Libertà e “privilegi” nella UE
di MICHELE PICCOLI (FSI-Riconquistare l’Italia Brindisi)
Non vorrei fare il pessimista ma ricordo agli scioperanti che, entrando nella UE, il diritto di sciopero potrebbe ostacolare la libera circolazione di beni, servizi e capitali che sono la priorità della UE. Le sentenze Viking e Lapal sono lì a testimoniarlo!
Nella UE il lavoro è un privilegio, non un diritto. Lo dicono i Trattati UE e anche le sentenze della sua corte di giustizia. Bisogna essere realisti e vedere la realtà dei fatti. Inutile prendersela con Confindustria che, anche se “antipatica” nella sua considerazione del lavoro come privilegio, ha ragione.
Nella Costituzione c’è scritto che in Italia esiste un diritto al lavoro? Beh… Firmando i Trattati europei l’Italia ha accettato di subordinare i suoi principi costituzionali a quelli dei Trattati in essere; e quando le norme dei Trattati vanno in contrasto con le norme nazionali, queste ultime devono essere disapplicate. Lo dice, questo, il diritto internazionale consuetudinario codificato nella Convenzione di Vienna del 1969 sul diritto dei Trattati.
Non fatevi ingannare. È la Ue il nostro problema! Uscendo l’Italia dalla UE, se essa ritornasse ad applicare la vecchia deontologia costituzionale come prima di Maastricht, Confindustria potrebbe soltanto rosicare, poiché il diritto al lavoro sarebbe più importante del profitto. Ma oggi, allo stato attuale, Confindustria ha completamente ragione e non le si deve poter dir nulla.
Non fermatevi alla superficie delle cose, prendeteci gusto a vedere più in profondità, altrimenti sarete sempre dei pupazzi…
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