Laporta, il 9 Maggio, Moro e Altri: Carlo Nordio Abbandoni i Toni Trionfalistici…
di STILUM CURIAE, BLOG PAPI E DINTORNI (Piero Laporta)
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione questa penosa e dolorosa memoria dei 9 maggio, quelli passati, e il presente. Buona lettura.
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La Divina Provvidenza lascia libertà di fare ai malvagi, libertà piena del tutto, della quale essi abusano, per poi accusare Nostro Signore di consentire il male. I malvagi, abusando della libertà loro concessa e limitando la libertà altrui senza porsi limiti, per un verso si confessano ambasciatori del Male e per un altro finiscono per azzannarsi l’un l’altro, oppure rimanere vittime delle loro imprese. In sintesi, come disse san Giovanni Paolo II: «Il male divora se stesso», non senza travolgere molti innocenti. D’altronde tutti si deve morire, per un motivo o per un altro.
“La verità è quanto è”, disse san Tommaso. Con quest’occhio osservo scorrere questo 9 Maggio. Quest’anno è un quadruplice anniversario. Primo. La morte di Aldo Moro e il suo ritrovamento in un’auto in via Caetani. Secondo. La vittoria dell’Armata Rossa nella Grande Guerra Patriottica. Terzo. È un evento in fieri. Stamane è atteso il discorso di Vladimir Putin; secondo alcune fonti sarà un “discorso da giorno del giudizio”. Quarto. Il 9 Maggio 1944, gli alleati bombardarono il noto centro strategico di Rocca di Mezzo, in provincia de L’Aquila, ammazzando Annunziata Tiberio in Colananni di anni 58, Chiara Colananni di anni 30, Pia Scoccia in Scoccia di anni 31, Olimpia Benedetti in Scoccia di anni 32, Iole Di Gianpasquale di anni 23, Loreto Giuliani di anni 72 e le piccole Santina Babbo di anni 13, Diva Del Giudice di anni 15 e Maria Laura Scoccia di anni 2. Di questi terroristi giustamente massacrati dai bombardieri americani non si ricorda né il figlio di don Bernardo Mattarella né quanti impegnati a ricordarci quanto è cattiva la guerra contro l’Ucraina.
Tutti invece ricordiamo con affetto le “missioni di pace” nei Balcani, 140mila morti di cui 3mila bambini; in Iraq, 150mila morti, circa un terzo bambini e adolescenti; guerra in Afghanistan 47mila civili e 24mila in Pakistan. Non commemoriamo neppure i 500mila morti in Siria e non si sa quanti col gas nervino dei ragazzi della Hillary Clinton. E via massacrando, primavere mussulmane incluse.
L’ex pm Carlo Nordio fa un passo avanti. In prima, sul Messaggero dell’8 Maggio 2022, a proposito di Aldo Moro: «Il brigatismo fu sconfitto dalla resistenza dello Stato. Fu un salutare e nobile esempio di coesione nazionale e di logica politica, perché nulla quanto la resa aumenta gli appetiti del ricattatore. […] È un principio che vale anche nelle relazioni internazionali, e che ci impone oggi di aiutare l’eroica resistenza opposta dall’Ucraina alla criminale invasione di Putin».
Brigatisti sconfitti? Se persino una persona seria e stimabile come Nordio sprosecca così, ne siamo certi: lo Stato è sgominato dai mandanti di via Fani, dai ricattatori del 1978, i medesimi che ricattano il mondo oggi, 45 anni dopo.
Joe Biden, come Nordio dovrebbe sapere, è un nipotino di Henry Kissinger. La casa reale inglese, è tuttora al vertice delle peggiori consorterie globaliste, a destabilizzare anche l’Italia. Biden e Bojo vogliono la terza guerra mondiale, vogliono la guerra nucleare, Nordio, ancora non l’ha capito? Vogliono le bombe russe su Aviano, vicino casa sua, Nordio, per scatenare l’apocalisse nucleare. E lei sprosecca tirando paralleli fra il 1978 e oggi? Anzi no, ha ragione, dopo tutto: due sconfitte, due disfatte peggio di Caporetto.
Nordio dovrebbe conoscere bene le mescolanze fra politica internazionale e crimine. Nella sua area di interesse operò Felice Maniero, protetto da mani misteriose, mentre portava armi in Slovenia e avvelenava di eroina i giovani veneti, con contorni di rapine, violenze e omicidi. Maniero se la spassa impunito, proprio come i fontocci BR, a spese dello Stato, a nostre spese. Tali sconcezze cominciarono con via Fani, la cui storia è raccontata da tale Morucci Valerio, amanuense del famigerato Memoriale[1], insieme a serventi DC. Il Memoriale affiorò nel 1991, secondo un inaffidabile servizio del quotidiano l’Unità[2].
