H1N1: l’epidemia che ha aperto la strada al Covid
di CRITICA SCIENTIFICA (Enzo Pennetta)
Nel 2009 veniva dichiarata l’emergenza pandemica H1N1, un episodio dalle molte analogie con il Covid-19
Pochi oggi ricordano l’emergenza pandemica H1N1 denominata anche “suina”; si trattò di uno scandalo di enormi proporzioni dal quale abbiamo qualcosa da imparare.
I primi casi furono segnalati in Messico nella primavera del 2009, in California i CDC (Centers for Disease Control and Prevention) riportano il contagio di un bambino di 10 anni il 15 aprile 2009, lo stato di emergenza pandemica viene dichiarato dall’OMS il giorno 11 giugno 2009.
Nell’autunno 2009 inizia una campagna di vaccinazione di emergenza che prevede la non responsabilità legale delle case farmaceutiche:
il contratto fra il Ministero della Salute e la multinazionale Novartis, produttrice del vaccino Focetria, prevede l’esonero per quest’ultima da ogni responsabilità per eventuali danni da vaccinazione anche imprevedibili e inattesi.
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Lo Stato si assume completamente il rischio da vaccini, giustificato dall’emergenza pandemia e l’Italia è allineata con una cinquantina di altri Paesi il cui governi hanno firmato lo stesso tipo di accordo.
(Corriere della Sera 20 novembre 2009)
La vaccinazione di massa viene consigliata a prescindere dalla protezione categorie a rischio che sono state individuate in pazienti caratterizzati da particolari condizioni, già nel giugno 2009 i CDC segnalavano che in terapia intensiva 9 pazienti su 10 soffrivano di obesità.
Il numero di morti negli USA viene calcolato sempre dai CDC nello 0,007% dei contagiati, nonostante la bassa letalità la pandemia suina è onnipresente sui media e il livello di allarme indotto è altissimo.
Si inizia anche a parlare di un’incipiente era di pandemie di dubbia motivazione, di fatto viene ignorato il problema delle inaccettabili condizioni degli allevamenti di suini in Messico gestiti da multinazionali sottratte a qualsiasi controllo:
I passaggi che hanno caratterizzato la pandemia H1N1 sono gli stessi che hanno accompagnato quella del Covid-19, la differenza è nella loro intensità, l’emergenza del 2009 non aveva portato alle misure drastiche dei lockdown, a limitazioni delle libertà individuali e alla prescrizione della mascherina, dal punto di vista dei meccanismi si è trattato di una specie di prova generale della seconda.
Il ridotto numero di vittime portò di fatto al fallimento dell’emergenza pandemica, le persone si accorsero della incongruità dell’allarme con le conseguenze verificate, milioni di dosi acquistate non vengono poi utilizzate, si tratta di un grande “flop”, come titolava Repubblica:
La pandemia fugge. I costi dei vaccini restano. Ventiquattro milioni di dosi acquistate dall’Italia contro il virus H1N1 al prezzo di 184 milioni di euro, 10 milioni di dosi ritirate dalle fabbriche e distribuite alle Asl, 865mila effettivamente inoculate.
Un errore di valutazione così macroscopico ha poi avuto una spiegazione in uno studio pubblicato nel 2013 dall’autorevole BMJ: “Academics and competing interests in H1N1 influenza media reporting” ne quale si giungeva alla conclusione che l’allarmismo per la pandemia suina era stato alimentato da conflitti d’interesse dei ricercatori, cosa riportata anche dal Corriere della Sera del 20 novembre: “Influenza A, l’eccessivo allarmismo di chi aveva interessi (economici) in gioco“, se ne è parlato qui su CS il 21 novembre di quell’anno.
Un’accusa così grave ha come base il dato delle vittime che risulta basso rispetto all’allarme, le cifre erano dunque il vero terreno di scontro.
