di MICHELE DURANTE (FSI-Riconquistare l’Italia Genova)
Il fine ultimo del FSI-Riconquistare l’Italia è quello di creare le condizioni nel paese per poter tornare ad attuare la Costituzione del 1948 e promuovere lo sviluppo e il benessere della nazione e dei suoi cittadini.
È un obiettivo condivisibile che molti appoggiano credendo ingenuamente o presuntuosamente che sia raggiungibile facilmente o in poco tempo e per questo motivo criticano la nostra poca incisività. Voglio chiarire una cosa, soprattutto ai militanti e simpatizzanti. Tutti condividiamo lo stesso fine ultimo ma è necessario aver chiara anche la linea e la strategia del partito ed eventualmente condividere anche quella. Io credo di averla capita e la condivido, la trovo intelligente e utile.
La linea credo sia questa: non siamo così ingenui o presuntuosi da credere che per il raggiungimento di un obiettivo così alto e rivoluzionario non sia necessario porsi prima tanti piccoli obiettivi minori ma strumentali al raggiungimento del fine ultimo. Ci muoviamo a piccoli passi perché per uscire dal pantano non puoi correre altrimenti affondi. Il primo piccolo passo – e quindi l’obiettivo strumentale che stiamo puntando ora e verso il quale dobbiamo concentrare tutte le nostre poche energie – è quello di trovare e farsi apprezzare da coloro i quali condividono le nostre idee per poter crescere come numero di militanti. Solo un sufficiente numero di iscritti e militanti ci consentirà di presentarci alle elezioni.
Solo il presentarsi alle elezioni ci consentirà di costruire il partito popolare. Solo il partito popolare ci consentirà di portare le nostre idee alle masse. Solo il portare alle masse le nostre idee ci consentirà di poterle attuare. Questa è la dura realtà. Se ci fosse un modo o una singola azione che ci potesse consentire di raggiungere subito l’obiettivo finale in modo stabile e duraturo l’avremmo già intrapresa, ma non c’è.
Al momento c’è il primo obiettivo strumentale, il primo piccolo passo, raggiunto quello ci domanderemo come raggiungere il prossimo e così via fino all’obiettivo finale. Nel frattempo possiamo solo resistere. Se per voi esiste un modo migliore vi prego di dirmelo che ne discutiamo.
Per vincere una battaglia ci sono tanti modi e più strade vengono intraprese per raggiungere questo scopo più la battaglia sarà breve e decisiva e meno persone si faranno male. Questo è un approccio antico e chi studia le arti marziali orientali conosce bene. Il nostro partito sta utilizzando una sola linea di attacco che potrà certo funzionare ma nel lungo periodo ed intanto i nemici della costituzione hanno tutto il tempo ed i mezzi per prepararsi senza colpo ferire. In parallelo dobbiamo organizzare altre azioni, alcune delle quali per complessità e delicatezza non si organizzano davanti ad uno schermo.
Personalmente non credo che esista un metodo migliore, ma che sia possibile discutere su come implementare un progetto che oramai c’è in forma basilare.
Ai tempi della rottamazione italiana degli ex cominternisti ci fu una discussione sul leninismo. Si continuava a discutere sui misteri. Oggi possiamo essere chiari sul fatto che il politichese è stato pieno zeppo di “ismi” di tutti i generi. In particolare mi interessano quelli di carattere descrittivo di prassi secondo obbiettivi in condizioni paradigmatiche.
Il leninismo fu utile ai processi di decolonizzazione perché questi esistevano già ed il leninismo consisteva nell’utilizzo di un partito disciplinato ai fini di una trasformazione sociale nelle condizioni di mutamento di un paese arretrato in termini di nuova economia che possono divenire brusche e ritrovarsi così senza leadership adeguata.
Personalmente non ritengo che nella nostra condizione valga alcun stupido principio del “tanto peggio tanto meglio”. Il FSI è certamente un partito responsabile e democratico che rispetta le leggi di un Paese giuridicamente avanzato. Tuttavia si potrebbe svalutare l’agit-prop “leninista” che invece potrebbe essere utile. Se non altro perché è stato anche deformato da mani sbagliate.
Si tratta essenzialmente di partire dalle rivendicazioni politiche e dalle proteste espresse. Tipicamente si tratta di manifestazioni pubbliche più o meno coordinate, spontanee o eterodirette. Ce ne sono state alcune in tempi di maggiore aumento della pressione sociale. Ce ne potrebbero essere ancora. Ci sono stati anche nuovi fenomeni di assembramento contrario alle norme stabilite, fenomeni a carattere ludico in parte degenerati in atti di teppismo.
