Sapir: Vladimir Putin a Valdaï (resoconto)
Sul suo blog Sapir ha pubblicato il seguente resoconto di una conferenza tenuta da Putin qualche giorno fa vicino a Mosca. Emerge con chiarezza il profondo contrasto tra la Russia che cerca di riguadagnare il suo ruolo di potenza globale e gli Stati Uniti che cercano di conservare la loro egemonia internazionale finora schiacciante e impedire il ricostituirsi di relazioni internazionali fondate sul principio della sovranità degli Stati.
Traduzione di Paolo Di Remigio FSI Teramo
Vladimir Putin a Valdaï (resoconto)
di Jacques Sapir • 27 ottobre 2016
Il pomeriggio del 27 ottobre il presidente Vladimir Putin ha presentato brevemente la sua concezione dei principali problemi posti da una filosofia dello sviluppo internazionale per la creazione di un ordine mondiale che sia insieme giusto e stabile. Poi ha risposto per quasi tre ore alle domande della sala. Interveniva all’ultima sessione del XIII incontro internazionale del Club Valdaï che si teneva a Krasnaya Polyana dal 24 al 27 ottobre. Insieme a lui, sotto la direzione di Timothy Colton, professore di Government and Russian Studies all’università di Harvard (Stati Uniti) che fungeva da moderatore, sono intervenuti :
• Heinz Fischer, Presidente della repubblica d’Austria (2004-2016)
• Mme. Tarja Halonen, Presidente de la repubblica di Finlandia (2000-2012)
• Thabo Mbeki, Presidente della Repubblica del Sudafrica (1999-2008)
L’intervento di Vladimir Putin ha affrontato un gran numero di problemi, sia nella conferenza iniziale che nelle risposte alle domande. Lo si può riassumere nel modo seguente (segnalo che questa non è una traduzione letterale delle sue espressioni).
Le istituzioni e le questioni politiche
Il presidente Putin ha iniziato col mettere in luce la resistenza dei paesi prima dominanti (gli Stati Uniti e certi paesi dell’Europa occidentale) che cercano di mantenere in vita istituzioni ormai sorpassate (come la NATO) o che cercano di indebolire le nuove istituzioni nate alla fine della guerra fredda, che si tratti dell’OMC o di altre organizzazioni. Ha insistito sul ruolo negativo per le istituzioni economiche internazioni delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Ha anche denunciato il fatto che si cerchi di rianimare il mito di una «minaccia russa», in particolare negli Stati Uniti, ma anche in certi paesi della NATO. Ha sottolineato lo scarto tra il livello demografico ed economico di questi paesi e quello della Russia. “In effetti”, ha aggiunto, “sembra che i dirigenti di questi paesi non abbiano molto da dire alle loro popolazioni. Non affrontano i problemi del livello di vita o della sicurezza. Dobbiamo continuare in questa direzione?” ha chiesto.
Vladimir Putin sottolinea che nel 1991/1992 aveva grandi speranze. Si stava per uscire dal «sistema della guerra fredda». Ma il cambiamento nell’equilibrio delle forze non è stato fatto in modo equilibrato.
Egli ha sottolineato che si vuole creare un’atmosfera di incertezza che servirà a influenzare le popolazioni nel quadro delle democrazie. Anche se questi paesi sono formalmente delle democrazie, è evidente che la popolazione può far sentire sempre meno la sua voce. I risultati delle elezioni, dei referendum, non sono più rispettati.
Ciò che si chiama «populismo» è il fatto che i cittadini hanno sempre meno fiducia nelle élite politiche, che queste élite sono compromesse negli scandali o semplicemente incompetenti. L’erosione della «classe media» è un fenomeno generale che dà origine a un potere oligarchico e burocratico oggi non più bilanciato dal potere del popolo.
Rispondendo a una domanda posta da un partecipante (russo) del MGIMO, egli ha precisato che la Russia non aveva preso alcuna posizione sull’elezione presidenziale [negli Stati Uniti]. Egli considera le accuse provenienti da parte di Hillary Clinton completamente infondate ed è sicuro che la giustizia americana lo dimostrerà. La Russia cercherà di cooperare con gli Stati Uniti sia con una presidenza Clinton che con una presidenza Trump. Ma ha anche sottolineato il carattere di «rivolta popolare» che si può trovare in una parte dell’elettorato di Trump.
