L’exit da Italexit

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5 risposte

  1. Diego Muneghina ha detto:

    Spero che un intervento in dissenso dal Presidente sia accolto in maniera dialettica e non conflittuale.

    Certo, Paragone non sarà in grado di presentarsi alle elezioni di Varese, Milano o Roma. Invece lei quali obiettivi è stato in grado di garantire?
    – RI si è presentata (quando ci è riuscita) in realtà locali, con risultati che dire deludenti è dire poco.
    – RI non è riuscita a trovare un apparentamento con nessun’altra forza politica, rimanendo isolata e priva di capacità aggregativa.
    – RI non è riuscita ad instaurare alcun legame con le forze movimentiste che in questi mesi hanno lottato contro la visione di un regime di dittatura sanitaria e di ristrutturazione del sistema economico a tutto vantaggio delle grandi aziende ed a detrimento del tessuto di microaziende e PMI che hanno determinato la crescita economica italiana.
    – RI ha basato la propria strategia di comunicazione del suo messaggio politico sulla presenza sui social, salvo rendersi conto che le adesioni che ne derivano si basano su un labile accordo, su una conoscenza superficiale, su analisi politiche banali, che non possono che sfociare in una militanza di basso profilo.

    Questi sarebbero obiettivi raggiunti? Può lei forse dire di avere raggiunto obiettivi importanti in termini di crescita del partito? Non mi pare..
    Chi vede questi risultati dall’esterno non potrebbe forse concludere che l’unico obiettivo raggiunto sia un suo obiettivo personale? Non crede che le accuse di narcisismo le potrebbero essere rivolte contro allo stesso modo?

    In sede di Assemblea Nazionale era passata una mozione, da me presentata, per rendere pubblici i dati degli iscritti. A tale risoluzione, non è stato dato seguito. Perché? Sarà possibile prima o poi avere il numero degli iscritti degli ultimi tre anni e giudicare il Direttivo su questo tema specifico?

    Inoltre, più specificamente sul suo articolo, che senso ha dileggiare un partito politico e il suo leader che potrebbe essere un potenziale bacino elettorale per noi. Sembra proprio la rivincita personale di chi è stato rifiutato. O mi sbaglio?

    Concludo esprimendo il mio educato, ma profondo dissenso dal senso generale del suo intervento e più in generale dalla strategia che ne emerge. Anteporre l’obiettivo elettorale alla costruzione del partito e alla formazione di una base sociale sul quale esso si poggia, mi pare del tutto illogico. E’ evidente che obiettivi diversi rispetto alla ricerca di simpatizzanti disponibili ad aiutare in campagna elettorale possono essere perseguiti dai singoli soci, ma è altrettanto evidente che la carenza di azioni diverse rispetto alle elezioni 2023 da parte del Direttivo è molto più significativa.

    Infatti, da parte del Direttivo, l’impegno verso l’unico obiettivo elezioni 2023 è totalizzante. Ad esso viene sacrificato tutto, compreso il prendere posizione su temi politici importantissimi. Solo restando ai temi degli ultimi mesi: lo sciopero Amazon, le morti sul lavoro, l’incremento della povertà, la tassazione delle multinazionali, e potrei citarne molti altri. Come è possibile non sentire la necessità di comunicare
    Come è possibile chiedere un impegno a potenziali soci sostenitori da qui al 2023 e dall’altro non fornire una precisa base programmatica e ideale sulla quale basare il proprio convincimento ed azione? A me pare del tutto illogico, ma spero di sbagliarmi.

    Infine, mi pare che su questi temi il “mugugno” (per dirlo alla genovese) all’interno del partito sia abbastanza forte. Mi auguro allora sia possibile aprire un dibattito aperto, franco, leale, che possa far emergere le differenti posizioni. Credo si sia d’accordo che la coesione non può essere mantenuta nascondendo o impedendo il dibattito interno.

    Paragone forse non otterrà grandi risultati, ma lei quali risultati pensa di poter mantenere, su quali obiettivi pensa di poter essere giudicato?

  2. Stefano D'Andrea ha detto:

    Poco gentile, poco equilibrato, poco serio, poco umile, molto cattivo, molto aggressivo e poco intelligente socio – mi sembra che lei sia socio, se così non è non consideri ciò che le scriverò come se fosse un socio ma soltanto ciò che varrebbe comunque se lei fosse soltanto un simpatizzante o curioso che è vicino a noi.

