Le Proposte dell’Associazione Riconquistare la Sovranità (7)
Pubblico la prima parte delle Proposte formulate nel Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità.
Le Proposte: §13 Riconquistare la sovranità; § 14 Combattere e sconfiggere prima il nemico vicino; poi il nemico lontano. § 15 Recedere dai Trattati europei: i provvedimenti d'urgenza e le linee strategiche della politica economica italiana.
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13. Riconquistare la Sovranità
Che fare? Si impone la piena riconquista della Sovranità nazionale e quindi popolare: per ricollocare la Costituzione al vertice del nostro ordinamento, affinché torni ad essere il faro luminoso che guida il popolo italiano nella disciplina dei rapporti economici; e per attuare uno sganciamento, “culturale” oltre che politico, dagli Stati Uniti d’America e dalle ideologie che essi hanno diffuso nel loro esclusivo interesse e a vantaggio del grande capitale.
14. Combattere e sconfiggere prima il nemico vicino; poi il nemico lontano
Due sono le fonti delle direttive culturali, giuridiche e politiche, obbedendo alle quali siamo giunti alla seconda morte della Patria: l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America.
Di quale fonte dobbiamo liberarci prima?
Senza dubbio dell’Unione europea, per una pluralità di ragioni.
In primo luogo, perché i vincoli statunitensi sono soprattutto di natura culturale e politica. Essi richiedono esercizio della sovranità e volontà di essere indipendenti, non sovranità (salvo i vincoli assunti nei confronti della NATO). Al contrario, l’Unione europea limita del tutto e ormai ha pressoché estinto la sovranità economica italiana. Sottrarci alle direttive “culturali” e alle pressioni politiche statunitensi è oggi giuridicamente (e quindi astrattamente) possibile. Invece, la sottrazione ai vincoli europei e la riconquista della sovranità economica implicano il recesso dai Trattati europei.
Senza recedere dai trattati europei, le norme di legge ordinaria che dovremmo emanare per sottrarci alla terribile crisi che è in corso e che comunque durerà fino a quando sarà stata riconquistata la sovranità, non possono essere validamente emanate nemmeno all’unanimità dal Parlamento Italiano. Su di esse prevarrebbe il diritto europeo, che, di fatto, si impone anche sulle norme italiane di rango costituzionale che disciplinano la materia economica.
In secondo luogo, non si può negare che nell’opinione pubblica il problema economico è avvertito in misura sensibilmente maggiore del problema militare e di politica estera. Soltanto una nazione che abbia risolto o abbia adottato i necessari provvedimenti per risolvere il problema economico può sperare di perseguire la piena indipendenza nel campo della politica estera e militare. E il problema economico si può risolvere soltanto recedendo dai trattati europei e prendendo una serie di provvedimenti necessari, che ora i Trattati europei ci impediscono di adottare.
In terzo luogo, risponde alla logica e all’esperienza storica che un paese economicamente sovrano, nel momento in cui adotta i provvedimenti necessari alla organizzazione, direzione e protezione del proprio sistema economico, si rende, in modo automatico, più indipendente o meno dipendente dalle grandi potenze che cercano di influenzarne la politica. Sovranità economica e liberazione sono la medesima cosa.
La storia italiana dal 1947 alla metà degli anni ottanta testimonia che prima che si fossero verificate limitazioni gravi alla sovranità economica, l’Italia ha tenuto, in politica estera, un atteggiamento più dignitoso e meno dipendente dagli Stati Uniti, nonostante la presenza di basi militari straniere sul proprio territorio.
Una proposta politica che sbandierasse e ponesse tra la priorità l’uscita dell’Italia dalla NATO sarebbe una proposta di nicchia e protestataria, non adatta a coagulare il necessario consenso e a far fronte alla grave minaccia che incombe sull’Italia.
Tutto ciò, ovviamente, non vuol significare che non si debba sostenere che nella prospettiva di lungo periodo le basi militari straniere debbano essere cacciate dal suolo italiano, riaffermando la piena sovranità sulla totalità del territorio nazionale, e che l'Italia debba uscire dalla NATO; né vuol significare che nella prospettiva di breve e medio periodo non si debba proporre che l'Italia debba suggerire e imporre alla NATO (che paradossalmente delibera le azioni con il consenso di tutti gli stati, salvo gli astenuti) di adottare strategie esclusivamente difensive e debba rifiutarsi di partecipare ad altre guerre di aggressione.