Fondamentalmente sono due fenomeni distinti. Uno è abbastanza ordinato secondo la logica dello sfogo rituale contro una soggettività superiore. L’altro corrisponde al modello “movida” di aggregazione ludica e può facilmente degenerare in conflitti interni al contenitore che normalmente viene comunque definito come soggettività superiore.
Distinti fenomeni in un comune contenitore soggettivo. Sono benvenute descrizioni diverse e approcci differenti dal mio, ma resta che l’agit-prop non c’è. Fondamentalmente esso può essere rappresentato dal militante di partito con bandiera e megafono che grida slogan prestabiliti da una direzione durante una manifestazione di protesta.
Ma c’era anche chi faceva un netta distinzione tra agitazione e propaganda. L’esempio suddetto è più orientato alla propaganda. Ma fare la stessa cosa durante una movida sarebbe agitazione e le conseguenze potrebbero essere troppo serie se non si può organizzare di li a poco una manifestazione pacifica a cui invitare gli interessati.
Però a partire da questi concetti si pensava a tutti i contesti più o meno simili. Gli operai assembrati fuori alle fabbriche, gli studenti fuori alle università andavano bene, poi si sperava di poter entrare nei relativi contesti. Ma esistevano sempre proprietà sociali diverse da comprendere e spesso si dimenticava la natura interclassista del leninismo: un grande alleanza tra diverse classi sociali per la trasformazione politica, economica e sociale. Alla fine in Italia si banalizzo molto, anche perché non serviva granché.
La cosa interessante è come azioni differenti sullo stesso canovaccio apparivano assurde. La teoria era scarsa ed i militanti mediocri. Poteva mai avere senso mettere una bandiera ed un megafono fuori ad un cinema, una discoteca o un supermercato?
Ovviamente la risposta è sì. Ma vale sempre la regola generale che è meglio capire cosa non si è capaci di fare pur non facendolo che fare sempre le stesse cose senza capire nulla!
Penso che al FSI a livello di dottrina non manchi molto. Si tratta solo di trovare militanti che siano personalmente portati ad agire in pubblico e rispettare i mandati stabiliti dalla direzione. Gli obbiettivi già chiariti sulla raccolta di firme possono essere un ottimo sfogo per tanti che possono essere raggiunti dalle azioni di propaganda diretta e di agitazione diretta, ma le due cose devono essere coordinate in modo che si possa 1. accompagnare 2. scuotere 3. ricomporre.
Hegel riteneva che le leggi dello stato sarebbero state sempre più importanti ai fini di un’etica del soggetto a cui si è di fatto ritornati. Se siete interessati alla questione l’ha trattata Pannenberg evidenziando la perdita per le società occidentali di altri riferimenti quale la morale condivisa, la giustificazione altrui e i codici religiosi. Resterebbe solo la legge dello stato.
Però tenete presente che l’occupazione temporanea (sic) del Campidoglio negli USA si è mossa su un soggiacente codice religioso implicito, ma nell’assoluta certezza che la responsabilità fosse individuale e corrispondesse alle leggi dello stato.
Trump è simile a Berlusconi, ma anche a Grillo. La democrazia americana è meno rappresentativa della nostra ma i loro valori condivisi sono più forti. Del resto negli USA il liberalismo di massa è imprescindibile. La loro difficoltà sta nel separare l’etica liberale dall’economia liberista.
Personalmente penso che l’etica liberale non solo non possa essere messa in discussione, ma che essa sia fondamentale per una soluzione socialista adatta ai paesi occidentali. I problemi dunque dell’agit-prop vanno affrontati per tempo tenendo presente questo. Del resto il “politicamente corretto” è stata la scelta dei comunisti americans durante il New Deal. Ci vuole tanto a capire perché?
L’arte della retorica per gli italiani è materia di inganno. Questo va cambiato con una buona dose di onestà prima che il nichilismo arrivi a negoziare altri inganni che fraintendono sull’insostenibile. Perché non c’è vera grandezza senza vera tragedia tra i non confuciani.
I fascisti italiani sono stati dei soggetti in preda ad un disturbo post-traumatico da stress che hanno deciso di fare le guardie giurate per darsi alla cleptomania. Sono ovviamente partiti da Sud secondo la logica dell’elastico che tiene insieme Nord e Sud. Hanno tradito sul piano internazionale gli sponsor del Regno d’Italia e sono stati sconfitti al prezzo della perdita della sovranità per la Repubblica successiva.