    In primo luogo, lei mostra di non conoscere minimamente lo Statuto di Riconquistare l’Italia. E se fosse socio sarebbe cosa gravissima, della quale sono certo lei ora starà vergognandosi, perché altrimenti non è che lei varrebbe poco come socio ma come uomo (ma sono certo che lei sta profondamente vergognandosi, se è socio). Se non è socio si tratta di ignoranza molto meno grave ma pur sempre di ignoranza. Perché prima di parlare e di scrivere, una persona di intelligenza almeno mediocre o non stratosfericamente presuntuosa, si informa
    In Riconquistare l’Italia il Presidente non è eletto dall’assemblea ma dal Comitato Direttivo, che è stato eletto otto volte dall’Assemblea nazionale; il Presidente non ha alcun potere decisorio (in verità ha un potere di voto doppio in caso di parità, potere che tuttavia non è stato mai esercitato, perché nemmeno ne è capitata l’occasione), perché i poteri decisori spettano soltanto al Comitato Direttivo; il Presidente ha solo un potere di indirizzo che si esercita fissando l’ordine del giorno (ma mai una proposta di inserimento di un punto all’ordine del giorno, avanzata da altro membro del Direttivo, è stata rifiutata, nonostante lo Statuto preveda che debba essere avanzata da quattro membri, ossia da una consistente minoranza); né è titolare del simbolo o del nome del partito, come Paragone o come accadeva a tre soci di VOX; non ha quindi nemmeno poteri di fatto da esercitare per condizionare gli altri membri del Direttivo.
    Quindi, ciò che lei mi imputa o che chiede di rendicontare è sbagliato sotto il profilo del soggetto. Dovrebbe paragonare Paragone al Comitato Direttivo e all’Assemblea che, sia pure con alcuni mutamenti di componenti, ha ripetutamente rieletto il Direttivo per otto volte, mai arrivando ad esprimere una lista alternativa. Quindi a rigore il paragone corre tra Paragone e la nostra Assemblea.
    Se lei avesse letto lo Statuto, saprebbe anche che il Comitato Direttivo è l’organo “esecutivo di un progetto già scritto”, che è deliberato dall’Assemblea e che soltanto nell’ultima assemblea abbiamo previsto la possibilità del Direttivo di prendere decisioni extra ordinem quando se ne ravvisi la necessità e l’urgenza. Dunque se lei avesse letto lo Statuto avrebbe paragonato Paragone non al Presidente o al Direttivo ma all’Assemblea di Riconquistare l’Italia. Ma quelli come lei in genere considerano i militanti di RI come degli yes man. Lei si pone da solo su un piedistallo, sopra tutti i soci, che considera poco più che nullità, e dunque parla del presidente quando dovrebbe parlare degli associati.
    Lei dice che noi avremmo avuto risultati elettorali che dire deludenti è dire poco. Ciò è ridicolo e può essere sinceramente sostenuto soltanto da una mente minuscola, con cervello quasi inesistente. In realtà noi abbiamo dimostrato che un piccolo partito, candidandosi alle suppletive al Senato (a Terni) può prendere il lo 0,90%, in pieno momento M5S, senza avere una lira; può candidarsi alle comunali in una media cittadina come Pescara prendendo lo 0,90%, nonostante una lista non forte; può prendere il 2,99% (3,60 con il candidato sindaco) in una cittadina di 40.000 abitanti come Avezzano, con una lista abbastanza forte. E ciò accade perché in questo tipo di competizioni il 40-50% degli elettori può venire a conoscenza della candidatura. Una situazione peggiore di quella che accade alle elezioni politiche nazionali, quando chi riesce a candidarsi in tutti i collegi, riesce a farsi conoscere almeno da 5/6 di tutti gli elettori (è accaduto a Casapound e accadrà a noi). Ma capisco che questi siano ragionamenti sottili e logica, caratteristiche che mi sembrano del tutto estranee alla sua personalità.
    Abbiamo inoltre imparato a raccogliere le sottoscrizioni a sostegno delle liste, nonché innumerevoli norme che disciplinano il procedimento e alcuni segreti giurisprudenziali, candidandoci in quattro elezioni regionali e in una provinciale (Trentino), elezioni nelle quali, liste minori non hanno alcuna possibilità di affermarsi: per il poco spazio che si ottiene sulla TV e negli altri media, e soprattutto per il fatto che pochissimi elettori, salvo coloro che sono coinvolti nelle elezioni, seguono i programmi televisivi dedicati ai candidati – si e no il 10% degli elettori ascolta per 10 minuti il candidato presidente di una lista come la nostra (o legge con minima attenzione una delle due o tre interviste) – ; per il fatto che circa il 30-50% di quel 10% non trova il candidato sulla scheda (perché non ci candidavamo in tutte le circoscrizioni) e solo una parte di coloro che lo apprezzano e possono votarlo lo votano, perché le elezioni sono a turno unico e fondate sul voto utile (a differenza di quelle più ideologiche come le suppletive o quelle comunali, che sono a doppio turno).
