Segnali inequivocabili di rottura
di FILIPPO NESI
Handelsblatt ci riferisce oggi su quanto accaduto giovedì scorso in occasione del “Geldpolitik Forum”, il Forum sulla politica monetaria organizzato dal DVFA, l’Associazione degli analisti finanziari tedeschi, tenutosi presso l’Università di Francoforte. Tema e, soprattutto, principale bersaglio del dibattito sono stati, manco a dirlo, Mario Draghi e la sua politica monetaria. Il livello degli attacchi rivolti verso l’ex governatore italiano durante la sessione mattutina è stato così feroce che il moderatore a un certo punto è dovuto intervenire per ripristinare la calma.
In sintesi, questi sono i punti principali sui quali sembrano convergere gli economisti tedeschi intervenuti al dibattito:
1. L’allentamento della politica monetaria avrebbe prodotto “zombi”, aziende e stati nazionali tenuti in vita artificialmente, i quali non sarebbero in grado di sopravvivere con tassi di interesse più elevati. Secondo Ludger Schuknecht, questo processo metterebbe in crisi la “distruzione creativa” schumpeteriana. Bernd Rudolf si spinge oltre e arriva a dire, senza mezzi termini, che “la BCE è un ostacolo allo sviluppo”, in quanto ostacolerebbe il naturale processo di selezione e sarebbe, dunque, il vero responsabile della scarsa produttività”.
2. Lo sforzo compiuto dalla BCE per aumentare la bassa inflazione sarebbe “esagerato” e metterebbe a rischio la stabilità finanziaria. Immancabile il riferimento all’Italia e ai paesi mediterranei: la politica monetaria di Draghi sarebbe servita solo ad aiutare i membri dell’Eurozona più fortemente indebitati. Inoltre, questa politica creerebbe il rischio di bolle finanziarie e di un conseguente collasso economico.
3. L’inflazione è cattiva, la deflazione è innocua. Per Jörg Krämer, capo economista di Commerzbank, l’idea secondo cui una bassa inflazione farebbe male all’economia sarebbe solo “una favola”. Inoltre, la BCE avrebbe fallito nel suo tentativo di aumentare l’inflazione in quanto quest’ultima è mantenuta bassa da esternalità come la globalizzazione. Gunther Schnabl, dell’Università di Lipsia, chiede che i tassi di interesse vengano aumentati indipendentemente dall’inflazione in modo graduale, ad esempio di un quarto di punto percentuale all’anno, fino al 4-5%.
4. La BCE si comporta in modo illegale. Gli attacchi più virulenti sono arrivati, però, da Markus Kerber della Technische Universität Berlin. Noto da tempo come uno dei più feroci critici del “Whatever it takes”, Kerber ha attaccato frontalmente Draghi sostenendo che la BCE coltiverebbe “fantasie di onnipotenza” e si considererebbe “al di sopra della legge”. Immancabile l’accostamento alla teoria dello stato di Hitler (anche in Germania, come noto, la “reductio ad Hitlerum” non passa mai di moda ed è, anzi, una delle figure retoriche più usate di autodifesa preventiva). Kerber è arrivato a dire che “i Greci non sono veri europei e non dovrebbero neppure far parte dell’Unione Europea”. Sulla falsariga di Kerber, si sono poi espressi Christoph Degenhart, giurista dell’Università di Lipsia, e Stefan Homburg, professore di economia di Hannover, secondo i quali la BCE attuerebbe palesemente “al di fuori del proprio mandato”. I due hanno anche criticato aspramente la decisione della Corte di giustizia europea, che ha respinto i controversi acquisti di obbligazioni da parte della BCE.
Sarà davvero interessante vedere come le idee della Lagarde, che mira a trasformare la BCE nel motore dell’economia dell’Eurozona attraverso politiche di spesa pubblica sulla falsariga della BoJ, troveranno spazio in questo clima ordoliberista e già oggi ferocemente anti-interventista che sembra ampiamente prevalente in Germania. L’impressione. osservando dall’esterno, è che si sia aperto il primo squarcio che porterà alla fatale rottura tra paesi core e paesi periferici.
fonte: pagina facebook di Filippo Nesi
Commenti recenti