La famiglia latitante
di CLAUDIA VERGELLA (FSI Roma)
Tra le cause che stanno determinando la crisi della famiglia ricordiamo la rappresentazione sessantottina della famiglia come luogo di autoritarismo e la necessità del capitale di dissolverla in quanto di ostacolo alla piena mobilità del lavoro. Il risultato è una famiglia carente nella sua essenziale funzione educativa, minata dalla deleteria figura del genitore-amico e lacerata o sopraffatta da problemi di sopravvivenza.
Il potere approfitta della famiglia latitante suggerendo l’opportunità di incrementare a scuola attività formative-educative, anche a discapito della didattica. Questa “sostituzione” della famiglia consente di veicolare un messaggio omologato. La formazione non si realizza infatti col semplice affiancare alle materie curriculari la trattazione di temi etici, sociali, politici, se questo non avviene stimolando contemporaneamente la capacità critica dello studente.
A scuola quando si svolgono con gli studenti incontri e corsi su questi temi, si tende a presentare opinioni e teorie come se fossero verità indiscutibili. I libri di testo delle materie curriculari trasmettono un messaggio unico, tacendo visioni alternative.
Anche a scuola si usa l’espediente dialettico di non chiamare le cose con il vero nome: attuata così non è formazione, è indottrinamento.
Alcuni insegnanti leggendo queste considerazioni si infurierebbero. A mio parere perché immersi essi stessi nel pensiero dominante che, avocando a sé una presunta superiorità morale, le alternative non le mostra se non per demonizzarle.
Tutto questo mi fa accogliere con perplessità la novità dell’introduzione dell’educazione civica. Temo che sarà usata in questa direzione.
Ecco un esempio di opinione subdolamente preconfezionata sugli “euroscettici” in un libro di testo della scuola media.
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