Segni dei tempi
di PAGINA FACEBOOK (Augusto Sinagra)
Pare che il Prefetto Michele Di Bari, Capo del Dipartimento Affari Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, abbia rassegnato le sue dimissioni perché sua moglie sarebbe coinvolta in vaste indagini in Puglia, che vedono indagate circa 16 persone, per “caporalato” e cioè la forma più indegna di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. E la cosa dà ulteriore conferma, al di là di più criminosi progetti, dell’interesse a fare entrare in Italia genti africane in condizioni di sostanziale schiavitù.
Io non conosco il Prefetto Michele Di Bari e non mi sento di accusarlo di alcunché, e meno che mai a indagini in corso.
Ma se egli ha ritenuto di dimettersi, quantomeno sussistono gravissimi motivi di opportunità ed è proprio questo che inquieta.
Lui è stato il braccio operativo nell’eseguire la criminosa politica “migratoria” della sua Collega e Ministro Lamorgese Luciana, e se l’ha condivisa ne è responsabile anche lui.
Se poi non l’ha condivisa doveva dimettersi ben prima e se non l’ha fatto ne è stato correo.
Auguro al Dottor Michele Di Bari il migliore esito per le indagini in corso che muovono da un’ipotesi di reato che è poco definire infamante.
Io non so se il Dott. Michele di Bari è anche lui formalmente indagato, ma non è questo quello che importa. Quel che importa è che lui ovviamente non poteva non conoscere quel che faceva la sua gentile consorte.
La vicenda di Michele Di Bari è emblematica della situazione generale in Italia.
Circa ottant’anni fa, che è una frazione di tempo nello svolgersi degli eventi storici, un Uomo fu vilmente ucciso sul Lago di Como nella casa dei contadini Di Maria nel tentativo di difendere la sua donna dalla violenza eccitata dei suoi custodi aggressori.
Quando fu fatta l’autopsia furono riscontrati fori di proiettile sul torace ma non sulla giubba che evidentemente gli fu messa a morte avvenuta.
Quando la bestialità dell’essere umano ne fece lo scempio che sappiamo per lui e per altri compagni dello stesso destino, in quel di Piazzale Loreto a Milano, figurativamente parlando dalle sue tasche non cadde un soldo.
Walter Annichiarico, uno dei più grandi attori italiani e già combattente valoroso nelle FF.AA. della RSI, usava salutare in teatro gli amici della prima fila “e anche della Decima”.
Gli episodi possono apparire sconnessi con la vicenda che vede coinvolte 16 persone indagate per “caporalato”.
Non è così: in quei tempi ormai lontani vi era l’assoluto rispetto per la sacralità del pubblico denaro. Non si rubava.
In quei tempi vi era ancora memoria e tensione morale, che oggi non c’è più e va ricostruita.
Quella tensione morale che tiene lontani da ogni individualistica profittanza e da ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
AUGUSTO SINAGRA
FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=148205817548045&id=100070758812209
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