Chi è contro L’UE e La Nato non può entrare in Parlamento senza rinunciare ad entrambe le contrapposizioni. Si può sceglierne una ma non l’altra. Essere solo contro l’UE può essere adatto ad un partito popolare in senso stretto. Il contrario no ed è assurdo solo pensare in questi termini per la gente comune. Questo è l’unico elemento di dottrina che vi contesto. Poi che l’Italia sia un paese di buona diplomazia che non avalla soluzioni stupide contro i popoli direi che può solo essere apprezzato, ma per ciò non è necessario restare gli ascari di chi non può certo difenderci a spese sue.
La crisi USA va capita restando neutrali rispetto ai partiti, ma non rispetto a certe scelte più importanti. Se gli USA dovessero davvero lasciare l’Italia gli converrebbe venderci gli asset. Ovvero l’assurdo è quello di un Paese che potrebbe avere il problema di valorizzare le risorse che ha allocato presso di noi. Ma non altro. Una ipotetica uscita dall’UE sarebbe da concordare con Washington solo perché è il possibile cattivo coordinamento l’unica incertezza seria. Il resto è solo un sogno folle di Parigi e Berlino.
Queste questioni non possono non riguardare l’agit-prop perché gli italiani sentono il bisogno di un orizzonte chiaro in cui si distingue l’accordo da chiarire dal negoziato da inasprire. E’ molto facile adottare una strategia fascistoide solo perché si sogna di trattare con tutti allo stesso modo perché nel sottobosco italico ci sono tante situazioni diverse che vengono risolte cercano delega popolare su questioni fondamentalmente geopolitiche.
Infine c’è il grande nemico del FSI e delle forze popolari. L’autonomia differenziata. Difficile tornare indietro. Anzi si apre una parentesi che è impossibile chiudere a priori che è in sostanza una lotta per procura tra potenze estere di tipo rinascimentale. In fondo il M5S serve adesso proprio perché ha meno interessi in gioco, ma non può fare altro che fare da innesco di ogni lotta. Se ci sarà un nuovo governo di centrodestra si porrà ancora la questione della mobilitazione popolare del Sud a mezzo incidenti mediatici per drenare voti e per poi attuare un contenimento assistenziale e securitario della popolazione. La Lega ha paura della criminalità organizzata, ovvero i più forti imprenditori del Sud.
L’epidemia è certamente un problema sanitario reale, ma è anche un mezzo convenuto troppo potente per il confinamento sociale che poi rilascerà energie disordinate in giro per il Paese. Non comprendere che l’America è un continente che ha prima prodotto Bergoglio e poi Biden per stringergli a mano, significa restare provincialisti.
Non bisogna adagiarsi alla logica della sinistra italiana che ha puntato solo alla quantità. Quando i voti c’erano e il mondo cambiava non c’erano funzionari di PS e nemmeno militari. Ciò parrà ovvio per chi conosce la questione bene come il presidente del FSI ed altri di voi, ma è ritenuto oramai scontato da coloro che vogliono soluzioni socialdemocratiche impossibili senza uno Stato adeguato.
Quindi chiarire su chi ci vende già i suoi aerei e su chi altri ci vorrebbe vendere i suoi carri acquistando nel frattempo i nostri cantieri, sarebbe necessario. Magari trovando chi è davvero competente su queste cose non solo in termini di analisi, ma anche in termini di relazioni e rapporti.
Quindi, in conclusione, si tratterebbe di una indipendenza nell’ambito di una alleanza più diretta in cui fare una politica regionale di potenza sul mediterraneo con capacità autonome di difendere interessi nazionali e peculiarità diplomatiche per negoziare verso Est. Questo è il senso complessivo di una riconquista sociale e politica del Sud Italia che deve ricollocare il controllo del territorio nei termini del diritto.
Il resto è solo Nordismo Industrialista e Centralismo Romano apotropaico. Sono solo lotte controriformistiche su popoli dal comune idioma senza congiuntivi, pronomi personali e strutture condizionali. Infatti il maestrino di Forlì non distingueva il bagnasciuga dalla battigia perché non era buono manco coi sostantivi. Pensava alla flotta e perdeva la terra.
Ma almeno secondo la Bibbia di Re Giacomo la terra è di chi la lavora nell’interesse proprio e degli stranieri. Ovvero non ci si può coordinare col vicino che è interessato alla casa ma almeno si possono ridurre certi vincoli ideologici verso i lontani per garantire maggiore movimento alla struttura.
Moltissima carne al fuoco. Impossibile replicare o rispondere. Comunque in gran parte pieno accordo.