Recovery Fund a fondo perduto? Secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sì, per il testo della proposta no. Che è un po’ come chiedersi: gli asini volano? Per qualche tossicodipendente allucinato sì, per la scienza no.
Ieri il premier si è esposto in una delle più colossali figuracce in cui si possa incorrere sui social network: questo a meno che gli euroinomani non raggiungano nuove vette di idiozia, arrivando a reinterpretare non solo il significato delle parole ma della realtà stessa, e siano disposti a raggiungere nuovi recordi di creduloneria.
Perché il Recovery Fund non è un fondo perduto
Non dovrebbe essere necessario spiegarlo, visto che la complessità dell’argomento è più o meno paragonabile al concetto di “resto” quando andiamo a comprare qualcosa in contanti. Ma siccome si ha l’impressione di parlare con delle marionette abituate a bersi qualsiasi cosa, facciamolo. Il fondo perduto è l’erogazione di un certo ammontare di denaro di cui non si richiede la restituzione.
Il signor Giuseppi ieri, su twitter, ha definito così il Recovery Fund, ovvero lo strumento che l’Unione Europea parebbe adottare dopo il rifiuto in massa degli Stati membri verso il MES.
Cosa dice il testo della proposta franco-tedesca che di fatto lancia l’idea del Recovery Fund per affrontare la recessione? Ma guardate un po’, l’esatto opposto. Al secondo paragrafo, pagina 3, si legge questo:
Letteralmente:
“Il finanziamento del Recovery Fund sarà mirato alle sfide della crisi pandemica e alle sue conseguenze. Sarà una disposizione complementare straordinaria, integrata nella decisione sulle risorse proprie, con un volume e una scadenza chiaramente specificati e collegata a un piano di rimborso vincolante oltre l’attuale MFF [Multiannual Financial Framework, ndr], sul bilancio dell’UE”.
Si parla di restituzioni e si specifica l’ovvietà, ovvero che siano vincolanti. Il “fondo perduto” esiste solo nella testa di Conte. E di chi crede che l’UE sia un’unione di “fratelli benevoli”. Ma questo è un altro discorso.
Recovery? Sì, per 4 spicci
Il Recovery Fund è passato dai faraonici 3000 miliardi di cui si parlava all’inizio a 500 miseri miliardi da dividere per tutti gli Stati membri, a seconda del peso demografico. All’Italia, non toccherebbero più di 70 – 80 miliardi. Da restituire. Con interessi. Laddove gliene servirebbero almeno qualche centinaio e in gran parte a fondo perduto (sul serio, non nelle favole raccontate da Giuseppi). Cosa impossibile, perché dobbiamo rispettare i parametri criminali di un’istituzione criminale come l’Unione Europea. E continuare a morire per l’Euro.
A naso, non sembra peggio dell’ormai – si spera davvero – defunto MES, dal momento che non è ancora previsto un vincolo tale da poterci obbligare a ristrutturare il nostro debito per ammontari realmente giganteschi dell’80 o del 90%. Ma per quello mai dire mai. Le sorprese degli strozzini sono sempre dietro l’angolo.
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