Le caratteristiche delle misure restrittive in materia di cambi e valute
di Carlo Corti*, giugno 1932, in Rivista Bancaria, 1932.
Il dopo guerra è stato, dal punto di vista monetario, caratterizzato da periodi nettamente distinti che possiamo all’ingrosso ridurre a tre.
Il periodo caotico delle inflazioni disordinate, attraverso il quale tutti gli Stati d’Europa, dal più al meno, sono purtroppo passati. E’ proprio di questo periodo la speculazione più selvaggia sulle valute, il giuoco vertiginoso degli arbitraggi, l’invenzione dei più ingegnosi apparecchi di conguaglio per facilitare detti arbitraggi, le istallazioni più originali di complicati sistemi telefonici per raccogliere contemporaneamente in un solo apparecchio con giuoco di tasti le conversazioni di tutta la catena di paesi attraverso i quali l’arbitraggio veniva perfezionato.
Il periodo delle stabilizzazioni, caratterizzato dagli sforzi spesso eroici degli Stati per frenare la danza delle valute e ridare alle monete la funzione di misuratrici dei valori e di intermediarie negli scambi. A cavallo di questi due periodi troviamo tutta quella fioritura di legislazioni in materia di cambi che, dopo aver rotto la spina dorsale alla speculazione, accompagnò le relazioni commerciali fino quasi alla normalità e fino alla quasi assoluta abolizione di tutte le limitazioni.
Finalmente ecco le prime avvisaglie di nuove burrasche, ecco il disastro della Creditansstalt di Vienna, sinistro annunziatore della nuova fase di panico e di più grave disagio mondiale, ecco ripristinate le vecchie legislazioni sui cambi tendenti a rimettere sotto rigida tutela quel commercio internazionale il cui equilibrio in libertà non avrebbe saputo mantenersi.
Nel primo periodo, come abbiam visto, gli stati si abbandonano alle inflazioni; in questo terzo periodo gli Stati decretano le moratorie: è già un progresso!
Requisito essenziale per la stabilità di una moneta è l’equilibrio nella bilancia dei pagamenti: quando non c’è equilibrio, vale a dire quando il fabbisogno o la richiesta di divisa, è superiore alla disponibilità e all’offerta della stessa, il cambio diventa teso, la moneta nazionale si svalorizza.
Questo squilibrio della bilancia dei pagamenti – escludendo a priori qualsiasi inflazione per conto dello Stato – può essere determinato:
– da eccesso di importazione sull’esportazione (bilancia commerciale passiva);
– da fughe di capitali (accaparramenti di divise non per scopi commerciali ma per sfiducia verso la moneta del paese);
– dalla speculazione che, se pur non crea, accelera, esageta, e sfrutta, le critiche situazioni di disagio dovute alle cause fondamentali di cui sopra.
Questo premesso, appare chiaramente che tutta la complicata legislazione per la tutela del cambio tende:
a) a limitare l’importazione delle merci eccedenti l’esportazione;
b) a proibire e frenare la fuga di capitali;
c) a colpire la speculazione creando una rete, un filtro, che abbia bensì a lasciar passare le operazioni a carattere sanamente commerciale, ma abbia a fermare quelle a carattere speculativo. (I parte)
Molto interessante! Viene da dire che le soluzioni per i problemi di oggi sono già tutte note… ed erano state elaborate per rispondere ai problemi di ieri… che erano molto simili a quelli di oggi…