La minaccia terrorista
A questa situazione viene ad aggiungersi il problema del terrorismo. Il terrorismo è multiforme, può usare armi molto primitive (il camion a Nizza). Il pericolo del terrorismo viene dalla nostra incapacità di identificare chiaramente il nemico. Ne risulta una divisione del fronte anti-terrorista che dovrebbe essere unito. Vediamo ciò che succede in Iraq, in Afganistan, in Libia. Non c’è un vero fronte anti-terrorista. Certi tentano perfino di utilizzare gruppi terroristi per i loro interessi, ciò che è estremamente pericoloso.
È dunque importante che la comunità internazionale si concentri sui problemi più importanti: le conseguenze economiche ed ecologiche della globalizzazione, la sicurezza, e che lo faccia nel quadro delle Nazioni Unite. Questo quadro è essenziale. Le Nazioni Unite sono state create dopo la seconda guerra mondiale. Ma, dopo la guerra contro la Serbia, negli anni ’90, si è visto il mandato delle Nazioni Unite regolarmente stravolto da certe potenze. Questo è divenuto evidente durante l’aggressione statunitense dell’Iraq, poi, ultimamente, nel caso della Libia. Questo stesso scenario sta per riprodursi nel caso della Siria dove la minaccia terrorista è nata dalla quasi distruzione dello Stato legittimo. Egli ha insistito con una certa forza su questi punti rispondendo a una domanda di Timothy Colton. Ha anche insistito sulla guerra allo Yemen, che fa molti più morti di quanto accada attualmente ad Aleppo, ma di cui, significativamente, la stampa dei paesi occidentali non parla quasi affatto. La distruzione o l’indebolimento delle Nazioni Unite sarebbe un dramma per l’insieme dei paesi.
«In Siria abbiamo cercato di separare le forze di opposizione dalle organizzazioni apertamente terroriste. Abbiamo molto discusso di questi problemi con gli Stati Uniti. Questi ultimi avevano accettato di appoggiare la nostra posizione. Ma, nei fatti, il bombardamento da parte dell’aviazione americana delle forze dell’esercito siriano a Deir El-Zor ha rimesso in questione tutto. Le discussioni erano state inizialmente molto proficue. Di qui la decisione di un cessate-il-fuoco. Il raid dell’aviazione USA (abbiamo dubbi che si trattasse di un errore) ha rimesso in questione tutto. Né noi né l’aviazione siriana interveniamo da 9 giorni dai cieli di Aleppo. Ma sul terreno non si vede alcuna dissociazione tra forze moderate e terroristi».
Il quadro delle relazioni internazionali
Il presidente Putin ha anche insistito ampiamente sul sistema delle relazioni internazionali, un sistema che oggi considera come non funzionale a causa della volontà di un paese (gli Stati Uniti, molto chiaramente, ma non li ha nominati). Nel sistema delle relazioni internazionali importa garantire la sovranità di ogni paese, non cercare il dominio, l’egemonia. È importante non interferire con la situazione interna di ogni paese. È la sola base possibile per una politica di sicurezza globale, altrimenti andremo al caos e al conflitto. Ha insistito anche sulla questione delle relazioni tra la Russia e la Finlandia. Queste questioni sono state risolte in modo più o meno soddisfacente. Ha anche espresso la sua ammirazione per l’azione delle organizzazioni umanitarie che intervengono sui differenti campi di battaglia, ma ha precisato che sarebbe importante che qualcuna di queste organizzazioni non sia strumentalizzata da una delle parti né prenda posizioni che ne farebbero un alleato di una delle parti combattenti.
Rispondendo a una questione sulla «CyberGuerra» ha affermato il suo attaccamento alla libertà di Internet e di essere in disaccordo con la politica del governo turco che oggi lo reprime. Ma ha anche sottolineato la necessità di garantire la sicurezza delle infrastrutture e in particolare delle strutture finanziarie.
Ha aggiunto che nella lotta antiterrorista è essenziale che vi sia una buona cooperazione tra i paesi (e ha messo in evidenza la cooperazione tra la Francia e la Russia) ma ha lamentato che questa cooperazione sia divenuta ostaggio di strategie politiche che cercano di imporre un punto di vista.
La questione dello sviluppo
Il presidente Putin ha poi insistito sul bisogno di sviluppare programmi di sviluppo a lungo termine (di nuovi «piani Marshall») che includano il più grande numero di attori possibili, di fare in modo che non siano sempre gli «stessi» a guadagnare. Lo sviluppo economico va fatto nell’interesse di tutti e i diritti di ciascun paese devono essere rispettati. Speriamo di sviluppare questi programmi sulla scala dell’Eurasia. È anche importante sviluppare ciò che si chiama capitale umano, perché ne dipendono i guadagni di produttività e l’aumento dei redditi del lavoro. È anche importante garantire la salute per tutti, farsi carico degli anziani.
