“Donate due gradi centigradi alla Patria!”. La superficialità dei media e un piano del Governo che non serve. Mentre l’Europa ci manda a fondo
di SCENARIECONOMICI (Leoniero Dertona)
Il Minculpop è partito: a 90 anni dall’”Oro alla Patria” di littoria memoria, ora siamo arrivati al “Donare due gradi alla Patria”. Il Parlamento addirittura, bontà loro, chiuderà il riscaldamento un’ora prima, cosa non complicata se si vive a Roma e si è ormai a metà marzo, ma che vorrei vedere applicata trasferendo il parlamento, ad esempio, a Susa o a Tarvisio. Inoltre, con gran sprezzo del ridicolo, i soliti moralizzatori da un tot al chilo, sono già all’opera
Intanto Draghi non vede una recessione, ma solo un “Rallentamento della crescita”, gentile eufemismo per indicare una recessione, cosa che accade quando il rallentamento porta la velocità di crescita prima a zero, e poi ai numeri negativi. A furia di rallentamento si va in negativo, ma questo è solo un “Rallentamento”, non preoccupatevi. Nonostante questo si preparano delle decisioni che, mercoledì, dovrebbero dare un’impostazione più “Bellica” alla nostra economia. Si parla di “Divieto di esportazione dei beni strategici”, quando il bene più strategico, l’energia, ci vede completamente dipendenti dell’estero, e da un estero ora ostile, il tutto non per una maledizione divina, ma per una scelta legata a strategie sbagliate, nazionali ed europee, degli ultimi 30 anni. Abbiamo abbandonato le sicure forniture libiche, anche a causa della Francia, per legarci su ordine tedesco alla Russia. Abbiamo abbandonato la produzione nazionale di gas per soddisfare i piccoli egoismi localisti, fondamentalmente stupidi, ed ora ne paghiamo li costi.
Dal punto di vista energetico quello che trapela del piano Draghi è poco più di nulla.
- abbassamento della temperatura nelle case (e d’estate come faremo con i condizionatori? Tutti in montagna?)
- modifica orari di apertura degli uffici per ridurre l’uso de riscaldamento (risparmio irrisorio, misura di facciata),
- fermi strategici industriali del gas per facilitare l’accumulo , dando l’addio all’industria pesante e a quella, come la ceramica, più conveniente;
- nove miliardi di aiuti sulle bollette, contro una quarantina di maggiori costi;
- “Divieto di esportazione di prodotti strategici” fra cui il grano, in un paese in cui abbiamo 4 milioni di ettari non più coltivati perché l’agricoltura è stata considerata, da tempo, un fastidioso diversivo da sacrificare in nome delle politiche europee e da ridurre alla produzione di qualche limitata eccellenza.
Dal lato dell’offerta, quello più importante, per ora non si prova a fare nulla. Sembra che oramai il governo sia schiavo della UE, di un Tiemmerman, commissario all’ambiente e vice presidente della commissione, che è partito ancora più alla carica con la “Transizione verde”, che in Italia si tramuta in una transizione verso il freddo e verso la disoccupazione. Il vertice di Versailles in corso non porterà nulla di concreto dal punto di vista energetico, come non lo ha portato il fantomatico “Piano” di sganciamento dalla Russia predisposto a Bruxelles dalla Commissione.
Appare incredibile che organi nazionali e internazionali che hanno clamorosamente fallito le politiche degli ultimi 30 anni continuino a predicare le stesse misure, lo stesso “Piano A”, che è fallito, che sta fallendo e che fallirà, davanti ai nostri, e ai vostri, occhi. Questo non è più un lento cammino verso la decadenza, ma una rapida cavalcata verso l’autodistruzione, il tutto contornato da personaggi farseschi, tipo Gassman, che pensano di “Donare il gas alla patria”, senza rendersi conto che mosse del genere sono demagogiche e risibili, dal punto di vista pratico. Senza serie misure non ri rischia di mettere un maglione in più , ma di morire di fame.
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