Come costruire l’alleanza patriottica? – In forma di lettera agli amici del Movimento Popolare di Liberazione
Cari amici del Movimento Popolare di Liberazione,
un impegno contratto per presentare L’Associazione Riconquistare la Sovranità ad Alcamo e a Calatafimi Segesta non mi consente di essere presente alla vostra assemblea, come invece desideravo.
Ho chiesto a Moreno Pasquinelli di poter effettuare una breve comunicazione che affido a questa pagina.
Nelle prossime elezioni non si candiderà in Italia nessuna seria lista sovranista. Infatti, non esistono in Italia forze politiche sovraniste.
Eppure, qualche passo avanti rispetto al convegno di Chianciano dell’ottobre 2011, e direi anche grazie ad esso, lo abbiamo fatto.
Quel convegno era intitolato “Fuori dal debito, fuori dall’euro”. Io vi tenni una relazione intitolata “O la Costituzione della Repubblica Italiana o l’Unione europea”. Il problema dell’annullamento del debito mi appariva secondario. Credevo fosse un provvedimento da prendere come estrema ratio, perché il debito pubblico, se ben disciplinato, in modo da generare tassi di interessi reali negativi, è un falso problema. Credere che l’entità del debito pubblico sia un problema vero e addirittura fondamentale, e proporre l’annullamento del debito pubblico, significa aver introiettato i dettami dell’ideologia dominante. Ciò non toglie, ovviamente, che tornati alla sovranità, si debbano fare i conti con taluni intermediari finanziari.
Al contrario, mi sembrava che l’uscita dall’euro fosse si importantissima ma non decisiva.
Importantissima, perché l’euro si è rivelato, oltre che errore politico, un errore tecnico, che sta indebolendo tutto il tessuto produttivo italiano, colpendo anche molte imprese e lavoratori autonomi che traggono reddito dal mercato e che vedono scendere la domanda fino al punto da dover chiudere la propria attività.
Non decisiva perché un'Italia più giusta, indipendente e sovrana implica la riconquista dell’intera sovranità nel disciplinare i rapporti economici e dunque la fuoriuscita dall’Unione europea o la trasformazione di quest’ultima. Uscita per andare dove? Trasformazione dell’Unione europea per farne cosa? Direi che l’esito dovrebbe essere quello che si chiamava “mercato comune”: la vecchia CEE. Il mercato comune è stato abbandonato per creare il “mercato unico”, ossia l’Unione europea. Il mercato unico è stato progettato con l’Atto unico e poi realizzato con Maastricht e l’Unione monetaria.
Il mercato comune era una forma di integrazione economica tra Stati nazionali che restavano fondamentalmente sovrani. La moneta era statale; la banca centrale poteva acquistare titoli del debito pubblico sul mercato primario; tutte le discipline che consentivano la repressione finanziaria (tassi di interesse reali inferiori all’inflazione) potevano essere introdotte (e a lungo sono state vigenti); gli stati potevano mantenere le discipline di vincolo alla circolazione dei capitali, e quindi potevano tenere sotto controllo la bilancia dei pagamenti ma anche promuovere lo sviluppo interno e impedire parecchie delocalizzazioni; i vincoli relativi al debito pubblico, al deficit e all’inflazione non c’erano. La deflazione salariale, che noi abbiamo attuato prima di altri per entrare nell’euro (pacchetto Treu) non era imposta, di diritto o di fatto, dalla organizzazione europea.
Dunque, bisogna uscire dall’Unione europea (dal mercato unico) per ricostituire un mercato comune, eventualmente non esteso a tutti gli Stati che oggi compongono l’Unione europea.
Queste idee, un tempo gravemente isolate, sono andate diffondendosi ed esiste oggi una piccola base di consenso per poter fondare un partito sovranista e patriottico. Patriottico, parola, quest’ultima, forse ancora troppo impegnativa; ma tra qualche anno la utilizzeranno in molti. Noi dell’ARS già oggi la facciamo nostra, augurandoci di anticipare ancora una volta i tempi.
Come si costruisce questo partito?
Non vedo forze, per quanto motivate, che dispongano delle energie necessarie a costituire da sole il partito, per il quale sono indispensabili – voglio essere molto pratico, come deve essere un politico – cinquemila validi militanti dei quali mille candidati buoni ottimi o eccellenti.