Significa soltanto che ci si colloca in una prospettiva realistica, consapevole che la riconquista piena della sovranità è un progetto di lunga durata, il quale impone di stabilire priorità. L'obiettivo non si realizzerà con declamazioni che pongono tutte le finalità sul medesimo piano, senza un ordine logico e strategico.
In ogni caso, è evidente che la eventuale implosione o comunque disintegrazione dell’Unione Europea e la riconquistata sovranità economica, e quindi la rinnovata indipendenza degli Stati Europei, sgretolerà o comunque metterà in crisi l’alleanza atlantica. Pertanto la lotta contro il nemico vicino è al tempo stesso una lotta contro il nemico lontano.
15. Recedere dai Trattati europei: i provvedimenti d’urgenza e le linee strategiche della politica economica italiana
Occorre dunque recuperare la piena sovranità economica. E per far ciò è necessario esercitare un atto di recesso, previsto, al ricorrere di determinate condizioni, dal diritto internazionale consuetudinario; e previsto esplicitamente dai Trattati europei, senza che esso sia subordinato ad una o altra condizione.
Peraltro, si deve essere consapevoli che – salvo l'ipotesi che si verifichino le circostanze previste dal diritto internazionale consuetudinario (rilevante mutamento delle circostanze; o addirittura sopravvenuta impossibilità di adempiere); ma allora vorrà dire che si sarà verificato un crollo dell'economia e non semplicemente una grave crisi – la procedura di sganciamento degli Stati prevista dal Trattato di Lisbona, la quale inizia con un atto di recesso, può durare due anni e prevede una negoziazione a conclusione della quale, pur in mancanza di un accordo, lo Stato recedente esce dall'Unione. Orbene, due anni sono ovviamente troppi se nel frattempo lo Stato recedente fosse costretto a rispettare i vincoli posti dall'Unione Europea, non potesse esercitare la sovranità in materia economica e restasse esposto al “giudizio dei mercati”.
Pertanto, deve essere chiaro che lo sganciamento, pur volendo formalmente utilizzare la procedura prevista dal Trattato di Lisbona, avverrà con provvedimenti di rottura dell'ordine giuridico dell'Unione Europea, che anticiperanno il recesso e che dovranno essere adottati un venerdì, dopo la chiusura della Borsa italiana, dal Governo (non dal Parlamento) e che dovranno contenere necessarie misure d'urgenza.
In particolare, il recesso dovrà essere accompagnato dall’immediato ritorno alla valuta nazionale e da un provvedimento volto ad impedire la fuga di capitali dall’Italia, che vieti tutti i trasferimenti di valuta e di titoli, nonché limiti e sottoponga a controllo i pagamenti.
Adottati i provvedimenti d’urgenza, si dovrà promuovere una politica volta a contenere le divisioni sociali e territoriali. Si imporranno: una autonoma politica economica espansiva; trasferimenti di risorse ordinari e straordinari nelle zone e alle categorie particolarmente colpite dalla crisi; il ripristino del controllo dei capitali e dei saggi di interesse interni; una ricollocazione all’interno della maggior parte del debito pubblico italiano, anche attraverso provvedimenti che impongano ai cittadini italiani, in proporzione alle attività finanziarie possedute, la vendita di titoli dei grandi intermediari finanziari e bancari, per l’acquisto a basso tasso di interesse, di titoli del debito pubblico italiano; una maggiore progressività della imposizione fiscale; la tutela ad ogni costo dell’agricoltura italiana, nei confronti delle imprese agricole straniere che possano pregiudicarla e nei confronti della grande distribuzione e dell’industria agroalimentare. Investimenti strategici pubblici e convenzioni con multinazionali per la produzione in Italia di computer, telefonini, televisori e altri oggetti di consumo comune, assicurando alle imprese produttrici rilevanti quote di mercato; reintroduzione della stabilità del rapporto di lavoro vigente prima del cosiddetto Pacchetto Treu. Nazionalizzazione delle grandi banche e di alcune grandi assicurazioni ai sensi dell’art. 43 della Costituzione.
