Vanini e la teologia economica bocconiana

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3 risposte

  1. Tonguessy ha detto:

    Non credo che i tempi moderni siano all'insegna dell'epoca "totalmente post-eroica".

    Tant'è che l'eroe romantico oppure l'Ubermansch di Nietzsche sono…eroi. Gente che, nel nome della modernità (o contro di essa) sono capaci di accollarsi, novelli Gesù, tutti i mali dell'umanità e risolverli (o almeno provarci). O eroi nietzschiani che si collocano al di fuori della scatola entro cui siamo tutti costretti a vivere (monoteismo di mercato, feticismo delle merci etc..).

    Diverso è l'eroe postmoderno che si iscrive a filosofia per motivi imperscrutabili e certamente non commerciali. Non sono sicuro che  si possa chiamare eroe, ad essere precisi. Perchè non sono convinto che una laurea in filosofia sia l'antidoto contro  il "monoteismo idolatrico del mercato, la dittatura finanziaria, il fanatismo dell'economia". Forse tale laurea rappresenta solo il "totalitarismo perfetto" che ci fa amare la cella in cui siamo costretti a vivere, per riprendere l'articolo. Una laurea in filosofia fa figo.

    Il che non fa che spostare la domanda: ma allora se neanche una laurea in umanesimo riesce a sconfiggere (agire agire agire) il totalitarismo che ci attanaglia, quale sarebbe la soluzione? Personalmente non credo esista un'unica soluzione, ma molte. L'importante è riuscire a sostituire il sogno modernista (ormai trasformatosi nel peggior incubo) con qualcosa che ci lasci sperare in una maturità responsabile. Poi qualcosa succede.

  2. Frank Paìs ha detto:

    Il recupero della prassi,l'accoglimento della possibilita' ontologica data ad ognuno di noi di trasformare il mondo e noi stessi,rimuovere quei non-io fichtiani che oggi si chiamano spread,spending review o come cavolo si scrive!Ma soprattutto non farsi vincere dall'immutabilita'apparente di questa societa', che e' "indotta" artificialmente attraverso "affascini" mediatici,pseudo-eventi spacciati per eventi reali,proprio per annichilire e rendere impossibile il raggiungimento di una responsabile maturita' politica,sociale ed umana.

  3. altrecorrispondenze ha detto:

    gli intellettuali non parlano di rivoluzione, quello è il loro problema attuale, cioè non contemplano  la trasformazione radicale tra le concrete possibilità di progettazione condivisa di esistenza .
    zizek  o negri non fanno testo, fanno trend, convinti come sono che compito loro sia di guidare una onirica prassi sociale antagonista. in questo senso rimangono perfettamente compatibili con  l'industria culturale.
    ma è sempre e solo della prassi sociale il privilegio del movimento trasformativo reale, e in questo momento essa non riesce neanche ad immaginare un'alternativa praticabile all' economia politica tal quale. Questo la dice lunga sulla debolezza dei dominati -dall'Italia alla Cina, dalle classi storicamente dominate al ex ceto medio.
    questa situazione infine risulta come semplice miserevole rispecchiamento dello zeitgeist: il tempo in cui si sprecano le proposte per rendere più sostenibile socialmente il capitalismo occidentale in crisi.

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