L’Ucraina e gli accordi di Minsk e l’accordo sul plutonio
Sulla questione delle conseguenze della crisi in Ucraina, il presidente Putin ha ricordato la sua fedeltà a quello che si chiama il «format di Normandia» e agli accordi di Minsk. Ha denunciato l’attitudine di certi settori del governo ucraino cha hanno sabotato l’applicazione di questi accordi. Ma ha sottolineato che, a dispetto di questi tentativi, una parte degli accordi è stata effettivamente applicata. Il problema della mancanza di concertazione tra l’Ucraina e le regioni di Lugansk e Donetsk resta oggi il problema principale. Da questo punto di vista, segnala una convergenza tra la posizione della Russia e quella della Germania. Ma, il governo ucraino ha rifiutato il compromesso proposto dalla Germania e sostenuto dalla Russia. Ne segue che la responsabilità del blocco attuale sta interamente sul governo ucraino.
La conseguenza di questa situazione è un blocco pericoloso della situazione militare sul terreno, qualcosa che gli «occidentali» si rifiutano di vedere. Il rifiuto da parte del governo ucraino di fare il minimo compromesso potrebbe essere causa di un aggravamento della situazione. Più in generale, il conflitto tra la Russia e l’Ucraina è un conflitto fratricida che conviene regolare al più presto. «Per base della nostra politica abbiamo anche il rispetto dei diritti di proprietà, in particolare in questi periodi complicati. Così Poroshenko (presidente dell’Ucraina) possiede una grande impresa nella regione di Lipetsk e non interveniamo assolutamente su questa impresa».
Vladimir Putin dichiara che quando il presidente Poroshenko ha chiesto che il mandato dell’OSCE sia esteso, la Russia lo ha sostenuto. In teoria era una buona misura, soprattutto per evitare provocazioni quando avrebbero luogo nuove elezioni. Ma le altre potenze (cioè la Germania e la Francia) hanno rifiutato questa estensione del mandato dell’OSCE. Tuttavia la Russia è pronta a vendere gas all’Ucraina ai prezzi di mercato, ma, tenuto conto del comportamento dell’Ucraina in materia di rispetto del diritto dei contratti, essa esigerà un pagamento anticipato.
Per quanto riguarda l’accordo sulla questione degli stock di plutonio, il presidente Putin dichiara che non è la Russia che ha deciso di ritirarsi dall’accordo ma sono gli Stati Uniti che, ritirandosi dal trattato ABM, hanno distrutto la base diplomatica e militare dell’accordo firmato. È un’azione irresponsabile del governo americano. Dichiara allora che «abbiamo fatto la nostra parte in questo accordo, abbiamo preso tutta una serie di misure». Ma il presidente Putin insiste sul fatto che sono gli Stati Uniti che hanno reso impossibile il funzionamento dell’accordo.
La questione dell’Asia
La situazione in Asia sta per emergere come una questione importante. La posizione della Russia non è legata a un conflitto, latente o aperto, tra la Russia e gli Stati Uniti, ma al fatto che gran parte del territorio russo è in Asia. La Russia ha un interesse vitale a buone relazioni con la Cina e con l’India. Più in generale, la gestione dei conflitti in Asia va fatta tenendo in considerazione gli interessi di tutte le parti in questione. Il presidente Putin ha insistito sul contenuto delle buone relazioni tra l’India e la Russia e sull’importanza di queste relazioni.
La comunità internazionale ha conosciuto un gran numero di «sistemi» dopo un secolo. Il mondo del XXI secolo non sarà la continuazione del XX secolo. La Cina si affermerà come una potenza maggiore. Ma alla fine emergerà anche l’Africa. Dobbiamo inventare l’organizzazione del mondo futuro. Avremo il coraggio e il buon senso di inventare questo nuovo sistema, di farlo evolvere in maniera morbida? Di fatto, non vedo che un principio generale per questo sistema: il rispetto della sovranità di ognuno. Questo implica la presa in considerazione degli interessi nazionali di ciascun paese. Implica un dialogo permanente tra i paesi, nel quadro del rispetto del diritto internazionale, e questo diritto internazionale non può avere altre basi che il rispetto della sovranità. Il presidente Putin, nel quadro del suo intervento e delle sue risposte, ha molto insistito sulla questione della sovranità …
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