Stato o Volontariato? 1
Il messaggio suona circa così: “ci sono molte persone/bambini che soffrono. Aiutarli è segno di maturità e responsabilità, e costa poco”. Tali messaggi, quando vanno in TV, vengono immancabilmente conditi da immagini forti: bambini denutriti che piangono, persone disperate, paesaggi desolati di morte e distruzione. E noi che non facciamo niente, che osserviamo passivamente tutto questo strazio comodamente seduti sul divano. Facciamo davvero schifo. Il mondo va a rotoli ed è colpa nostra che non facciamo adeguate donazioni. Pensate un po': bastano pochi spiccioli per restituire il sorriso ad un bambino, per salvarlo da morte sicura per disidratazione, fame , malaria, dissenteria, e via dicendo. Con pochi euro possiamo salvare il mondo e noi, eterni Giuda, voltiamo le spalle a questa possibilità che ci viene offerta.
Ma basta digitare su Google “volontariato scandalo” per leggere 1.130.000 pagine web da leggere per farsi un'idea un po' più corretta di come stanno le cose.
C'è di tutto: dalla Missione Arcobaleno in Albania ai servizi gratuiti richiesti a chi è in cerca di lavoro (solo il 9% delle ONLUS che operano impiegano personale dipendente[1]) , dalle frodi delle adozioni a distanza alle sperimentazioni cliniche su pazienti ignari.
Lo Stato ci mette del suo, quando ci chiede (meglio, ci obbliga) a devolvere parte del nostro stipendio in opere religiose e di carità: l'otto per mille alla chiesa che maggiormente si impegna a rendere felici le persone nel mondo oppure allo Stato che di volta in volta lo utilizza per finanziare operazioni militari, il mancato gettito dell'ICI, oppure semplicemente a fare i cavolacci loro. Dice wiki che l'80'% dell'otto per mille che lo Stato incassa è “trasferito al bilancio generale”, e del restante 20% circa la metà viene speso per “conservazione beni culturali legati al culto cattolico”.[2]
Non contento di farci scegliere tra religione o guerra (e annessi sprechi), lo Stato ci offre la possibilità di essere munifici con altre attività di presunta utilità sociale. Il cinque per mille è un altro piccolo regalo che siamo obbligati a concedere ad attività di ricerca o di volontariato. Le ONLUS entrano così a pieno titolo nei nostri bilanci familiari. Le stesse organizzazioni ci informano che tale obbligatoria elargizione “non ci costa nulla”. Proprio come l'otto per mille. Tutto gratis.
Il Terzo settore (organizzazioni non governative, ONLUS e via dicendo) vale annualmente 400 miliardi di dollari, di cui una parte molto consistente se ne va per le spese di mantenimento e promozione delle organizzazioni stesse. Qualche esempio: su un totale di circa 7 milioni di euro, la sezione italiana di Amnesty International ne spende circa un terzo per promuovere l' associazione e mantenerla in vita. Per salvaguardare oceani, balene e foreste, nel 2011 Greenpeace Italia ha utilizzato 2 milioni 349.000 euro, meno di quanto spenda per pubblicizzarsi e cercare nuovi iscritti.[3]
D'altronde i motivi di tali spese sono ben comprensibili, e sono da imputare al marketing: il 2011 ha portato nelle casse delle sole ONLUS italiane ben 375 milioni di euro: le UNLUS più pubblicizzate hanno preso le quote più elevate.[4]
Non deve quindi stupire se in questo giro miliardario entrano affaristi di varie specie. Come Bernardino «Dino» Pasta, legato all'universo delle organizzazioni cattoliche. Nel 2010 a seguito del terremoto di Haiti si formò una cordata di ONG-ONLUS chiamata Agire. Con la solita prassi “un SMS salva il mondo e scarica la coscienza” vennero raccolti oltre 20 milioni di euro, di cui circa metà furono utilizzati per la ricostruzione, mentre l'altra metà (in attesa di essere utilizzata) venne consegnata a Pasta quale esperto di operazioni finanziare. Vi lascio immaginare che fine hanno fatto quei soldi. Se avevate dato 2€ per Haiti, beh, uno se l'è bevuto alla vostra salute il Pasta, magari assieme all'amico e compagno di merende Lele Mora.[5]
Tutto questo gran parlare e poco fare è analizzato nel Pilot Aid Transparency Index 2011, dove si denuncia come sprechi, corruzione ed inefficienze siano da imputare ad una mancanza di trasparenza. O viceversa. Il risultato è che i donatori (siano essi volontari o obbligatori come nei vari per mille della dichiarazione dei redditi) sono all'oscuro su come vengono spesi i loro soldi, mentre chi dovrebbe riceverli non riesce a pianificare nulla né a misurare l'impatto degli interventi. Questo quando arriva qualcosa, ben s'intende.
L'Italia in questa classifica si piazza, con il suo bel 10% di trasparenza, nelle ultime posizioni. Non esiste qualcosa simile al Freedom of Information Act, non vengono pubblicate le strategie operative, bilanci o documenti di valutazione.[6]
Pasta ringrazia.
