Criptovalute, la tempesta perfetta viene dal Kazakhstan
di STRISCIA ROSSA (Luca Borsari)
La crisi in Kazakhstan scuote il mercato delle criptovalute che ne è, a sua volta, anche una causa indiretta. Alla base dei violenti disordini di piazza che hanno sconvolto negli ultimi giorni il paese centroasiatico – esteso quanto l’intera Europa Occidentale e ricchissimo di risorse minerarie e di idrocarburi – ci sono non solo il carovita, con un forte aumento dei carburanti per autotrazione ma anche i bitcoin, che hanno messo sotto pressione i prezzi dell’energia elettrica.
Il secondo paese per le criptovalute
Il Kazakhstan per le valute virtuali è la seconda piazza a livello mondiale, dopo gli Stati Uniti. Il Paese negli ultimi due anni è diventato un vero e proprio eldorado per i “minatori” di criptovalute con 88 mila aziende che si sono trasferite nel Paese. Su questo boom ha certamente pesato la politica restrittiva della Cina che a maggio ha messo al bando le attività di trading e di mining di valute virtuali e a settembre ha dichiarato illegali tutte le transazioni finanziarie in cui sono utilizzate.
E veniamo alla crisi. Per “estrarre” i bitcoin e le altre valute virtuali servono enormi quantità di elettricità. Le monete virtuali sono infatti create da molti computer ad alta potenza che competono, in diverse parti del mondo a risolvere complesse operazioni matematiche e crittografiche in un processo ad alto impatto energetico.
Il Kazakhstan i data center che creano le valute virtuali – in pratica grandi capannoni che ospitano centinaia di computer e altrettante ventole di raffreddamento – sono prevalentemente alimentati da elettricità fornita da vecchie centrali a carbone altamente inquinanti. Il governo della capitale Nur-Sultan, che inizialmente aveva accolto con favore l’ingresso nel Paese di migliaia di aziende estrattrici di criptovalute, negli ultimi mesi, preoccupato per i loro eccessivi consumi (equivalenti all’8% della capacità elettrica del Paese), ha dichiarato illegali le aziende non registrate che costituiscono due terzi di tale bolletta.
Il governo del Kazakhstan ha bloccato internet. Effetto boomerang
L’esecutivo del Kazakhstan il 5 gennaio scorso ha complicato la situazione bloccando anche la rete Internet sul suo territorio. Anche se l’intento era quello di ostacolare le comunicazioni dei manifestanti l’effetto è stato ben più ampio. Poche ore dopo l’interruzione la capacità di calcolo della rete estrattiva dei bitcoin è crollata, provocando un pesante contraccolpo anche sui prezzi del bitcoin, che quel giorno hanno toccato i minimi da molti mesi. Insomma la tempesta perfetta per questi sistemi di pagamento il cui futuro appare sempre più messo in discussione anche per la scarsa trasparenza e per il loro impatto ambientale.
Fonte: https://www.strisciarossa.it/criptovalute-la-tempesta-perfetta-viene-dal-kazachstan/
Mi chiedevo come mail Bitcoin fosse crollato miseramente.
Nessuno ne parlava se non dire che la speculazione era la causa??????
Ora invece si scopre che è tutto collegato… ma dai.
Proprio vero, che dietro a certe informazione ve ne sono altre molto più vere.