Assange e gli Stati
Su Assange è già stato detto (quasi) tutto. Sull'utilità e parzialità di wikileaks anche. Ognuno si è fatto delle opinioni, e va bene così. Per sintetizzare: i files di wikileaks hanno dato abbastanza fastidio tanto al fronte atlantista (caso Manning ad es.) quanto a molta “controiniformazione” (causa nessun accenno ad Israele ad es.) specialmente nel Belpaese.
Le denunce alla Bradley Manning hanno scatenato la caccia all'uomo da parte di una coalizione che ha visto ingrossare le proprie fila fino a comprendere anche la Svezia, storicamente abbastanza tranquilla. In rete si trovano tutte le versioni dei fatti. Fatto sta che la Svezia, patria dei Pirati e che ospitava molti server di wikileaks per via delle sue ottime leggi sulla privacy, adesso vuole interrogarlo e magari consegnarlo alla CIA.
Assange per sfuggire si rifugia prima in Inghilterra e poi, data la volontà dei giudici londinesi di estradarlo (gli stessi giudici che nel 2000 negarono l'estradizione di Pinochet), chiede ed ottiene asilo politico presso l'ambasciata dell'Ecuador.
Ricordiamoci che Manning aveva denunciato l'assassinio da parte di alcuni suoi commilitoni di 12 civili disarmati. Questo, così come i cablogrammi sui crimini di guerra degli USA e della NATO e politiche relative, è un aspetto collegato alla stessa questione: l'ingerenza imperialista, ovvero il senso che uno Stato ha di sé rispetto agli altri Stati ed ai cittadini di qualsiasi Stato (compresi i propri).
Permettersi di uccidere civili o trattare persone e popoli in base a pregiudizi fa parte dello stesso “pacchetto superiorità” che pretende di sostituirsi a tutti i trattati e convenzioni internazionali. C'è chi, come Assange e Manning, sta pagando per avere messo in rilievo il contrasto tra tale “pacchetto superiorità” e quei trattati e convenzioni frutto di decenni di tavoli diplomatici.
Tale “pacchetto” racchiude il senso e lo scopo della globalità di rapporti tra Stati e Stato/cittadini dove si prevede che lo Stato possa limitare a suo piacere le libertà individuali entro e spesso fuori dai confini nazionali (o garantirne di eccessive). Fino a minacciare di invadere lo spazio sovrano dell'ambasciata di Quito.
Prendiamo i due casi londinesi di Pinochet ed Assange: emerge chiaro il giudizio secondo cui il feroce dittatore cileno risulta meno pericoloso per la comunità internazionale di chi diffonde notizie coperte da segreto. Pinochet, ricordiamolo, eseguì alla lettera i consigli (molto di destra) dei Chicago Boys di Friedman. Da quel momento il diktat neoliberista (demolire lo stato sociale privatizzandolo, vendere le risorse statali e deregulation) teso a garantire la massima espansione del mercato globalizzato (veicolo degli interessi USA nel mondo secondo H.Kissinger) non ha più conosciuto ostacoli, salvo in tempi recenti.
Manning, tramite Assange, ha invece mostrato al mondo cosa succede se la deregulation regna sovrana, anche nelle regole di ingaggio. Per questo sta subendo ciò che i suoi legali chiamano tortura, e per questo (e molto altro) Assange deve essere estradato.
Non sono quindi i popoli (che al massimo possono discutere su quanto siano sensati o parziali i cablogrammi di wikileaks) a essere in pericolo : è in pericolo la credibilità il “pacchetto superiorità” di matrice colonialista e tutte le condizioni ad esso legate, prima fra tutte il segreto di Stato. Questo rappresenta Assange, al contrario di Pinochet che rappresenta 150.000 vittime delle dittature sudamericane, cosa evidentemente poco importante per la giustizia britannica.
Difendere le ragioni ed i segreti dell'Occidente imperialista, non vedo altre ragioni per le decisioni prese a Londra e Washington. Le convenzioni e i trattati internazionali (frutto di ragionamenti e trattative sui disastri che gli imperialismi combinano quando si muovono) sono sempre carta straccia davanti a certa politica che non ammette repliche. “Il modo di vita americano non è contrattabile” diceva Bush.
Se Pinochet rappresenta la realizzazione delle politiche neocon in Sudamerica, Assange rappresenta l'aiuto dato al Sudamerica di affrancarsi da quelle politiche economiche denunciandone la malafede. Furono proprio i files dati da Assange all'ambasciatore dell'Ecuador a Londra a permettere alla Kirchner di presentare denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization). Nei files in questione si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere e via dicendo. Insomma di quello che per troppi anni successe veramente in tutto il Sudamerica grazie ai “consigli” di Friedman messi in pratica con le armi. E tanto Argentina che Ecuador ne hanno le scatole piene di ingerenze e di far lievitare capitali inglesi e americani a scapito della popolazione.[1]
Nel 2005 l'America latina costituiva l'80% del portafoglio prestiti FMI; nel 2007 il continente rappresentava solo l'1%. “C'è vita oltre il FMI” dichiarò la Kirchner “ed è una bella vita.[2]
Chiaro che le due nazioni accusate non abbiano gradito. E bisogna aggiungere che l'Ecuador è il primo Stato ad avere applicato il concetto di “debito immorale”, rifiutandosi di ripagarli. Altra sberla.
C'è inoltre un altro aspetto che non va dimenticato: se c'è una qualche difficoltà a imprigionare Assange è perchè si trova perennemente sotto i riflettori dei media. Le centrali del potere possono far credere qualsiasi cosa su di lui, ma non possono più evitare che ogni sua mossa venga seguita. Se Assange su cui sono puntate così tante telecamere dovesse essere trasferito in Texas rischiando la pena di morte, figuriamoci la facilità con cui si potrebbe estradare uno sconosciuto hacker che espone certi dossier. O un blogger che pubblica certe informazioni ritenute “pericolose per la sicurezza nazionale”, qualsiasi cosa questo significhi. Magari semplici opinioni sulle stragi o sul NWO.
L'attacco che Assange sta subendo rappresenta quindi lo spartiacque di due modi di interpretare lo Stato: neocon (con un tipo di società che premia le multinazionali, impoverisce le popolazioni e controlla i cittadini) contro socialismo, dove nazionalizzazioni e welfare sfavoriscono le multinazionali e creano ricchezza per i cittadini, i quali controllano le istituzioni.
Il Sudamerica, dopo avere conosciuto le nequizie neocon, ha deciso di riprendere il percorso di Allende così bruscamente interrotto da quel Pinochet che tanto Londra che Washington hanno aiutato e protetto.
Mi risulta quindi molto comprensibile che queste due capitali vogliano tentare ancora una volta di imporre al mondo il loro indiscutibile “pacchetto superiorità”, e che lo scontro in atto sia epocale: vorrà il mondo continuare ad accettare le loro imposizioni neocoloniali?
[1]http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com/2012/08/lattacco-alla-repubblica-del-ecuador.html
[2]Naomi Klein -“Shock economy” pg.523
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