Una lettura più analitica e precisa dei dati dell’ultimo aggiornamento del rapporto del Ministero della salute britannico sulle varianti.

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5 risposte

  1. ferdinando ha detto:

    L’analisi dei dati sulla protezione dall’evento morte è inficiata dal fatto che la sindrome respiratoria acuta grave che può sviluppare da un infezione di SARS-COV-2 è per sua natura legata alle condizioni ambientali (in larga misura climatiche), fondamentalmente sars-cov-2 in questi casi è soprattutto concausa di morte. Il periodo novembre-marzo produrrà dati significativi per una analisi attendibile sugli ipotetici benefici del vaccino. Ad oggi le uniche evidenze che abbiamo sono che il vaccino non è minimamente sterilizzante e che sars-cov-2 è endemico.

  2. Roberto ha detto:

    Un paio di osservazioni ad un articolo che trovo corretto.
    Suggerisco di utilizzare i dati contenuti in tre rapporti sequenziali in quanto i casi e la loro evoluzione clinica richiede un lasso temporale che può essere incluso in questa maniera.
    Visto che il vantaggio della vaccinazione derivante dalla assenza di contagio non compare nei dati, è interessante analizzare il decorso della malattia in presenza di sintomi significativi.
    Una giovane londinese che conosco bene ha avuto il Covid. Grazie alla età e forse ad alcune cure domiciliari, è guarita in pochi giorni come altri suoi amici. In questo modo ha guadagnato immunità naturale che da recenti studi israeliani emerge essere molto più valida di quella indotta da vaccino. In un certo senso, questo è un effetto positivo in quanto è ora immune.
    Se però guardo all’impatto che hanno i “casi” che hanno un risvolto clinico, la questione cambia radicalmente. E’ paradossale il fatto che le persone che sono andate in ospedale con sintomi seri, hanno una possibilità di morire più alta tra i vaccinati. Una possibile interpretazione è che i vaccinati sono frequenti nelle fasce di età più a rischio, ma certo questo rimane un enigma interessante e che potrebbe trovare risposta se ci fossero dati più precisi relativi alla fragilità medica delle persone che muoiono.

  3. ferdinando ha detto:

    Un altro aspetto di cui tener conto è che la campagna di vaccinazione così spinta in alcune fasca di età porterà alla mancanza del gruppo di controllo rispetto al quale fare confronti. Questo sarà un aspetto di non poco conto non solo sull’efficacia del vaccino verso forme gravi di malattia ma soprattuto sugli eventi avversi, in barba alla tanto acclamata medicina basata sulle evidenze scientifiche.

  4. fausto ha detto:

    Molto bello, e portatore di logica.

    Le mie modeste chiose:

    _ il rapporto britannico propone in modo spericolato la definizione di “vaccinato”, dimenticando che la comparsa di anticorpi richiede tempi abbastanza lunghi. Chi è stato punturato da 21 giorni potrebbe essere nel campo dei vaccinati, ma potrebbe anche non esserci ancora. Il limite andrebbe chiarito.

    _ i trend sono importanti. La riduzione relativa del rischio ottenuta può anche essere discreta, ma bisogna vedere come evolve. Al momento sembra dirigersi progressivamente in basso.

    _ la pochezza dei sintomi estivi, già ricordata nel primo commento, crea un ambiente molto pericoloso in senso statistico. E’ facile nascondere i contagi con pochi sintomi, basta evitare di fare screening. Immagino che i punturati siano ora abbastanza certi di starnutire per un qualsiasi raffreddore, perché testarsi? Attendiamo l’inverno, e vediamo se la musica cambia.

  5. ferdinando ha detto:

    Mi permetto di aggiungere che il test molecolare ha una specificità molto più bassa di quanto si possa immaginare, recentemente il CDC americano lo ha dovuto evidenziare e ad oggi purtroppo non esiste un gold standard per i test molecolari ne tanto meno per i sierologici. Questo spiegerebbe l’altissima incidenza di positivi asintomatici che con il covid non hanno nulla a che fare, un vero paziente covid oltre alla positività al tampone presenterà all’esame radiologico la caratteristica ground-glass opacity polmonare tipica della sindrome acuta respiratoria grave. Le analisi statistiche sull’efficacia del vaccino dovranno necessariamente tener conto di ciò, altrimenti si confondono lucciole per lanterne.

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