Accantonate i fatti e sospendete per un momento il principio di realtà. Prima di esprimere valutazioni personali, e come tali opinabili, ricapitoliamo brevemente insieme le valutazioni e le argomentazioni avanzate dagli stessi dirigenti del Partito democratico – ripeto a scanso di equivoci: da loro, non da me – a giustificazione delle scelte compiute sin qui. Mi pare si possano riassumere in tre passaggi fondamentali.
Punto uno. A settembre 2019 il Partito democratico promuove la formazione del secondo governo Conte per non consegnare i «pieni poteri» a Matteo Salvini, nella convinzione che questo sarebbe stato l’esito di un voto anticipato, a causa della legge elettorale e dell’equilibrio delle forze in campo.
Punto due. Nel corso del 2020 il Partito democratico accetta di votare in parlamento e poi anche nel referendum a favore di una riforma della Costituzione che gli stessi dirigenti del Partito democratico definiscono pericolosa per la democrazia, se non accompagnata da opportuni correttivi, a cominciare da una diversa legge elettorale, perché di fatto consegnerebbe al vincitore, ben più di prima, proprio quei famosi «pieni poteri» per evitare i quali si era deciso di formare il secondo governo Conte.
Punto tre. Dinanzi al rischio di caduta del governo Conte, il Partito democratico si dice determinato ad andare al voto anticipato, con l’attuale legge elettorale e tutte le condizioni che a suo dire, fino a ieri, rappresentavano un pericolo per la democrazia.
A questo punto, le opinioni e le valutazioni personali potete aggiungerle voi. Io sono troppo depresso. Se poi rientriamo in noi stessi e torniamo a fare uso del principio di realtà, dobbiamo aggiungere che siamo nel pieno di una pandemia e in vista di una terza ondata coi fiocchi, che il balzo nei contagi della seconda ondata è avvenuto giusto a quindici/venti giorni dalla scelta di portare tutti gli italiani a votare per il fondamentale referendum sul taglio dei parlamentari voluto dai grillini, che per quanto riguarda le comunali romane – dove il Partito democratico non sa che pesci pigliare – ecco che sui giornali comincia a filtrare l’idea che proprio lì no, un momento, siamo nel pieno di una pandemia, è probabile che bisognerà rinviare il voto. Se li prendessimo sul serio, insomma, dovremmo concluderne che a causa della pandemia si può votare in tutta Italia per le politiche, ma non per le comunali a Roma.
Nel frattempo, come ogni due o tre anni da trent’anni a questa parte, è ripartito il dibattito sul nuovo grande partito unitario della sinistra, che i promotori di tutte le scissioni e di tutti i partiti unitari precedenti vorrebbero rilanciare. Adesso dicono che ci vorrebbe pure un’ideologia. Come da tanto disprezzo per le idee e anche per la logica si possa pensare di produrre addirittura un’ideologia resta però un mistero.
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