Basta guardarsi un po' attorno e se ne leggono di tutti i colori: Greenpeace che dichiara perentoriamente di non accettare soldi da “aziende, governi o partiti politici”, ma secondo Activist Cash viene finanziata dalla famiglia Rockefeller, azionista della Exxon. Diceva David Rockefeller: "Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati ."
Possiamo sempre dare un aiuto agli amici finanziati da Rockefeller autotassandoci (?!) con l'italico cinque per mille. Pensare poi (e declamarlo pure) che il governo non prelievi quelle somme prelevate forzatamente dalle tasche dei contribuenti per stornarle nelle casse delle varie associazioni è solo un altro perfido esempio di come trasparenza ed il cosiddetto Terzo settore non vadano proprio d'accordo.[7]
Il WWF ebbe come primo presidente (dal 1962 al 1976) il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld, leader del gruppo Bilderberg; negli anni successivi subentrò John Loudon, presidente della compagnia petrolifera Royal Dutch Shell. Nel 2010 il WWF incassò 88 ml di euro (il 17% del totale) da finanze pubbliche (soldi nostri). Il 18% del totale viene speso per la “raccolta fondi”: pubblicità, marketing e via dicendo. I soldi delle nostre tasse che dovrebbero essere usati per migliorare l'ambiente sono quindi serviti per pubblicizzare il WWF, e questo per garantirsi quote più elevate, come spiegato sopra: argomento perfettamente circolare. [8]
Sicuramente Bono, il cantante degli U2, ha fatto molto meglio del principe Bernhard o dei Rockefeller messi assieme per il benessere dell'umanità e delle organizzazioni non-profit. Si parte con Edum, il suo marchio di moda, nato con l'intenzione di alleviare la povertà in Africa e prontamente delocalizzato in Cina. Si continua poi con la sua residenza spostata oculatamente dalla disastrata e nativa Irlanda verso l'Olanda, più parca di tassazioni. Ma il vero gioiello cui tutto il Terzo settore trae costantemente motivi di ispirazione è ONE, associazione non-profit antipovertà. In un articolo del New York Post di qualche tempo fa salta fuori che a fronte di donazioni pari a 15 milioni di dollari, solo 180.000 furono effettivamente distribuiti in beneficenza. Poco più dell'1%, cioè.
Il resto veniva speso nella gestione dell'associazione. Messo alle strette il portavoce della ONE è stato costretto ad ammettere che lo scopo dell'organizzazione non è di organizzare lotte contro l'estrema povertà, quanto organizzare la raccolta dei fondi. Insomma lo scopo dichiarato di quell'organizzazione è vincere la povertà nel mondo non combattendola attivamente con interventi mirati, ma semplicemente pubblicizzandola. E vivendoci allegramente sopra.[9]
"Il prezzo delle palle raccontate è pagato non da chi le racconta, ma da chi ci crede."
Piera Graffer
PS: ovviamente non sto dicendo che tutte le associazioni di volontariato siano come la ONE di Bono. Anzi molte di queste associazioni offrono servizi che rendono la vita altrui (spesso drammaticamente difficile) più sopportabile. Sul perchè invece occorrano volontari per supplire alla mancanza cronica di Stato nel sostenere i più bisognosi.…..
[1]http://www.oikos.org/onlus.htm
[2]http://it.wikipedia.org/wiki/Otto_per_mille
[4]http://crespienrico.wordpress.com/tag/save-the-children/
[5]http://www.ilgiornale.it/news/truffa-ai-bimbi-haiti-spariti-9-milioni.html
[6]http://www.publishwhatyoufund.org/files/2011-Pilot-Aid-Transparency-Index.pdf
[7]http://www.vocidallastrada.com/2010/07/la-famiglia-rockefeller-azionista-di.html
[8]http://www.thecommentator.com/article/928/why_do_we_continue_to_panda_to_the_wwf_
[9]http://nwo-truthresearch.blogspot.it/2010/09/la-one-foundation-di-bono-vox-da-solo.html
E’ perché anziché continuare a scrivere cose che gia tutti conoscono, non organizzate una campagna informativa mirata sullo spreco di risorse pubbliche che fa questo settore ? Cinque per mille, bandi pubblici, convenzioni con Enti Pubblici, donazioni incentivate dal beneficio fiscale. Sul terzo settore piovono risorse pubbliche a non finire. Cosa va ai veri bisognosi. BRICCIOLE ! Questa è una casta di tipo mafioso che si nasconde dietro gli occhi di un bambino che piange confortato da un volontario missionario. Ma non basta questo. TROPPO POCO RISPETTO A QUELLO CHE SUCCHIANO .
E POI VOGLIONO LA SUSSIDIARIETA’ . IO HO FATTO VERO VOLONTARIATO PER UNA DECINA D’ANNI POI ME NE SONO VENBUTA VIA SCHIFATA. IL “”SOCIALE “” LO DEVE FARE LO STATO E BASTA. SOLDI PUBBLICI A QUESTA GENTAGLIA NON NE DEVONO ANDARE. PRIMO PERCHE’ NEL MIKGLIORE DEI C ASI OPERANO CON SCARSA EFFICIOENZA E QUINDI SPRECANO RISOSRE, SECONDO PERCHE’ NON SONO ASSOLUTAMENTE TRASPARENTI, TERZO PECHE’ LA LORO CULTURA E’