di ROSSANO FERRAZZANO (FSI-Riconquistare l’Italia Varese)
Tempestività ed energia dei provvedimenti contro l’epidemia non sono sempre congiunti, e in Italia non lo sono stati. Misure insufficienti quando bisognava chiudere per precauzione, poiché si sapeva già che il problema era grave e non si conosceva il virus. Misure eccessive quando l’epidemia è entrata nella fase di -prevedibile- quiescenza estiva e ormai si era capito come curare la malattia e quali fossero gli errori da non fare più. Abbiamo sommato così il massimo dei danni sanitari causati dall’epidemia e il massimo dei danni economici causati dalle misure di sicurezza. Le statistiche lo confermano. Che ci sia stato un errore nella modulazione delle decisioni governative, insieme ad un certo grado di imponderabile dovuto al caso, mi pare evidente.
Io qui gradirei affermare un principio politico, per prima cosa, cioè che esiste uno spazio intermedio fra la pretesa assurda di uscire economicamente indenni da un evento impattante come questa pandemia, e il giustificare a priori qualunque misura governativa secondo il principio della massima precauzione.
Per dare indicazioni puntuali bisognerebbe fare un lavoro di analisi impegnativo, come abbiamo nel nostro piccolo provato a fare scrivendo il nostro comunicato di marzo, cosa che eccede le mie possibilità individuali e il presente contesto, ma alcuni riferimenti si possono dare comunque. Le misure attualmente previste per la scuola possono bloccare l’intero paese nel giro di poche settimane e sono assurdamente stringenti per l’attuale livello di casi gravi e morti nonché ipocrite visto che i bambini fuori da scuola si vedono come prima. In Svizzera e molti altri Paesi hanno misure assai più moderate e ragionevoli.
È assurdo che ci siano malati gravi o emergenze di pronto soccorso che debbano sottostare a protocolli di sicurezza che ne minaccino la vita. Se uno ha l’aorta dissezionata viene operato immediatamente, e i medici nel dubbio che sia positivo o no interverranno come se fosse positivo, ma subito. Il ricorso di massa al lavoro a distanza è chiaramente spinto oltre il necessario, e l’intenzione politica di giustificare misure come la CIG per i dipendenti pubblici è ormai scoperta e ufficializzata.
L’Assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna con i podisti, il Ministro della Sanità con le discoteche, il Presidente della Campania con l’obbligo totale di mascherina hanno dichiarato apertamente che tali provvedimenti non avevano e non hanno ragione sanitaria bensì paternalistica, ovvero repressiva ed antidemocratica. Non con l’intenzione mefistofelica di instaurare un regime di malvagità e terrore malthusiano, ma più pragmaticamente di cercare di barcamenarsi al governo e di sfruttare la psicosi crescente manifestatasi chiaramente con il voto agli sceriffi.
Cosi si potrebbe andare avanti per mille altri casi concreti. A me basterebbe evitare i due estremi. Basta “il virus non esiste, è tutto un complotto dei rettiliani”. Basta “qualsiasi misura è opportuna, bisogna adottare il principio di massima precauzione”. Basta soprattutto con la polarizzazione per cui non c’è possibilità di essere incasellati in posizione diversa dalle due precedenti.
Qui il documento del FSI-Riconquistare l’Italia elaborato a marzo e pubblicato il 2 aprile
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