Accoglienza negata e solidarietà “fica”
di LORENZO D’ONOFRIO (FSI Pescara)
Mi rendo conto che oggi è estremamente difficile parlare di profughi, rifugiati e accoglienza, districandosi fra il becero fascioleghismo a scopo prettamente elettorale e la tendenza, molto globalisteggiante, a trattare la questione con quei paraocchi, più o meno consapevoli, che garantiscono di concentrarsi sui drammatici (e sin troppo reali) aspetti umanitari e sentirsi davvero “fichi”.
Sia chiaro, non accetto che si possa discutere del diritto all’accoglienza: va assolutamente garantito, così come va assicurato, ad ogni costo, il soccorso a chi sta rischiando di morire.
Bisogna a un certo punto interrogarsi, tuttavia, su quali siano le condizioni capaci di assicurare la garanzia di questo diritto. Bisogna soprattutto riconoscere quali sono gli unici soggetti in grado di farlo davvero: gli Stati (si legga il paragrafo sotto).
Non è tollerabile, soprattutto davanti alle disgrazie di chi cerca accoglienza (ma anche di chi dovrebbe accogliere), l’atteggiamento di quegli sciroccati che sognano un unico governo globale ed un mondo senza frontiere, finendo per essere complici di un sistema globalista nel quale il potere (e quindi la crescente potestà di decidere dei diritti, della vita e della morte delle persone) è sempre più in mano ai capitali privati, mentre gli Stati, minacciati dall’avanzata di un folle cosmopolitismo, sono ridotti a semplice capro espiatorio di inefficienze e diritti negati.
Negazione dei diritti cui, stranamente, sono sempre pronti ad “ovviare” grossi benefattori attraverso Organizzazioni Non Governative, utilizzando la buona fede, ma a volte anche la sete di gloria, di chi riesce, a torto o a ragione, ad inquadrare solo l’aspetto umanitario, finendo per concentrarsi sui sintomi di un problema epocale ma, di fatto, rischiando di alimentarlo.
Ecco, si manifesti pure per la vita e per le libertà, di chiunque, ma ci si fermi anche a riflettere sul legame fra capitale, annientamento degli Stati, abbattimento delle frontiere, e diritti negati, o ci si ritroverà sempre più disperati a piangere le morti innocenti e a reclamare inutilmente l’adempimento di doveri di solidarietà da istituzioni, come quelle europee, che sono nate per impedire alle autorità nazionali di farlo. Asciugate le lacrime si potrà poi finire ad accettare l’aiuto di Soros…
SENZA STATO E FRONTIERE NON ESISTE ACCOGLIENZA
1) L’accoglienza per profughi e rifugiati è un diritto che presuppone un soggetto attivo, ovvero chi ha i requisiti previsti dalla Costituzione (e dalla Legge) e dal diritto internazionale, e un soggetto passivo, ovvero lo Stato che deve garantirla, nel rispetto dei principi costituzionali e, quindi, della dignità umana.
2) L’accoglienza per un Paese come l’Italia, soprattutto in questa fase storica, è una funzione essenziale che lo Stato deve svolgere senza badare a spese, nell’interesse sia degli aventi diritto che dei cittadini, anche per garantire la tenuta sociale.
3) L’accoglienza ovviamente ha dei costi, necessariamente elevati, ma che uno Stato sovrano è in grado di sostenere, tantopiù se si considera che, laddove orientati verso l’economia interna, tali costi finirebbero per essere un contributo all’occupazione e alla crescita economica (si astengano dal commentare tutti quelli per cui la spesa pubblica è debito e non ricchezza privata).
4) L’accoglienza indiscriminata, oltre ad essere una follia, è la prima vera discriminazione nei confronti degli aventi diritto, che finiscono per essere invischiati nel caos generale e procedurale e per essere ingiustamente privati di quanto andrebbe loro garantito.
5) L’accoglienza ha bisogno di uno Stato efficiente, fortemente presente nei territori più interessati con fondi, strutture, personale e procedure snelle, non certo di uno Stato che si giri dall’altra parte per lasciar fare: quello è interesse di Confindustria e delle Mafie.