I militanti sono validi quando hanno capacità di essere ascoltati e seguiti da amici, parenti, conoscenti, colleghi. I candidati, quando, da un lato, sanno capire a fondo i problemi e hanno capacità di parlare in pubblico, dall’altro, portano in dote trenta persone che li aiuteranno nella campagna elettorale (la dote potrà trovare fondamento nel carattere, nella storia personale o del mestiere del candidato). Questa è la base minima, necessaria ma anche sufficiente, per offrire al popolo Italiano una possibilità; per indicare ad esso una strada. Quando questa base esisterà, sarà possibile approdare in Parlamento, parlare al Popolo italiano e tentare la scalata verso quella presa del potere che è l’obiettivo della politica; e che è obiettivo anche dei ceti subalterni, come Brecht ha mirabilmente insegnato nella Lode dell’imparare.
Né è pensabile che questa piccola ma consistente associazione di uomini, uniti in un solo corpo (organizzazione) e in un solo destino, venga fuori dall’assemblaggio di venti o trenta o addirittura cinquanta gruppetti, tanto più se si tratta di gruppi virtuali, inesistenti nella realtà. Con i gruppi virtuali, anzi, non si devono avere rapporti (politici), fino a quando abbiano dimostrato di essere radicati in alcune realtà territoriali.
Non vi è altra possibilità che formare cinque, sei o al massimo sette forze sovraniste e patriottiche. Esse devono raggiungere la consistenza di 700-1000 associati, i quali militino nelle realtà locali, diffondendo non soltanto i temi economici, legati al patriottismo costituzionale, ma anche quelli, storici, culturali e antropologici, sempre legati al patriottismo costituzionale che siamo chiamati a risvegliare.
L’ARS si è posta l’obiettivo di costituire una frazione della futura alleanza patriottica. Vuole essere una di quelle cinque, sei o sette forze. Per questa ragione utilizza poco il web, dove ha alcune pagine, che sono essenzialmente una vetrina per attirare simpatizzanti e associati, e va costituendo sezioni o gruppi territoriali. Abbiamo iniziato ad ottobre e siamo già stati a Pescara, a Piacenza, a Bologna, a Bari, a San Vincenzo di Livorno e a Viareggio. Il 12 e il 13 gennaio saremo ad Alcamo e a Calatafimi Segesta, il 19 gennaio a Milano, il 26 a Taranto il 27 a Foggia e il 9 febbraio a Pistoia. E abbiamo in preparazione numerose conferenze-assemblee delle quali non abbiamo ancora fissato la data: a Firenze, ad Oristano, a Cagliari, a Genova, a Chioggia, a Cosenza, a Verona, a Velletri, a Tarquinia, a San Benedetto e in molti altri luoghi. In ogni città nella quale ci rechiamo intendiamo creare una sezione o un gruppo di militanti.
Mi permetto di invitare gli amici di MPL a seguire una strada analoga a quella dell’ARS e a cercare di fare del Movimento Popolare di Liberazione una frazione della futura alleanza patriottica.
Non avrebbe senso, invece, fondere oggi alcuni dei movimenti o alcune delle associazioni che stanno nascendo o sono appena nate. Sorgerebbero problemi organizzativi e subiremmo perdita di energie, anziché accrescimento delle medesime. Soprattutto, rischieremmo di doverci confrontare con gruppi totalmente virtuali, i quali pongono problemi e non sono in grado di offrire nulla. E noi stessi non abbiamo ancora dimostrato di non essere virtuali ma reali.
Che ogni gruppo, associazione o movimento segua la sua strada. I gruppi che cresceranno e si radicheranno nelle contrade italiane, dimostreranno di possedere tutte e tre le armi essenziali: uomini, idee e organizzazione. I gruppi che non cresceranno, falliranno in un benemerito processo di selezione e non avranno altra scelta che aderire ad altri con idee simili ma magari con uomini e capacità organizzative migliori. Alla fine, i cinque, sei o sette gruppi che saranno emersi dal duro, naturale e benemerito processo selettivo, in mezz’ora troveranno l’accordo.
Abbiamo tempo. Infatti non siamo chiamati soltanto a risolvere uno o altro problema economico. Siamo chiamati a ricollocare la nostra Costituzione al vertice delle fonti dell’ordinamento italiano, a ricostruire la Patria e a ridare una classe dirigente al paese, che è gravemente ferito e rischia di morire. Abbiamo appena iniziato quella che sarà una lunga lotta di liberazione. Anzi, stiamo muovendoci con largo anticipo. Tra qualche anno saranno milioni ad aver compreso qual è il problema.
Viva la Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, viva l’Italia creata dal Risorgimento e auguri ai militanti del Movimento Popolare di Liberazione.
Questo si chiama avere le idee chiare.