MES sanitario: fisionomia di una trappola
di SIMONE GARILLI (FSI Mantova)
Ogni volta che si legge il Trattato MES si impara qualcosa di nuovo, che non saltava all’occhio nella lettura precedente.
Fino ad oggi si è parlato, giustamente, di tre vincoli riguardanti le cosiddette “condizionalità”:
– articolo 136, comma 3, del TFUE, nel quale si lega giuridicamente la creazione di un fondo salva stati alla presenza di rigorose “condizionalità”. È il vincolo del quale il “competente” Marattin non conosceva nemmeno l’esistenza, per intenderci;
– l’articolo 14, comma 5, del Trattato MES, che consente al consiglio di amministrazione del fondo, composto da tecnici e funzionari, di proseguire o interrompere la linea di credito valutando l’impegno del Paese assistito nell’implementare il programma di aggiustamento; si lascia quindi nelle mani di un organo tecnico un immenso potere di ricatto politico e finanziario;
– regolamento UE 472/2013, che all’articolo 7, comma 5, consente alla Troika (Commissione, BCE, FMI) di cambiare unilateralmente il piano di aggiustamento macroeconomico se le condizioni macro del Paese assistito mutano.
Già in forza di questi tre vincoli era ridicolo parlare di “MES senza condizionalità”. Peraltro, bastava ragionare: un MES senza condizionalità equivale alla sconfitta del blocco tedesco, che invece è uscito trionfante dall’ultimo Eurogruppo. Se l’Italia avesse eliminato le condizionalità, come afferma rumorosamente la grancassa europeista, perché ricorrere ancora al MES e non alla potenza di fuoco potenzialmente illimitata della BCE, il monopolista della moneta euro?
Ma qualche più avveduto difensore del MES replicava a queste obiezioni affermando che la linea sanitaria introdotta nell’ultimo Eurogruppo non prevederà un piano di aggiustamento macroeconomico. L’unica condizionalità, cioè, sarebbe di spendere il prestito pari al 2% del Pil in sanità. Senza un piano di aggiustamento, quindi, niente articolo 14 comma 5 e niente regolamento 472/2013.
E invece il diavolo sta nei dettagli, e precisamente all’articolo 14, comma 6, dove si legge:
“Dopo che un membro del MES abbia già ottenuto fondi una PRIMA volta (per mezzo di un prestito o di un acquisto sul mercato primario), il consiglio di amministrazione decide di comune accordo su proposta del direttore generale e sulla base di una valutazione condotta dalla Commissione europea, di concerto con la BCE, se la linea di credito è ancora adeguata o se sia necessaria un’ALTRA forma di assistenza finanziaria”.
Eccolo l’inghippo.
Ammettiamo pure che la linea di credito sanitaria sia senza condizioni se non quella di spendere i soldi in sanità. Già questo è falso, perché ovviamente il Paese assistito dovrà rispettare il Patto di Stabilità e Crescita (che presto tornerà attivo chiedendo un rapido rientro dal maggior debito, via austerità), ma ammettiamolo pure.
Bene, con l’articolo 14 comma 6, la trappola è comunque servita.
Se l’Italia entrasse nel MES sanitario riceverebbe una PRIMA linea di credito, facendo leva sulla quale il consiglio di amministrazione potrebbe decidere di aprirne un’altra, ovviamente condizionata.
Perché dovrebbe accadere?
Facile: il Pil italiano cadrà del 10% o più. I 37 miliardi del MES sanitario (2% del Pil italiano) sono nuovo debito. Unite le due cose e avrete un rapporto debito/Pil oltre il 150% nel 2020.
A questo punto sarà facile per il MES attuare il solito ricatto: la borsa o la vita. E cioè, tradotto: una nuova linea di credito con rigorose condizionalità oppure sei libero di gettarti nelle fauci dei mercati, con lo spread a 500. Bella scelta, non c’è che dire. Una scelta del tutto simile a quella che ci portò la Troika in casa già nel 2011, con il governo Monti. Quella volta molti di noi esultarono ingenuamente. Speriamo almeno che la storia abbia insegnato qualcosa.
Quello che non capisco è cosa faresti tu? l’Italia ha bisogno di soldi adesso nei prossimi 15/30 giorni, che tipo di accordo cercheresti o quale soluzione presupponi visto che non possiamo uscire dai vincoli europei in cosi poco tempo?.
C’è un comunicato ufficiale del FSI che lo spiega, al paragrafo 11.
Questo il comunicato: http://www.riconquistarelasovranita.it/comunicati/emergenza-coronavirus-e-crisi-economica-come-uscirne
Cioè in pratica proponete di mettere l’Italia fuori legge nella speranza che altri la seguano o che il resto del mondo non sia troppo severo nel pegggiore dei casi una guerra magari innescata dall’Austria che già da un po ci sta provocando….cazzuto, pericoloso un po folle ma cazzuto.
Non si tratta di sperare che altri ci seguano, sebbene sia molto probabile che succederà. Si tratta di recuperare con la necessaria gradualità la sovranità, monetaria ed economica innanzitutto. Nella prima fase è quindi necessaria una emissione monetaria in euro a circolazione interna, ciò che richiede una violazione temporanea dei Trattati a cui seguirà l’uscita dai Trattati, con emissioni di diversa valuta (nominalmente: di fatto già l’euro a circolazione interna è la nuova valuta, che rimane euro solo per motivi immediatamente pratici).
Il FSI è il partito del recesso dai Trattati.