Questo ha dato inizio ad un intenso conflitto sulle cifre, l’atto di accusa più pesante nei confronti dei responsabili del procurato allarme erano proprio sul numero dei decessi, rapidamente vengono pubblicati articoli che propongono stime più alte, qui su CS la cosa veniva segnalata il 9 dicembre successivo “Scandalo H1N1: battaglia a colpi di paper“:
Con grande tempismo su PlosOne è stato pubblicato due settimane dopo un articolo intitolato “Global Mortality Estimates for the 2009 Influenza Pandemic from the GLaMOR Project: A Modeling Study” in cui si sostiene che invece le dimensioni della mortalità della pandemia H1N1 erano state largamente sottostimate e che quindi, implicitamente, chi si sbagliava erano i ricercatori ‘indipendenti’ e non quelli legati alle case farmaceutiche. L’articolo pubblicato su PlosOne era stato ricevuto nel febbraio scorso mentre quello pubblicato su BMJ era stato ricevuto il 17 luglio, la differenza di tempi di revisione ha fatto in modo che uscissero quasi insieme, ma potrebbe anche essere stato il primo a far decidere a PlosOne di procedere alla pubblicazione, difficile da stabilire.
Comunque siano andate le cose, lo studio di BMJ è solido e si basa su fatti oggettivi, cioè sulla verifica del fatto che gli autori con conflitti d’interesse (denominati CoI ‘Competing Interests’) hanno pubblicato più articoli allarmistici rispetto a quelli senza.
Di fatto lo studio, ripreso anche su Le Scienze, si basava sull’assunto che ogni decesso superiore alla media per malattie respiratorie era da considerarsi un decesso attribuibile all’H1N1, un meccanismo poi adottato estendendolo ad ogni decesso anche nel caso dell’epidemia Covid-19. Nel caso dell’epidemia H1N1 però vien riferito che molte polmoniti atipiche erano state segnalate in assenza di risultati postivi per il virus della suina questo rende il conteggio così ottenuto altamente inaffidabile.
Per quanto riguarda il Covid il metodo di conteggio veniva dichiarato sul Corriere della Sera del 13 dicembre 2020:
Non ci sono criteri univoci di classificazione. Se un paziente ha un incidente stradale, ha un trauma cranico, viene ricoverato in pronto soccorso e nel frattempo muore, ma viene trovato positivo al coronavirus, ecco che rientra fra le vittime di Covid.
Nel caso dell’H1N1 l’accusa di aver generato un allarme eccessivo rispetto all’entità reale dei decessi viene fronteggiata con toni difensivi che possiamo cogliere in un articolo pubblicato su “Le Scienze” del 28 novembre 2013 “Quante vittime ha fatto davvero l’influenza H1N1?“:
Il numero di morti causate dalla pandemia H1N1 del 2009 è dieci volte superiore a quello “ufficiale”, basato esclusivamente sui casi accertati con esami di laboratorio.
La nuova stima dimostra che l’allarme lanciato dall’OMS non era stato precipitoso e ingiustificato come sostenuto da più parti.
L’allarme ingiustificato e la pressione per una vaccinazione forzata contro l’influenza suina, effettuata con un vaccino sperimentale, ebbero un impatto negativo sulla fiducia verso le autorità sanitarie, dai dati emerge che la copertura vaccinale nel nostro paese ha iniziato a scendere dopo l’episodio della pandemia H1N1, l’obiezione contro le vaccinazioni obbligatorie appare essere una conseguenza della pessima gestione della suina. Del fenomeno se ne accorge la stampa, nel 2015 un articolo del Corriere della Sera titola “Nel ‘covo’ tra ansie e complottismo obiettori in crociata contro i pediatri“.
Nell’articolo viene riportato un grafico sul calo delle vaccinazioni ma già su CS in quegli stessi giorni facevamo notare nell’articolo “Vaccini: il complottismo di comodo” come il calo fosse successivo alla vicenda H1N1.
Dal grafico emerge che le vaccinazioni per la poliomielite, difterite, tetano e pertosse, e sostanzialmente anche quello per l’epatite B, erano stabili fino 2010 iniziando a declinare in coincidenza con l’episodio dell’influenza suina.