6) L’accoglienza necessita quindi di frontiere, che uno Stato ha il diritto e dovere di controllare: non ho ancora trovato un fanatico globalcosmopolita in grado di spiegarmi chi dovrebbe effettuare i soccorsi in mare se lo Stato rinunciasse a pattugliare le coste, o capace di rivelarmi a chi mai si potrebbe chiedere asilo politico in un ipotetico e distopico Mondo senza confini.
7) Chi pensa di poter continuare ad affrontare il problema alla “abbattiamo le frontiere e accogliamoli tutti”, come un liberalbuonista cosmopolita antistatalista qualunque, non vale più di un fascioleghista, per cui ci risparmi il suo fichissimo ma ipocrita grido di dolore di fronte ad ogni trgedia della quale finisce, volente o nolente, per essere complice.
ADDENDUM di ANDREA FRANCESCHELLI (FSI Pescara)
In un Paese in cui:
1) le frontiere sono aperte alla libera circolazione delle persone;
2) la ricchezza non è redistribuita attraverso la leva fiscale (in assenza di progressività delle imposte ed in contemporanea presenza di libera circolazione di capitali, la quale determina la fuga dei grandi profitti che si vanno a collocare in paradisi fiscali);
3) è presente una altissima percentuale di disoccupazione (indotta dalla libera circolazione delle merci che invita le imprese alla delocalizzazione in aeree con bassi costi della manodopera);
esiste la tendenza a sostituire la popolazione indigena – costretta ad emigrare in altri paesi in cerca di occupazione – con popolazione straniera la cui aspettativa di reddito si colloca nella fascia della estrema povertà.
Tale fenomeno fa aumentare esponenzialmente il divario tra ricchi (sfruttatori) e poveri (sfruttati).
Il fenomeno emigratorio e quello immigratorio trovano equilibrio quando la saturazione del mercato del lavoro estero frena l’emigrazione. A quel punto la storia ci insegna che le tensioni sociali tra indigeni e stranieri sfociano nell’odio razziale e nella repressione guidata dal sonno della ragione.
Corretto e puntuale quanto detto nell’addendum… assistiamo alla delocalizzazione della produzione in paesi come il Viet-Nam, dove si fabbricano le calzature Adidas, per intenderci, o Indonesia, Bangladesh ecc. poiché là il costo del lavoro è irrisorio ed il profitto, quindi, altissimo. Tralascio di spiegare l’ovvietà per la quale il costo del lavoro è basso in quei paesi… Adesso, coercitivamente, in un modo o nell’altro, si tenta di ridurre l’Italia alla stregua di quei paesi… ci hanno provato con la storpiatura della costituzione, per fortuna andata male, e ci provano con l’iniezione continua di immigrati dai paesi più poveri, in cui i diritti dei lavoratori sono un’utopia, per chi almeno ha ancora la capacità di sognare… Il tutto è organizzzato sfruttando la spinta emozionale indotta nei cittadini del nostro paese e la debolezza della nostra giustizia… in pratica usando le nostre stesse armi, giustizia, diritto, umanità, legge dell’Ammiraglio, contro noi stessi e mettendoci sotto l’imposizione di trattati internazionali firmati sotto il ricatto economico e finanziario… è una situazione esplosiva e presto ce ne accorgeremo e ve ne accorgerete, signori buonisti… Laura Boldrini è stata molto chiara: “presto il loro stile di vita sarà il nostro stile di vita”… signori, siamo serviti!
Nel Mediterraneo ci sono decine di navi che battono bandiera straniera e che spesso fanno capo ad oscure società con sede legale nelle Bahamas o nelle Isole Marshall. Queste navi, quotidianamente, fanno la spola caricando centinaia (a volte migliaia) di migranti nelle acque territoriali libiche per trasportarli in Italia. Credo sia legittimo chiedersi chi finanzi queste attività, quali ne siano le finalità e a quale titolo soggetti privati entrino nelle acque territoriali libiche e, dopo essersi messi in contatto con personaggi delle criminalità locale probabilmente legati all’ISIS, raccolgano migranti per sbarcarli nei porti italiani.
Per cercare di dare una risposta a queste semplici domande forse è utile sapere un paio di cosette su uno dei “filantropi” più attivi in queste operazioni di “solidarietà fica”:
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/regia-dietro-sbarchi-grillo-maio-rilanciano-sospetti-146337.htm