Come muore una democrazia (ovvero, breve storia d’Italia dal dopoguerra a oggi)
di STEFANO ROSATI (FSI-Riconquistare l’Italia Rieti)
Prima i partiti avevano una politica e i militanti concorrevano a deciderla. Le competizioni elettorali erano solo una parentesi, seppur importante, nella vita del partito che continuava.
Poi i partiti hanno avuto un programma o un contratto. Perché dovevano convincere i cittadini, ormai usciti dai partiti, a votarli offrendo qualcosa in cambio. Le elezioni erano il solo momento rilevante della vita politica dei cittadini e l’unico momento in cui partiti e cittadini venivano a contatto. In fretta e superficialmente. Alcuni ingenuamente pensando che il contratto li avrebbe messi al riparo da sorprese. Altri, ingenuamente, pensando di scegliere l’offerta meno sconveniente.
Ora il programma ce l’ha una singola persona. Non è chiaro chi rappresenti, a quale titolo abbia un programma, quando lo abbia preparato, con chi lo abbia discusso, e nemmeno importa. Lo declama in Parlamento.
E i partiti approvano. E i cittadini ascoltano.
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