    Quindi i risultati sono ovviamente – scrivo ovviamente, riferendomi alla generalità delle persone, dotate di un minimo di logica, anche se a lei la logica sembra estranea – molto più bassi; ma questo basso livello è irrilevanti per valutare le potenzialità di una candidatura alle nazionali. Le regionali servivano soltanto a verificare se eravamo in grado di raccogliere tante sottoscrizioni in territori provinciali, perché la raccolta delle sottoscrizioni nelle regionali è spesso più gravosa di quella richiesta per le elezioni nazionali. E dovevamo imparare a raccoglierle. E poi dovevamo capire dove avevamo persone in grado di fare certe cose e dove non le avevamo. Anche in questo caso credo che la sua testa sia inidonea a comprendere queste sottigliezze, considerata l’assurdità che ha scritto. Ciò che le fa difetto assoluto è l’umiltà. E un uomo vale come la sua umiltà.
    I risultati dunque sono due:
    1) nelle elezioni che garantiscono la una certa visibilità, si arriva anche a un prendere una percentuale di voti non lontanissima dalla soglia che ci proponiamo (il 3%): se il 3% è l’obiettivo, lo 0,90 o il 2,99 o il 3,60 sono risultati deludenti soltanto per i trogloditi totali. Non per i trogloditi ma solo per quelli totali. Ossia i trogloditi che non ammettono o non riescono a comprendere di essere trogloditi.
    2) sappiamo quante forze servono cosa si deve fare, e quale è il contenuto della giurisprudenza, per la raccolta delle sottoscrizioni. Un risultato che chi è privo di umiltà non considera, perché, come le ho detto, chi è privo di umiltà non vale nulla. E sappiamo dove possiamo farcela e dove no.
    Quanto all’ “apparentamento” ancora una volta lei non conosce lo Statuto. Non si tiri una martellata su una falangina per la vergogna. Per lei sarebbe del tutto inutile. E’ uno dei pochi che anche perdendo un paio di falangine e un paio di falangette non farebbe un passo avanti.
    Lo Statuto vietava, fino all’ultima assemblea, al Comitato Direttivo di allearsi con forze che non avessero dimostrato di durare nel tempo, di saper resistere a scissioni si sapersi radicare nei territori e di dimostrare in qualche modo di esistere nella vita reale. Con chi poteva allearsi il Comitato Direttivo? Con ALI che è durata sei mesi? Con Riscossa che è durata 4 mesi dopo essere nata da una scissione di ALI? Con Vox che si è scissa prima di fare l’assemblea e di darsi uno statuto definitivo? Con MPL che poi è diventato Sinistra contro l’euro che poi è diventata P101 che poi è diventato CNL che poi è diventato parte di Liberiamo l’Italia che poi è diventata parte della marcia della liberazione? Con Italexit che rifiutava ogni collaborazione? Con Alternativa di Giulietto Chiesa, che morì prima di nascere? Con chi? Capisco che queste riflessioni implichino un ragionamento che non tutti sono in grado di fare (e la conoscenza dello Statuto) ma chi non è in grado (e chi non sa) dovrebbe tacere.
    Dal 28 marzo siamo abilitati a cercare più liberamente alleati. Abbiamo parlato con Ancora Italia ma ci hanno detto che avendo subito una scissione, stanno scontando le conseguenze e hanno bisogno di tempo per definire la loro identità. Quindi ci siamo dati appuntamento a settembre dopo le amministrative. Chi sono questi altri soggetti con cui “apparentarsi” (termine che non significa nulla)?
    Le forze movimentiste svolgono riunioni su meet in cui partecipano in 50 in rappresentanza di (asseriti) 50 gruppi e ognuno parla per 3 minuti (vi ho partecipato, quindi lo so). Magari si organizzassero e unificassero, ossia magari avessero una delegazione di 3 persone che li rappresentasse e con cui noi potessimo parlare. Lo speriamo ma non crediamo che accadrà, perché il movimentista vuole dire la sua, si erge a rappresentante di inesistenti associazioni. Lei è unico o quasi nel partito. I movimentisti sono quasi tutti come lei. Per unificarsi dovrebbero togliere la parola a 47 delle 50.persone. E sceglierne 3 come delegati. Ma un movimentista non è in genere psicologicamente capace. Comunque, ci speriamo. Sperare non nuoce. Ma non ci crediamo molto.