Il documento fu oggetto del procedimento penale n. 3703 del 1990, mentre Francesco Cossiga, estimatore del Morucci, fu nel Quirinale. Il procedimento fu innescato per iniziativa d’un privato cittadino, invece che per mano delle distratte e preposte autorità. Tale procedimento fu artificiosamente interrotto. Carte galleggianti nelle fognature della Repubblica sin dal 1986. Carte dettate[3] da agenti del SISDE, Servizio Informazioni per la Sicurezza Democratica.
A dar credito al Memoriale, il 16 Marzo 1978, alle ore 09.02, in via Fani, un manipolo di BR, ritrovatisi presso un bar, assalirono due auto, sulla prima delle quali vi sarebbe stato l’onorevole Aldo Moro. Uccisi i cinque agenti, i presunti sicari si dichiarano autori del rapimento e in seguito dell’assassinio del presidente della Democrazia Cristiana. Il Memoriale fu “assunto in carico” nel 1991, dalle mani di Cossiga all’archivio della Procura romana, senza porre quesiti al presidente della Repubblica.
Le Istituzioni, sulle quali grava il dovere della verità verso i cittadini, portano invece calce e mattoni ai castelli di bubbole, grazie a incapacità, silenzio omertoso, schiamazzo fallace, inquinamento probatorio e infine ricordi al prosecco.
Non stupisca quindi, giustapponendo i BR ad apparati statali di tale livello, se tutt’ora sui criminali brilla un’aura leggendaria, quantunque siano un manipolo d’improvvisatori, i BR, di modesta qualità criminale, non più d’un gradino oltre i bulli di periferia.
Essi poterono aggredire inermi isolati, sparare e persino uccidere, se in netto vantaggio numerico, di sorpresa, alle spalle, a bruciapelo. Non furono in grado d’andare oltre. Non furono costoro a recare e dispiegare la «geometrica potenza»[4] in via Fani.
Nonostante tutto, la patente “comunista” sorregge e alimenta tuttora il mito BR. Quanti ebbero (e tuttora hanno) contiguità ideologica – operai, insegnanti, scienziati, avvocati, politici, giornalisti, magistrati, poliziotti, carabinieri, prelati, sindacalisti, intellettuali, cantanti…- gratificano i BR della propria soggezione, li favoreggiano, non di rado prestano complicità attiva, ancora oggi, con molti comuni cittadini si prestano a nascondere la verità o, per meglio dire, ad asseverare le falsità.
La contiguità ideologica, trascolorante in omertà o in complicità, non risparmia venerati maestri del giornalismo, vecchi e nuovi, sopravvissuti dalla prima Repubblica, deceduta con Aldo Moro, riversatisi nelle successive, intorbidendone la politica. E, a quanto pare, in questo lerciume, dobbiamo sentire da un ex pm che lo Stato ha vinto. Nordio, lei lo sa bene, lo Stato fu intransigente dal 16 Marzo al 9 Maggio 1978. Ciro Cirillo[5] le dice nulla?
Nordio, lasci stare i trionfalismi fuori luogo di questo Stato genuflesso e in mutande proprio a partire dalla morte di Aldo Moro. Se vuole, prenda le difese di Zelenski, dopo tutto della stessa pasta di Felice Maniero, a lei ben noto. Sì, Zelensky è un ottimo specchio di questi governanti. A noi non rimane che la fiducia nella Divina Provvidenza. In quanto al resto, “la verità è quanto è”. L’arringa sgangherata a difesa d’uno Stato intransigente dal 16 marzo al 9 maggio 1978 non fa onore a Nordio e a quanti come lui. www.pierolaporta.it
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[1] Pubblicato da Gabriella Pasquali Carlizzi “Il memoriale. Dagli Atti del proc. pen. n° 3703/90 C.R.G.P.M.”, passato attraverso una quantità di vicissitudini, giudiziarie e non solo. https://bit.ly/3kUClB3
[2] L’Unità 17 Agosto 1991 pag.1
[3] Intervista con l’Autore del generale dei Carabinieri Antonio Cornacchia
[4] Franco Piperno, “Dal terrorismo alla guerriglia” in “Pre-Print”, Dicembre 1978
[5] Assessore regionale all’Urbanistica della Campania, per farlo liberare dai BR lo Stato scese a patti coi terroristi, pagò un riscatto e si compromise con la Camorra.
Gen. D.g.(ris.) Piero Laporta
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