Sarebbe preferibile che l'uscita avvenisse nel medesimo contesto temporale dell'uscita di altre nazioni del sud Europa ed eventualmente dell'Europa dell'Est (ed è probabile che ciò accadrà), per rendere più agevoli le negoziazioni con l'unione Europea. L'importante è che sia chiaro che non si tratterà di un passaggio indolore e che lo scontro e il contrasto politico con la Germania ed altri paesi dell'Unione Europea sarà molto probabile: si verificherà se le parti non troveranno un accordo. La libertà ha, ed è bene che abbia, un costo.
Le analisi, sulle quali le proposte sono fondate, sono state pubblicate, divise per parti, su www.appelloalpopolo.it
La proposta è sicuramente interessante e avevo già trovato molti degli elementi contenuti in questa prima parte in altre analisi simili. Ho però qualche dubbio in merito alla possibilità che una tale rivoluzione possa avere dei risultati positivi per la nazione. Va bene riprendere il controllo della sovranità in campo economico e ristabilire il primato della Costituzione sulla legge, ma le soluzioni economiche proposte potrebbero avere delle ripercussioni molto negative.
Come sappiamo l'Italia è un paese che non ha né le risorse energetiche (escludiamo le rinnovabili ancora largamente insufficienti) né le materie prime necessarie per una produzione industriale importante. Non capisco quindi come si possa pensare di potersi mettersi in competizione, per esempio, con le produzioni tecnologiche cinesi (almeno la Cina ha sul suo territorio la metà delle cave di terre rare necessarie a realizzare i prodotti elettronici moderni). Si potrebbe agire esclusivamente per tenere basso il costo del lavoro, ma solo a costo di una pesante svalutazione della nuova Lira e al prezzo di un'inflazione a due cifre che renderebbe impossibile l'importazione di ciò che ci serve per la produzione portandoci quindi in un vicolo cieco. E ho volutamente omesso il fatto che queste industrie andrebbero prima costruite e formata una nuova classe operaia.
Come si intende equilibrare la bilancia commerciale nel caso in cui la produzione industriale cali a picco a causa dell'aumento vertiginoso dei costi di importazione di ciò che ci serve? Tramite una rinnovata e massiccia produzione agricola? In ogni caso sono trasformazioni che richiederebbero anni e non si sposano molto con i tempi della proposta. Come gestire il periodo di transizione in cui ci sarà un'inflazione galoppante per via della nuova Lira che incontrerebbe ovviamente lo scetticismo, se non proprio l'opposizione a scopo di rappresaglia, degli altri grandi attori dell'economia mondiale? Può quindi funzionare una strategia che si sviluppa in tempi molto rapidi?
Jarrko,
la competizione (globale) esiste ora. La proposta vuole attenuarla e in certi settori eliminarla. La deflazione salariale e l'abbassamento del costo del lavoro sono oggi gli unici strumenti per competere. Domani non sarebbero gli unici e soprattutto la competizione sarebbe in parte eliminata, in parte attenuata, in parte diversamente regolata.
Non vedo perché l'inflazione dovrebbe essere "a due cifre". In ogni caso è molto meglio una inflazione al 7-9% con meccanismi di scala mobile che una inflazione al 2%. Quindi è assurdo che il terrore dell'inflazione a due cifre, che magari significa 10%, ci faccia abbracciare la teoria indimostrata che l'inflazione deve essere al 2% (chi è avvantaggiato da questo preteso livello ottimo dell'inflazione? Tutti? o Alcuni?).
Quando in Italia l'inflazione era "a due cifre", c'era mobilità sociale e la gente migliorava la propria posizione economica.
