Il braccio correttivo del penitenziario UE
di FRANCESCO CARRARO
L’ufficio studi di Confcommercio consiglia al Governo di abbassare i toni. Il presidente di Confindustria consiglia al Governo di abbassare i toni. Romano Prodi consiglia al Governo di abbassare i toni. Gli intellettuali di riferimento, pullulanti in ogni redazione che conta, consigliano al Governo di abbassare i toni. Non bisogna andare allo “scontro” – dicono – con la Commissione europea. Sarà, magari hanno ragione loro. Di più: hanno “matematicamente” ragione loro. Infatti, è una mera questione di cifre e, contro le cifre, si sa, i riottosi ci sbattono le corna. Questo è l’argomento più forte, e francamente irrefutabile, degli euroforici. Ed è un argomento – con poche e poco convincenti eccezioni – condiviso dal Governo medesimo. Il che costituisce il lato tragicomico, anzi tragico proprio, di tutta la faccenda. Abbiamo due grossi problemi, in definitiva.
Da un lato, l’esistenza di una gabbia di numeri criminali a cui, logicamente, si appigliano i tanti consigliori che ci consigliano di abbassare i toni. È un dato di fatto: abbiamo firmato un delirante trattato, a nome Fiscal compact, dove ci è inibito, pena severissime sanzioni, di scostarci da un obbiettivo di medio termine di deficit strutturale dello 0,5 per cento su PIL. Ma è un dato altrettanto fattuale che la risposta più stupida da dare a chi ci richiama al “rispetto delle regole” è quella di rivendicare il “rispetto delle regole”. Cioè, proprio la risposta studiata (e fornita per via epistolare) dal nostro attuale esecutivo a quelli di Bruxelles. Guardate che vi state sbagliando – ha piagnucolato Tria –, noi quelle regole le rispetteremo eccome, e giù una gragnuola di virgole, di dati, di percentuali; tutti attestanti, calcolatrice alla mano, che il Governo gialloblu è in grado di piegare la schiena al giogo, né più né meno di tutti gli altri popoli europei. In questo manicomio, ci vorrebbe l’innocenza del famoso bambino della favola in un qualche ministero, anche senza portafoglio, il quale trovasse il coraggio di urlare che il re è nudo. Più precisamente: che i trattati sono incostituzionali.
E quindi avesse il fegato di imporre (come strategia di lungo termine) non già un’umiliante soggezione ai predetti numeri masochisti, se non suicidi, ma la loro deliberata violazione. A chi ti sta dicendo che il tuo treno è in ritardo – nel viaggio sola andata direzione dirupo – tu non rispondi gettando altra legna nella caldaia, ma attivando tutti i freni d’emergenza possibili. Ergo, Confcommercio, Confindustria, Prodi e compagnia bella (Governo compreso) hanno ragione sul piano della matematica, ma sono privi di ragioni su quello della politica, del diritto, del buon senso e, financo, dell’etica spicciola. È giunto il momento di una cosciente e sfrontata ribellione istituzionale. E il “come” farlo (l’eterno dilemma dei miseri ragionieri di ogni epocale cambiamento) è francamente irrilevante rispetto alla priorità del farlo. Sul “come”, infatti, poi ci si mette d’accordo, ma non ci si arriverà mai senza “prima” aver deciso la “prima” mossa. E se ancora, illustri ministri, vi mancasse il coraggio, pensate a come si chiama (davvero!) la procedura a cui sta per essere condannata l’Italia: “braccio correttivo”. Proprio come il lugubre riformatorio di un penitenziario. Non basta anche solo questo esemplare dettaglio semantico a strapparvi un sussulto di dignità e a farvi desiderare l’implosione di questa maledetta galera?
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