Più Stato meno mercato
1)CHI È, OGGI, IL NOSTRO NEMICO?
Fino a qualche secolo fa era semplice individuare il nemico del popolo. Esso era il nobile di ogni villaggio, colui che viveva di rendita e che non era quindi costretto a lavorare. Colui che riscuoteva le tasse ma che non le pagava, colui che girava a cavallo per il villaggio e ti guardava dall’alto in basso, colui che spesso aveva anche funzione di giudice.
Oggi non è così semplice individuare contro chi dobbiamo lottare.
Alcuni ci fanno credere che il nemico sia l’immigrato, altri che il problema sia la delinquenza, il clima di insicurezza, la mafia… tutti fenomeni, a mio parere, minoritari. Altri ci distraggono con la fantomatica “corruzione” oppure ci dicono che il nemico è il politico con i suoi privilegi. Altri ancora dicono che non c’è un nemico ma semplicemente siamo noi (meridionali o più in generale italiani) ad essere inferiori; dunque il nemico siamo noi stessi.
Io dico che il nemico è ancora colui che campa di rendita, colui che gestisce immensi capitali e li investe ora qua e ora dall’altra parte del mondo. Non lo conosciamo perché non vive più vicino a noi, magari vive in qualche attico di Manhattan ma dobbiamo avere chiaro in mente che poche persone che movimentano enormi capitali ci tengono in scacco.
Essi sono i capi delle grandi multinazionali che, per fare liberamente i loro affari, corrompono (o seducono) la politica affinché questa annulli gli Stati che sono le uniche entità di cui hanno paura. Essi temono gli Stati perché questi hanno gli strumenti per tassarli, per comprimere le rendite, per togliere ai loro capitali la libertà di movimento transnazionale. Li temono perché gli Stati possono fare politiche di piena occupazione e possono costringere i capitalisti ad aumentare gli stipendi con cui pagano i loro dipendenti. Li temono soprattutto perché gli Stati hanno persino il potere di prendere il posto del capitale nel fare gli investimenti, nel creare aziende che producano i beni e i servizi che oggi produce il privato e di cui il popolo ha bisogno.
Ecco chi è il nostro nemico: il capitale transnazionale.
Ed ecco chi può diventare nostro amico (mentre oggi è al servizio del capitale): lo Stato.
Dobbiamo riconquistare lo Stato e le sue istituzioni per mettete a cuccia il capitale.
Viva la democrazia e il socialismo. Viva la Repubblica sovrana.
BRUNO ZERBO (FSI Catania)
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2)UN NORMALE TG NELL’ERA DEL LIBERISMO SFRENATO E DEL MENO STATO PIÙ MERCATO
I pensionati manifestano chiedendo più STATO, perché denunciano che attualmente sono loro, con le loro pensioni a sostenere in famiglia i giovani disoccupati o precari sottopagati.
I medici dei pronto soccorso dichiarano che non sono più in grado di sostenere il servizio dello STATO, se non verranno subito derogate le norme che limitano l’accesso alla professione specialistica.
Venezia e varie altre località dichiarano lo stato di calamità chiedendo l’aiuto dello STATO.
L’ILVA ceduta ai privati chiede l’aiuto dello STATO, idem l’Alitalia.
Le forze dell’ordine sequestrano un azienda, dove un imprenditore segregava e pagava gli operai 2 euro all’ora, trovando poveri giovani disposti ad accettarlo a causa della disoccupazione e del mancato intervento dello STATO in economia, anche con funzione di tutela dei livelli salariali.
Non è che per caso ci vorrebbe più STATO?
SERGIO BRUNI (FSI Viterbo)
Evitare però di avere impostazioni “alla Orban”. A mio avviso,il cittadino libero professionista,evasore e parte della casta,per quanto non milionario,è anche il nemico. Sono il nemico i sostenitori della Flat Tax,le scuole e le università private.Lo slogan del Tea Party italiota:”meno tasse e più libertà”.Il messaggio trasmesso recentemente dalla trasmissione di Del Debbio su rete 4:”troppe tasse,meno lavoro”.I lavoro e soltanto il lavoro è al popolo,mentre le tasse sono alte. Ergo,il problema è soltanto lo Stato. Espressione diretta dell’ideologia del Tea Party,che tutela le libertà e i diritti dei ricchi. E se lo Stato deve esistere,deve essere sempre quello che deve tutelare in qualche modo quelli che già comandano,gli stessi che lo distruggono e,dunque,negare agli altri.Le televisioni “pubbliche italiane”,legate all’Aspen Institute,concorrono alla difesa di questa impostazione classista e di casta.
Il mercato è da intendere come nemico nel senso che a questo corrisponde una radicalizzazione classista della elite e della casta,che è stratificata,dalle caste più basse,non meno pericolose,a quelle più alte. Allo Stato deve,al contrario,corrispondere la giustizia sociale e garantire i diritti fondamentali con assoluta libertà.