Le domande
di STEFANO D’ANDREA (Presidente RI)
Quanto durerà la pandemia, sia pure, eventualmente, con meno morti all’anno tra gli anziani e i soggetti a rischio, per la parziale efficacia dei vaccini?
Altri due anni?
Altri cinque?
Altri dieci?
Altri quindici?
Altri venti?
Quando il virus diventerà endemico e coesisterà pacificamente con noi o al più causando un numero bassissimo di morti , diciamo tra i 5000 e i 10000, l’anno? Esistono indizi che non servano 20 o 15 o 10 anni? E allora vogliamo cominciare a sollevare la domanda che posi fin da principio, e che nessuno voleva affrontare, sperando nel vaccino risolutivo: come intendiamo vivere fino a quando il virus non sarà endemico o comporterà un basso numero di morti?
Vogliamo far tornare i nostri figli a praticare lo sport, all’aperto e al chiuso e a fare le docce dopo gli allenamenti? vogliamo far riprendere tutti i campionati e le gare sportive? vogliamo tornare a far funzionare le biblioteche e gli archivi a pieno regime? Vogliamo che gli studenti frequentino regolarmente le lezioni anche il giorno dopo che uno di essi è positivo? Vogliamo far ripartire e svolgere regolarmente tutte le stagioni concertistiche e teatrali? Vogliamo consentire a chi vuole di stare negli uffici pubblici senza mascherina?
Perché dovremmo tornare alla (almeno relativa e parziale) normalità domani o dopodomani e non oggi, se non abbiamo alcun indizio per affermare che la pandemia, sia pure eventualmente attenuata dai vaccini, durerà un anno o due o cinque o dieci o quindici o venti?
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