    Quanto alla mozione, le stiamo per dare l’incarico, che richiederà 500 ore di lavoro l’anno, di telefonate mail, discussioni in chat. A lei e a un’altra persona che ha sottoscritto la mozione. Sono sicuro che lei dimostrerà una inflessibile dedizione al partito, dedicando 250 ore di lavoro l’anno a questo compito. Come sa, a settembre, per ogni gruppo collegiale, qualcuno rendiconderà sui soci e sui simpatizzanti che, collegio per collegio, hanno dato la disponibilità a partecipare al progetto di candidarci nel 2023 e la relazione del direttivo che raccoglierà le relazioni provenienti dai collegi sarà diffusa tra i soci. Quindi tutti saprawnno quanti siamo, come soci o simpatizzanti, collegio per collegio. Noi ci accontentiamo di questo ma voi che non vi accontentate dovrete lavorare, perché c’è chi si è iscritto una volta, non re-invia la mail ogni anno e paga la quota; c’è chi re-invia la mail ogni anno ma potrebbe aver dimenticato di re-inviarla; c’è chi sta nel gruppo facebook ha pagato la quota ma non si è mai registrato sul sito; c’è gente che non ha pagato la quota e dunque è solo inadempiente ma milita; c’è gente che paga la quota ma sta solo nel gruppo facebook. Quindi a lei spetterà cercare queste più di mille persone e chiedere gentilmente, con calma, in amicizia, se sono socie o se sono solo simpatizzanti che ci danno una mano. E arrivato al 31 dicembre dovrà ricominciare. E cos’ ogni anno. Non ci sarà utile, perché è cosa che non serve. Ma se lei vuol svolgere questo servizio, noi siamo contenti.
    Quanto agli elettori di Paragone, le sfugge che questo articolo sarà letto da 1500-200 persone. Gli elettori non lo leggeranno. A noi interessano 200-300 persone che sono andate con Paragone e che hanno capito di aver sbagliato. Ma devono capire perché hanno sbagliato. Far entrare alcuni di essi, aprire le porte (come è detto nell’articolo), anche da indipendenti, è il fine dell’articolo. Ma ci vuole sottigliezza per capire Meneghina. Una sottigliezza che lei non ha. Lei (oltre a non tenere in nessuna considerazione lo statuto, ciò che fa di lei il peggior militante possibile; l’esempio negativo) non sa ragionare nemmeno con la clava figuriamoci con il fioretto.
    La smetto qua, senza rispondere alle sue altre insulse, cretine, presuntuose e meschine affermazioni. Anche perché lo Statuto, come lei purtroppo non sa, vieta di parlare del partito in pubblico sui social. Ma lei o se ne frega dello statuto, e allora è un verme (converrà con me, spero, che un iscritto ad una associazione che non rispetta lo statuto sotto molti punti in un solo commento è un verme: non un bastardo: il bastardo è un verme non inetto), o non lo conosce, e allora come socio dovrebbe vergognarsi. Ma non tiri una testata al muro, non si sputi in faccia, non si colpisca un’altra falangina con l’ennesima martellata. Non le servirà a niente. Lei non può migliorare, non può arrivare al livello 1. Lei è condannato a stare per tutta la sua vita al livello zero. Le persone come lei, se per un solo attimo escono da se stesse e scoprono la propria pochezza, la propria meschinità, la propria aggressività, la propria cattiveria, la propria presunzione, la propria inettitudine, rischiano di compiere gesti inconsulti. Quindi continui a sopravvivere come sta facendo e tuteli la sua vita nuda.
    Scommetto che lei non ha portato un solo associato o simpatizzante che ci aiuti nella campagna elettorale. Si è chiesto perché è accaduto? No che non se lo è chiesto. La rimozione caratterizza (e le ho detto che è bene che caratterizzi) tutta la sua vita. Le è accaduto perché fratelli cugini amici di liceo di sport colleghi clienti non la stimano nemmeno un po’. E tuttavia lei, invece di ammettere che in un partito in costruzione la cosa importante è apportare soci o simpatizzanti e che lei non è capace, e di chiedere umilmente a chi è capace “come si fa?” “cosa posso fare?” o di mettersi a disposizione “ditemi cosa posso fare”, si erge sul suo piedistallo tipico dei chiacchieroni teorici inetti presuntuosi (tutte queste caratteristiche coincidono sempre e si riassumono nella parola nullità). Continui così. Soltanto che nel partito ci sono persone serie, umili, pazienti, coerenti, che conoscono lo statuto, lo rispettano, disistimano chi non lo conosce o rispetta, sanno ragionare e quindi lei sarà sempre disprezzato. Ma come le ho detto, se non vuol rischiare gesti inconsulti, continui ad essere quello che è.