Anche la vaccinazione contro il morbillo ha iniziato a declinare dopo 2010, da notare che questo avveniva dopo un periodo di crescita conseguente all’allarme diffuso nel 2008 (La Repubblica).
A guidare la tendenza alla diffidenza verso la vaccinazione è significativamente proprio il dato sull’antinfluenzale che ha una sensibile riduzione nel 2010, l’anno successivo all’allarme H1N1, la gestione fallimentare dell’epidemia e della vaccinazione sembra aver provocato una forte reazione di diffidenza, successivamente questa appare essersi diffusa verso tutte la altre vaccinazioni.
Nel complesso però la copertura vaccinale restava su livelli molto elevati attestandosi su valori inferiori solo di un punto percentuale rispetto al periodo pre influenza suina.
Significativamente il fenomeno definito “No vax” inizia ad avere una crescita nell’utilizzo nel 2017, cosa che fa ipotizzare ad un aumento della diffidenza verso le vaccinazioni innescata dopo il 2009 dato che i primi cali nelle vaccinazioni, almeno in Italia, sono rilevabili dal 2010-2011.
Uso del termine “No vax” in Italia – Google Trends
La pandemia H1N1 ha percorso delle fasi che si sono presentate poi anche in quella del Covid-19:
- l’allarme è stato rapidamente lanciato a livello globale dalla WHO e ripreso massicciamente dai media spingendo alla produzione in tempi accelerati di un vaccino visto come unica soluzione.
- l’ipotesi di introdurre misure come le mascherine non si è invece concretizzata probabilmente per via di un livello di allarme generalizzato ma non sufficientemente elevato.
- –il Lockdown non fu proposto perché non ancora elaborato ma proprio in risposta all’epidemia di H1N1 il ricercatore Neil Ferguson, il realizzatore del modello dei lockdown, iniziò in un articolo dell’agosto 2009 “Closure of schools during an influenza pandemic” a proporre la chiusura delle scuole come misura di contenimento pandemica.
- la vaccinazione di emergenza non giustificata dall’andamento pandemico fu introdotta con garanzie di impunità per le case produttrici ma si risolse in un flop generando infine diffidenza verso tutte le vaccinazioni.
- Esperti con conflitto di interessi amplificarono l’allarme.
- Gli errori nella gestione complessiva dell’epidemia furono all’origine di un movimento critico verso la vaccinazione obbligatoria.
Lo scandalo dell’epidemia di H1N1 avrebbe dovuto avere come conseguenza la revisione dei meccanismi che avevano amplificato e guidato su soluzioni errate l’emergenza, al termine della stessa gli errori sono invece stati ignorati e di fatto si è lavorato su come ripetere le stesse misure errate al riparo dalle vulnerabilità che le avevano neutralizzate.
Gli errori di gestione dell’epidemia Covid-19 appaiono quindi essere la prosecuzione di quelli fatti nel 2009, nel caso del Covid-19 questi sono stati resi possibili da un giornalismo distratto, da organizzazioni internazionali condizionate dalle case farmaceutiche e impegnate unicamente a difendere il proprio operato e infine da parlamenti nazionali sottomessi a queste ultime.
In seguito a questo meccanismo che ha sottratto gli errori alla possibilità di essere denunciati e corretti, gli stessi sono stati “perfezionati” e rinforzati per renderli meno attaccabili nel corso dell’emergenza Covid-19.
Video su Rumble:
https://rumble.com/vitpih-h1n1-lepidemia-che-ha-aperto-la-strada-al-covid.html
Nota: molti degli argomenti qui esposti sono riportati insieme ad altre importanti informazioni nell’inchiesta della Radio Televisione Svizzera Italiana (RSI) “Il fantasma della pandemia“.
FONTE: https://www.enzopennetta.it/2021/06/h1n1-lepidemia-che-ha-aperto-la-strada-al-covid/
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