La classifica della vergogna
di SIMONE GARILLI (FSI Mantova)
Siete pronti a vedere questa classifica? Per chi si rende conto di cosa voglia dire fa male, malissimo. L’Italia è prima AL MONDO, nell’ultimo quarto di secolo (1995-2019) per AVANZO PRIMARIO del bilancio pubblico.
Cosa significa avanzo primario?
Che non considerando nella spesa pubblica la quota degli interessi sul debito pubblico, dovuta in buona parte al debito del passato, il bilancio italiano ha il segno +, cioè le entrate sono maggiori delle spese.
Negli ultimi 25 anni è successo per 24 volte e l’Italia nello stesso periodo presenta l’avanzo primario annuo, in media, più alto del mondo, ben sopra la Germania, l’Olanda, l’Austria, la Finlandia e tutti i Paesi che giocano con i loro elettorati a dipingerci come latini dissoluti.
Tradotto ancora più semplicemente: lo Stato italiano, da 25 anni, chiede ai suoi cittadini e alle sue imprese, attraverso il gettito fiscale, più di quanto restituisce loro con la spesa pubblica in beni, servizi, investimenti e stipendi. E tutto per ripagare un debito pubblico che intanto cresce costantemente in rapporto al Pil, perché il Pil, proprio a causa dell’avanzo primario, non cresce più.
In sostanza, quello che da tre decenni ci chiedono le istituzioni europee e i Paesi nord europei lo abbiamo fatto, più e meglio di loro.
Il risultato quale è stato? Crescita ferma, produttività stagnante, rapporto debito/Pil in espansione, tensioni sullo spread, e via così nel circolo vizioso imposto dai Trattati europei. Ancora oggi, di fronte alla “generazione dell’austerità”, come l’economista Adam Tooze ha definito noi italiani, l’Unione Europea continua a chiedere più austerità per uscire dalla stagnazione e ridurre il debito.
Nemmeno al sopraggiungere di una crisi sanitaria ed economica con pochi precedenti, che abbatterà la nostra produzione del 10 o 15%, l’Unione ci permette di garantire il nostro debito pubblico attraverso la Banca centrale, come possono fare tutti i Paesi dotati di sovranità effettiva.
Il debito pubblico è il manganello politico con il quale un progetto nazionalista, mascherato di retorica comunitaria, ha concentrato i capitali in Europa verso il centro tedesco, con la supervisione statunitense e francese. L’Italia non è l’unica vittima, ma è sicuramente la più illustre e quella che ha applicato la cura europea con più intensità.
Al prossimo troglodita che vi tratta e ci tratta come un Paese che si merita il MES, le condizionalità, il Fiscal Compact, le astruse regoline di bilancio ideate da qualche malato di mente, fategli vedere questa classifica. Non capirà, perché non potrà ammettere tutto in un colpo di aver creduto per decenni a idiozie anti-italiane, ma avrete la soddisfazione, forse per la prima volta, di non farvi fare la solita lezioncina moralista dal semi-colto di turno.
fonte della tabella: Francois Geerolf, economista della University of California, Los Angeles (UCLA). Numeri elaborati a partire dal database del Fondo Monetario Internazionale
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