Vecchi problemi, nuove occorrenze
di MARCO DI CROCE (FSI-Riconquistare l’Italia Roma)
Torna, con la storia che Zuckerberg ha bloccato Trump su tutti i social, la questione delle “responsabilità” del privato. Oggi, secondo molti dei non innamorati dei liberali di sinistra americani, è inaccettabile che una piattaforma privata blocchi il presidente degli USA. Ancora, mentre da una parte acclamano la progressista scelta, dall’altra inorridiscono di fronte all’accaduto: come osa Zuckerberg!
Da un parte dicono, godendo, che è un privato e fa quel che gli pare, dall’altra si agitano: non può mica fare quello che gli pare. Pur non essendoci un divieto per legge, che io sappia almeno, i non innamorati della sinistra americana invocano un obbligazione morale del privato, una responsabilità indipendente dalla legge. Chi fa notare, come fanno i primi, che il privato fa quel che gli pare, viene bollato come il nemico liberale.
Ma come spesso accade, il liberale sta nei dettagli. Secondo i protestanti, infatti, la società dovrebbe funzionare come un mondo bello, in cui le persone si comportano bene, moralmente. Non vogliono doversi preoccupare del rapporto tra pubblico e privato, non vogliono che il pubblico imponga al privato il modo in cui i due entreranno in relazione. Vorrebbero, invece, che fosse il privato a rispettare, misericordiosamente, un accordo fra gentiluomini con il pubblico. In definitiva, non riescono a concepire concretamente il pubblico come un organo di potere superiore al privato, che deve imporre, e non chiedere o sperare, un certo rapporto.
Ancora una volta i protestanti farebbero bene a far morire il loro romanticismo fanciullesco e i loro sogni di terra santa sotto le manganellate discorsive della parte opposta. Meno protesta, più azione. Il privato fa quel che gli pare entro i limiti della legge, non ha nessuna più alta responsabilità, non è obbligato ad averla ed è stupido, infantile e ipocrita chiedergliela. I protestanti vorrebbero vivere nella passività di un’armonia di interessi prestabilita, senza che nessuno la stabilisca attivamente, con la forza dello stato.
Zuckerberg è ben libero di fare quel che gli pare finché non esiste una legge che gli impedisca di farlo, pena l’arresto e il tribunale. La domanda è perché il pubblico gli permette di farlo. Nazionalizzazione del social-network, istituzione di social-network pubblico o anche, più semplicemente, codice che regola i puoi-non-puoi dei social-network. È tanto semplice… La domanda non è perché Zuckerberg fa una certa cosa, la domanda è perché può farla. Meno proteste, più azione. Meno sogni, più progetti.
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