di Mirko Melis
Emerge faticosamente, in questi mesi, un’idea “nuova” per risollevare le sorti dell’Italia, cito l’autore Mimmo Porcaro:
“i nostri gruppi dirigenti hanno trovato nella subalternità all’Unione europea il modo per imporre ai lavoratori italiani quell’obbedienza che non riuscivano a imporre altrimenti. Per liberarsi dai soffocanti vincoli europei è quindi necessaria una politica estera opposta, che costruisca lo spazio cooperativo in cui perseguire un interesse nazionale definito a partire dai bisogni delle classi subalterne. Ciò indica come la nazione non sia il monopolio della destra (che la esalta a parole, ma prepara nuove dipendenze), bensì la chiave di una rinnovata strategia socialista.”
Quest’area economico-sociale “relativamente chiusa” che menziona il Porcaro non può che essere Il Mediterraneo. La trascuratezza fortuita fa pensare che l’Italia da sola non possa oggi occuparsi del suo naturale bacino geopolitico , e fa ricercare alleati, i soliti, oltralpe, gli stessi che non hanno voluto una Europa federale e unita e che hanno sottomesso economicamente l’Italia, Francia e Germania. Ciò dipende dalla percezione che si ha della nostra Nazione, se la percezione è naturalmente Mediterranea ecco che l’Italia si può dare una possibilità enorme cercando l’ausilio degli stati vicini, quelli con cui abbiamo in comune una stessa matrice culturale ed economico-sociale, con i quali cooperare.
Infatti, cito uno stralcio di un articolo di Alessandro Somma su La Fionda:
“Centrale a questo punto è capire cosa sia il popolo in un contesto democratico, ovvero quali siano i legami su cui si fonda la comunità politica riunita nello Stato. In assenza di legami, infatti, si avrebbe solo un insieme di individui incapaci di tensioni ideali e dunque di riconoscersi in valori e di redistribuire risorse: non si avrebbe un popolo.”
Soltanto chi condivide dei valori comuni e una visione politica comune può definirsi popolo e recuperare pienamente la sovranità statale.
l’Italia deve rinnovarsi mediterraneamente oppure non sarà mai più artefice del proprio destino.
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