L’adolescenza
di CLAUDIA VERGELLA (FSI-Riconquistare l’Italia Roma)
La fase della riapertura iniziata il 18 maggio ha provocato in molti una paura, a mio avviso, sproporzionata alla realtà. I motivi sono da rintracciare innanzitutto nella comunicazione giornalistica incentrata ad evidenziare il pericolo della “seconda ondata”. La dose di irrazionalità che riscontro è legata alla sensazione diffusa che la seconda ondata sarà peggiore della prima. Riflettiamo: 1) non è certo che ci sarà la seconda ondata; 2) non è probabile che la eventuale seconda ondata sarà peggiore visto che la malattia, prima sconosciuta, ora non lo è più e quindi sta diventando una malattia come tante.
Credo che le persone siano sotto choc perché il Coronavirus improvvisamente ha fatto avvertire la sensazione di essere vulnerabili, in contrasto con la sensazione di essere protetti che il progresso scientifico e tecnologico aveva portato nella nostra vita. Bisogna piano piano adattare la mente al fatto che la situazione si sta normalizzando e che la normalità è convivere con una certa dose di rischi e pericoli (che non sono quelli dell’emergenza sanitaria che, viceversa, è una situazione di eccezionalità da combattere).
I giornali mettono in evidenza che ad alcune riaperture hanno fatto seguito delle nuove chiusure. Ma, 1) queste notizie non sempre vengono date in modo corretto. Il giornalista, si sa, per attirare l’attenzione, ingigantisce; 2) rientra nella normalità un periodo di fasi alterne di diminuzione e ripresa dei contagi e non significa assolutamente che ci sia una situazione generale di peggioramento. Anche se l’ansia fa percepire così.
Inoltre, non dobbiamo sottovalutare che chi è stato a lungo a casa sentendosi al sicuro ha sviluppato il cosiddetto “effetto capanna” che fa associare l’uscita di casa al pericolo. Bisogna prenderne coscienza (le persone attualmente spaventate rifiuteranno questa spiegazione, dato che per loro il pericolo in agguato è reale e quindi da qualcuno sarò considerata una pericolosa incosciente) e abituarsi piano piano ad affrontare il mondo esterno assai più incerto e pericoloso della propria dimora che per lungo tempo è stato il nostro rifugio più sicuro.
Inoltre, per qualcuno può essere stata rassicurante una routine contrassegnata da una regolamentazione fissata dall’alto. Ho notato che la paura è molto collegata ai comportamenti altrui. Questo significa che eravamo tornati al periodo dell’infanzia in cui ci affidavamo ad una guida sicura e adesso siamo nella difficile fase dell’adolescenza e, per essere pronti ad entrare nel mondo degli adulti, abbiamo bisogno di guardare dentro noi stessi. Altrimenti il mondo degli adulti ci sembrerà incomprensibile, e come tale, sarà fonte di ansia.
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