il cammino del sovranismo costituzionale. E purtroppo gli ostacoli si trattano tutti allo stesso modo: devono essere rimossi. Tradotto in termini concreti, non possono avere la tessera di un partito realmente sovranista.
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