Rimembri ancora quello Stato sociale…
di INTELLETTUALE DISSIDENTE (Francesco Manta)
L’austerity ha prodotto in Italia un disagio sociale che oggi paghiamo, in maniera drammatica, durante questi eventi eccezionali. Ritornare ad uno Stato più presente nei bisogni dei cittadini può ridurre i problemi che stiamo vivendo.
L’imperversare dei contagi da Covid-19 degli ultimi mesi hanno costretto i popoli di tutto il mondo a rivedere le proprie abitudini sociali e le proprie priorità di consumo, mettendo a dura prova il sistema-Paese in molti casi. Abbiamo visto come il rallentamento economico della Cina abbia avuto un impatto devastante sul resto del mondo, causando un calo improvviso e significativo del valore di molte commodities, tra cui le risorse energetiche (il prezzo del carburante in Italia è calato di oltre 10 cent a litro).
Oggi, però, l’Italia si ritrova ad affrontare lo spettro di una depressione economica che potrebbe protrarre i propri effetti per molto tempo, a dimostrazione che il mercato dei beni subisce nell’immediato lo shock dell’evento dirompente, e ci impiega molto tempo a rimettersi in sesto. Questa è l’ennesima riprova di quanto l’elemento emotivo del consumo sia molto più rilevante di quanto i modelli economici classici possano sostenere, e che una mano, visibile, dello Stato serva più di una filosofia di laissez-faire. Così poi ci ritroviamo i bocconiani che giustificano le politiche di aggiustamento (speculativo) dei prezzi dell’Amuchina come discriminante tra chi è malato e chi non lo è, mentre Macron requisisce tutte le mascherine in Francia e la Merkel ne blocca l’esportazione.
Per anni, le politiche di austerity, un mix letale di fiscal compact e liberismo forzato, hanno limato sempre più la spesa pubblica in termini di incentivo al lavoro, di politiche di sostegno della domanda, di welfare sociale, con politiche fiscali restrittive con effetto mannaia sulla testa di tante aziende. Come in tutte le circostanze in cui non ci si preoccupa delle catastrofi, spazziamo la polvere sotto al tappeto in attesa che strabordi, salvo poi piangere per soluzioni che non riescono a tenere banco in tempi di vacche magre.
La decisione sospendere le attività didattiche per dieci giorni è forse un palliativo nel momento dell’anno in cui il picco influenzale è maggiore, ma sicuramente produrrà dei lievi risultati nel tentativo di abbassare la curva dei contagi, dilatandoli nel tempo, sperando che la primavera riesca a riscaldare animi e clima, rallentando il virus con l’aumento della temperatura. La verità è che il nostro, pur valido, sistema sanitario non è pronto ad una epidemia di questa portata, non tanto per l’aggressività del virus (la polmonite batterica fa più morti di questa influenza, che di certo non è banale come molti credono), quanto per la sua facilità di contagio, producendo in poche settimane un numero di infermi molto elevato.
La Lombardia, la regione più ricca e avanzata, con un modello sanitario decisamente migliore rispetto a quello delle altre regioni, ha registrato una emergenza in termini posti letto per terapia intensiva, tipologia di cura richiesta nel 10% (stando ai numeri attuali) dei contagi. In Italia, il numero di posti letto per terapia intensiva si è ridotto di quasi il 70% dal 1980 ad oggi, risultando in un’allarmante situazione qualora i contagi, soprattutto tra le fasce deboli della popolazione dovessero aumentare. Alcuni dei nefasti risultati della riforma di un Titolo V della Costituzione che ha trascurato la transizione da uno stato centralista ad uno regionalista.
Andare a battere sempre la tazza di latta per l’elemosina in Ue non sarà la prassi efficace per risolvere un serio problema che ha questo Paese, ovvero l’azzeramento delle politiche di assistenza al cittadino. Richiamare i medici in pensione è una misura di quanto in questo Paese ci sia bisogno di investire nella formazione, e nelle strutture che accolgano le risorse specializzate, e nei servizi al cittadino. Siamo un Paese, invecchiato, impoverito e inerme. Questa è la (magrissima) rivincita del welfare state. Che ci serva di lezione per il futuro. A chi in urna va a crociare. A chi siede in Parlamento e ha potere decisionale.
Per parafrasare un rampante Tremonti, con la cultura non si mangia, ma forse si può sopravvivere
Fonte: https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/stato-sociale-italia-covid/
Commenti recenti