Covid: il punto e che fare?
di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI-Riconquistare l’Italia)
Mi sembra di poter dire che, per ora, gli effetti collaterali immediati del vaccino appaiano ampiamente tollerabili, verificandosi in un numero estremamente limitato di casi, e che, quindi, non esista un problema di pericolosità immediata del vaccino, come era facilmente immaginabile. Enfatizzare casi di possibili o probabili effetti collaterali è sbagliato, come faceva osservare ieri Gerarda Monaco, esattamente come è sbagliato valutare la gravità di covid rammentando casi di singole persone sane e giovani morte per covid.
Restano come sempre i rischi a medio-lungo termine dei quali nessuno sa e può sapere niente. A questo punto, si tratta di verificare se l’immunità vaccinale sia per percentuale e per durata pari a quella naturale, che fino ad ora appare essere totale o quasi e di durata almeno pari a nove mesi, essendo i casi di reale reinfezione rarissimi nel mondo e tutti discussi e da accertare, ovvero se sia inferiore e di quanto, sia per percentuale che per durata. Tuttavia, anche ipotizzando una efficacia notevole del vaccino, e a maggior ragione in caso di efficacia limitata, restano i problemi principali, che sono quelli culturale e politico.
Culturale: sapremo rispettare, nei prossimi due anni che serviranno a completare la campagna vaccinale, chi si vaccina e chi non si vaccina, chi fa propaganda per il vaccino e contro il vaccino, chi porta la mascherina all’aperto e chi non la porta? Fino ad ora tutte e due le parti, noi compresi, non sono state capaci. Bisogna migliorare.
Politico: accetteremo in questi due anni di riprendere in gran parte la vita pubblica e collettiva e quindi di avere un numero di morti superiore a quello che potremmo avere continuando con gigantesche limitazioni e interruzioni della vita pubblica e collettiva? Oppure, sacrificando l’infanzia, l’adolescenza, la gioventù, la vita associativa (in ambito culturale politico e sociale), lo studio, la ricerca, l’espressione artistica, musicale, teatrale, e in ultimo anche la libertà individuale – ma non è solo un problema di libertà, è prima di tutto un problema di gerarchia e ponderazione di interessi pubblici e collettivi – ci impegneremo, come abbiamo fatto fino ad ora, quasi esclusivamente a ridurre al minimo il numero dei morti?
Per ora gli italiani in grandissima maggioranza e tutte le forze politiche parlamentari – la minoranza finge talvolta di voler maggiormente proteggere la libertà di iniziativa privata di alcune partite iva, ma complessivamente e di fatto ha una posizione sovrapponibile ed omogenea a quella della maggioranza – si interessano soltanto a ridurre al minimo il numero dei morti.
La minoranza di italiani che ha una diversa concezione dell’uomo, rispetto a quella che unisce Conte e la Meloni, Salvini e Zingaretti, Berlusconi e Di Maio – concezione che dà luogo a un diverso bilanciamento dei beni pubblici e collettivi – è estrema minoranza. Essa dovrà organizzarsi per candidarsi alle elezioni del 2023.
Cominciare a presentare agli Italiani, in tutti i collegi, idee radicalmente diverse dalle quelle che caratterizzano in modo univoco il partito unico delle due coalizioni (giallo-rosa, da un lato, e verde azzurro e marroncino cacca, dall’altro) e avere occasione di farsi conoscere da milioni di persone è un passaggio ineludibile. Tutto ciò che distoglie da questo obiettivo è male. Tutto ciò che lo agevola è bene.
Tutti i cittadini che hanno reputato esagerato e criminale l’immenso sacrificio della vita pubblica e collettiva per il solo fine della tutela del diritto individuale (dei singoli individui) ad avere meno possibilità di morire, sono vivamente chiamati di darci anche soltanto una piccola mano.
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