In ogni caso, fammi sapere quale potrebbe essere un'alternativa valida. Prova a sintetizzare tu alcune proposte.
jarkko: Scusa se mi intrometto ma ci sono un paio di dati cdi cui non tieni conto 1; agerntina e' andata in deaful , quanto ha svalutato ? 100% 200%? no ha svalutato solo il 20%, adesso stiamo invece in europa e tra imu che fara scoppiare la bolla immobiliare e un abbandono selvaggio dei contadini per i nuovi costi ,sai come si traduce questo che compreremo sempre piu estero per sopravvivere, e la bilancia dei pagamenti che fa secondo te?(mi sono letto il capitale e mi sto leggendo keynes nulla piu nono sono un esperto ma non mi sembra che sia una cosa positiva) . Questione petrolio , hai seguito la storia della libia? chi credi ci dava petrolio in cambio di manodopera per ricostruire le strade? Non voglio difendere lo psiconano(anzi..) , forse non sputerei completamente su Tremonti ma una cosa e' sicura il petrolio della libia e' venduto in francia e in inghilterra con canali preferenziali(sono ignorante non mi so spiegare meglio di cosi ma spero sia chiaro che qualcuno ci ha fatto un affare). Ti chiedo le 3-4 piattaforme nel mare che abbiamo perche sono state abbandonate? perche per la compravendita del petrolio dobbiamo chiedere il permesso? Fidati nel lungo termine ci saranno danni ben peggiori. Credi che l'iran non ci venderbbe il petrolio? con una lira svalutata il greggio costrerebbe il 20 % in piu basta abbassare le accise del 15% (i calcoli sono a mente falli se vuoi) . Ci sono 2 o 3 cose che non conti , l'europa si spacchera se ne usciamo prima siamo noi a dettare le condizioni e la rinegoziazione del debito (secondo me va rinegoziato) se ci cacciano loro accetteremo le condizioni della goldman o peggio del fondo monetario (come l'africa! Credi che l'africa stia male perche non sanno coltivare o non hanno l'acqua?) continua…..
… parte 2 per le terre rare ci sono un sacco di miniere sparse per il mondo tra cui la russia , con cui stavamo facendo un accordo per comprare il gas con sconto(non so come si chiami in macroeconomia) , poi era arrivato monti l'affare e' sfumato , compriamo sempre il gas dalla gazprom ma con il rincaro (non so se e' vero la storia che dicono che ci sia un intermediario sta di fatto che abbiamo accettato forniture con sovrapprezzo). Parti da un presupposto sbagliato cioe che restare in europa esia una soluzione , allora , e' arrivato acta (http://www.youtube.com/watch?v=72sxGIfqakg) un po lungo ma non voglio gli ogm sulla mia tavola , poi ci sono gli accordi di lisbona e quelli di maastrict …. wto , la competizone non esiste in questi canali. Dobbiamo comprare il latte dalla francia , sai come? Se credi che l'europa sia per gli europei ti faccio l'esempio della grecia; la grecia e' in default non sta ripagando nessuno , sta bloccando i piccoli conti correnti pero devono comprare armi dalla germania….. io ti rimanderei a http://goofynomics.blogspot.it/ , sai perche? perche sono 4 mesi che su questo sito cercano di dare gli strumenti per capire come si stanno evolvendo realmente i fatti e capire le bugie che ci dicono in campo economico. Sperando che il buon D'Andrea non me ne voglia, ma Bagnai ha fatto un buon sito , non propone niente di concreto come l'ARS ma ti da molti strumenti per filtrare le imprecisioni che diventano bugie col tempo sull' economia.
Sai cosa ci serve piu' di tutto invece che ferro e petrolio? l'energia… l'attuale governo ha tagliato gli incentivi sul solare , mentre la germania ha un piano per 80% del fabbisogno per il 2050. Quello che ti chiedo e' :fai calcoli a 15-20 anni , pensa ai tuoi figli , io voglio che mio nipote non abbia problemi e viva una vita felice , ma se continua con questa deflazione dovra emigrare e se emigri o fatichi molto per farti una posizione o vai a rubare.
Una delle cose che dico sempre e' se lo SME non ha funzionato e siamo scappati nel 1992 perche dovrebbe funzionare l'euro? Rincarando la dose credi che la nato serve per difendereci da che? Non sentire favole tipo va fatta il parlamento europeo , e' piu facile che farage (http://www.youtube.com/watch?v=v-vgp0g42xI) abbia ragaione che lo abbiano i polici che sono 30 anni che fanno i LORO interessi.