di RICCARDO PACCOSI (FSI-Riconquistare l’Italia Bologna)
Massimo Cacciari, che certamente non è un estimatore di Trump, denuncia il fatto che la chiusura degli accont di quest’ultimo operata da Facebook e Twitter, rappresenti un pericolo per la democrazia in quanto non dovrebbero essere gli imprenditori privati a decidere cosa debba essere censurato e cosa no nel dibattito pubblico.
La prima cosa che traspare, è che quanto Cacciari sta dicendo dovrebbe risultare un’ovvietà. Invece, risulta una solitaria e brillante analisi critica perché si contrappone all’analfabetismo diffuso sul rapporto tra politica e diritto. Il fronte progressista risulta avere l’approccio più incline al totalitarismo, perché di tale fronte fanno parte i proprietari delle testate giornalistiche e delle piattaforme social. Ma non è che nel fronte populista, d’altro canto, la comprensione della relazione politica-diritto traspaia in misura granché maggiore.
La seconda cosa che salta agli occhi è che, dopo questo precedente giuridico, oltre a trovarci di fronte a un oltrepassamento definitivo della democrazia, assistiamo all’irreversibilità del processo in corso, per cui le corporation private stanno entrando direttamente nella governance della sfera pubblica.
E prima che qualche sinistrato lo dica: no, non è qualcosa che c’era “da prima”. Non stiamo parlando, infatti, di potere d’indirizzo o di lobbying come negli ultimi decenni, bensì di governance diretta. La gestione privata della sfera pubblica, sta avvenendo attraverso la preliminare privatizzazione della medesima. Lo spazio del confronto politico, difatti, coincide interamente con quello di piattaforme private e questo fatto preliminare consente, oggi, che siano queste ultime e non le normative dello Stato a intervenire a scopo censorio e repressivo e, così, a definire quale sia il quadro della legalità istituzionale.
Un altro aspetto di privatizzazione della sfera pubblica e di conseguente trasferimento del potere decisionale dallo Stato ai privati, sarà a breve determinato dal banking biometrico. Infatti, la dimensione corporea degli spostamenti e la connessione di questi ultimi con le informazioni sanitarie saranno gestite (come abbiamo visto nel prototipo poi fallito dell’app Immuni) interamente da soggetti privati, con tutto ciò che ne consegue sul piano delle decisioni sulle normative appunto sanitarie e della sicurezza.
Il trasferimento in atto della governance dallo Stato ai privati, oltretutto, spiega un “mistero” inerente al processo in corso, ovvero spiega perché tutte le strategie volte a rendere il distanziamento sociale una condizione permanente siano dichiarate pubblicamente, perché venga profetizzata da più voci una seconda pandemia senza neppure essersi messi d’accordo sul tipo di malattia con cui essa si manifesterà, eccetera.
Il punto cruciale consta proprio della dialettica fra corporation e politica e del passaggio di potere in corso. La politica, ormai, non definisce più gli indirizzi e neppure le categorie visto che le parole del dibattito politico odierno, come new normal o great reset, sono definite dai privati. Ma soprattutto la politica tende a frenare, rimandare l’istituzione del paradigma del distanziamento permanente per ragioni di consenso, di relazione coi settori produttivi colpiti dal lockdown e così via. Le corporation, invece, fin da marzo – con spot e studi scientifici – premono perché s’insinui nell’opinione pubblica l’accettazione del “non torneremo al mondo di prima”.
A svolgere un ruolo di cerniera fra le due polarità, vi sono i tele-virologi. Questi ultimi, hanno preso il posto dei politici nell’anticipare e definire gli indirizzi normativi e, da una parte rispondono all’esigenza dei politici di rivelare le cose gradualmente, dall’altra rispondono alle esigenze delle corporation di accelerare il processo e far accettare all’opinione pubblica il distanziamento per sempre.
Tornando alla dimensione pubblica e palese entro cui si dipana questo passaggio, quando Klaus Schwab scrive che l’OMS – struttura finanziata per tre quarti da privati – “è la sola organizzazione capace di coordinare una risposta globale alla pandemia” e che nel prossimo futuro essa dovrà, insieme all’ONU, sostituire gli stati-nazione nella direzione della governance globale, si comprende che la partita per il potere è combattuta in larga parte attraverso pubbliche dichiarazioni come questa che, grazie al contesto emergenziale e grazie al controllo dei media da parte dei privati, possono trasformarsi senza troppi problemi in profezie autoavveranti.
In tutto questo, abbiamo una sinistra che non solo nega completamente l’esistenza del processo appena descritto ma, addirittura, vi contrappone la teorizzazione degli asini che volano. Secondo figure di sinistra come l’economista Mariana Mazzucato e altri, infatti, tutto lo scenario sopra descritto starebbe preludendo a una rivincita del pubblico sul privato. Stiamo messi così…
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