Ieri (06/02/2020) ho partecipato al comitato dei Castelli Romani per il NO al referendum sulla legge per la diminuzione dei parlamentari.
In un primo momento sono stati illustrati, dal Prof. Corsetti del comitato romano, alcuni motivi dell’opposizione alla legge. Uno dei quali è che lo strombazzato effetto del risparmio di soldi, alla prova dei numeri risulterebbe irrisorio, 0.007 del bilancio annuale dello stato, mentre è evidente la diminuzione della rappresentatività dato che con la nuova legge verrebbe eletto un parlamentare ogni 100.000 abitanti contro l’attuale proporzione di uno ogni 80.000. Obiezione d’altra parte già ampiamente rilevata da tutti gli oppositori alla legge.
Ma l’osservazione più forte fatta dal professore è che è in atto, da parte delle forze politiche attualmente in parlamento, dunque con il contributo più o meno palese anche delle attuali opposizioni, un attacco alla sovranità dello stato italiano, intanto dimezzando il parlamento, ma poi rafforzando le regioni, attribuendo ad esse un’ampia autonomia legislativa privilegiata, la cosiddetta autonomia differenziata la cosiddetta legge Boccia. Legge che peraltro era stata già prevista dal contratto fra Lega e 5stelle durante il governo Conte 1. E’ interessante l’osservazione fatta dal prof Corsetti riguardo a questa legge che modificherebbe gli articoli 116 e 117 della costituzione nascondendo una truffa. Infatti la legge Boccia prevederebbe le materie elencate nell’art. 117 da demandare alle regioni salvo che non configgano con il LEP, livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritti civili e sociali. Tale LEP però deve essere ancora stabilito da una legge apposita e in mancanza del quale le regioni potrebbero legiferare come vogliono. Da qui la richiesta dei comitati per la salvaguardia della costituzione di fare diventare legge costituzionale la determinazione del livello essenziale delle prestazioni.
Lo so è un po’ complicato da capire e non so se sono riuscito a spiegarlo bene.
Si è passati poi a definire le competenze e le iniziative da prendere da parte del costituendo comitato. E’ stato rilevato che sarebbe necessario aderire alle iniziative comuni senza i simboli dei partiti lasciando liberi i singoli partiti di prendere iniziative autonome. Secondo alcuni le iniziative da fare, in tempi brevissimi dato l’esiguo tempo a disposizione, sarebbero dei gazebo e delle assemblee pubbliche aperte alla popolazione.
Qualcuno ha fatto presente della necessità di trovare, fra gli aderenti, esperti di comunicazione e di social network per coniare slogans efficaci e diffondere sia i motivi del NO che le eventuali iniziative sul territorio.
Si è deciso di incontrarci di nuovo il giorno 17 febbraio in luogo da definire.
Giovanni Pellegrini
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