di EMILIO MARTINES (FSI-Riconquistare l’Italia Padova)
Occorre essere molto chiari: confrontare il numero di positivi della prima ondata con quelli attuali non ha alcun senso. Infatti, a marzo si facevano i tamponi solo a persone con sintomi, spesso gravi, che arrivavano in ospedale. Oggi invece si fa il tracciamento dei contatti, andando a testare tutti i contatti avuti da un positivo (anche se il sistema sta andando in sofferenza). Ma allora? Si tratta di quantità che non possono essere confrontate?
Una metodologia di confronto è quella di considerare la letalità apparente del virus. Per fare questo, confrontiamo il numero di nuovi positivi moltiplicato per un fattore di letalità con il numero di nuovi decessi, introducendo però un ritardo di 5 giorni tra le due curve per tenere conto dello sviluppo della malattia (il valore di 5 giorni è stato verificato essere quello che meglio si adatta ai dati).
Il risultato è mostrato nella figura, a sinistra per la prima ondata e a destra per quella attuale. In blu i decessi giornalieri, in arancione i nuovi positivi, moltiplicati per la letalità apparente, e traslati in avanti di 5 giorni.
Si vede che in entrambi i casi le curve si sovrappongono piuttosto bene, solo che nella prima ondata occorre ipotizzare una letalità del 14% e in quella attuale solo dell’1%. Questo significa che, nell’ipotesi che la letalità reale sia rimasta invariata, per confrontare i positivi della prima ondata con quelli attuali occorre che i primi vengano moltiplicati per 14.In realtà, anche la letalità apparente attuale è una sovrastima di quella reale, perché non tutti i positivi vengono trovati. In una recente intervista del prof. Palù, viene citato il fatto che diversi studi danno una letalità della malattia Covid-19 compresa tra lo 0,3% e lo 0,6%.
Questo significherebbe che la nostra attuale procedura consente di trovare dal 30% al 60% dei positivi realmente in circolazione. Possiamo aggiungere che, sulla base di queste considerazioni, durante la prima ondata è possibile che si siano positivizzate una quantità di persone compresa tra 23 e 46 volte il numero ufficiale, ossia tra 6 e 12 milioni di persone (!). Ma anche prendendo per buona una letalità dell’1%, si arriva ad un numero di positivi nella prima ondata di 3 milioni e mezzo.
Ci sarà chi obietterà che la letalità potrebbe essere scesa fra le due ondate, perché si è imparato a curare meglio la malattia. È possibile (ma non certo), ma al momento credo che meglio di così non si possa fare.
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