  3. Enrico ha detto:

    OK, quindi all’ultima assemblea si è votata una mozione inutile e/o impossibile da concretizzare, senza dire che la si riteneva tale. Complimenti. Io però la votai perchè la ritenevo e la ritengo tuttora utile. Mi sento preso per il culo. Se è così difficile tirare fuori i dati sul numero di iscritti si metta a punto un sistema di iscrizione che renda l’operazione più agile. Mi pare il minimo. Chi siamo che non sappiamo neanche quanti soci abbiamo? La lega degli mbriaghi? Chi siamo che il presidente del partito si permette di esprimere tanto disprezzo per una mozione approvata dall’assemblea (e per un militante)? I nazisti dell’Illinois? Mi auguro di no. Quindi se l’assemblea ha approvato una mozione le si dia il seguito che merita qualunque mozione approvata dall’assemblea. E se ci sono problemi a farlo non si può liquidare così chi l’ha presentata ma il direttivo deve impegnarsi a superarli, evitando infantili scaricabarile sui singoli soci. E si cambi tono nel rispondere alle critiche che arrivano dalla base. Se no finiremo a raccontarcela tra quattro gatti. Anzi, finirete.

  4. Stefano D'Andrea ha detto:

    No Enrico quale disprezzo?Io la reputo inutile perché a settembre sapremo tutto su circa 30 collegi su 48 e a gennaio anche su altri collegi, che partiranno dopo.
    Quando ero nella fgci molte federazioni mandavano le tessere a dicembre e d’altra parte c’è sempre chi si iscrive tra settembre e dicembre. Mentre a gennaio formalmente non hai alcun iscritto. E non sai chi e quando si reiscrivera’. Quindi il problema era insolubile anche per un partito di massa. Ma nella delibera incaricheremo i soci anche di trovare quel sistema al quale alludi, anche se non sarà perfetto. Noi non possiamo fare altro che incaricare alcuni soci di pensare il sistema di chiedere informazioni a persone competenti di realuzzarlo con l’aiuto di soci e di procedere al calcolo dopo aver reperito con il sistema ideato nomi e numeri. Qui il direttivo deve dare esecuzione a una delibera dell’assemblea e deve farlo anche se all’unanimità i membri la reputassero inutile. Ma il direttivo deve farlo dando un incarico e lasciando libertà di iniziativa. Poi il lavoro devono farlo i soci incaricati che, per rispetto, vogliamo scegliere tra coloro che hanno avanzato la proposta. Io mi sentirei preso per il culo se poi questi soci non volessero lavorare. Non stimo chi dice “dovete fare questo” ma ammiro -davvero ammiro – coloro che dicono “offro la mia disponibilità a fare questo”.

  5. Enrico ha detto:

    In primo luogo penso che Stefano D’Andrea abbia tutti i diritti di esprimere contrarietà a una mozione approvata dall’Assemblea dei Soci. Il Presidente di RI no. Si chiama disciplinare l’ego in funzione delle esigenze del collettivo. Se il Presidente non mostra questa capacità di autodisciplina non la si può nemmeno chiedere ai soci. In secondo luogo questa polemica dovrebbe trovare un’altra sede.

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