di GILBERTO TROMBETTA
“Spezzeremo le reni alla Russia”. “Pochi giorni e la Russia fallirà”. “La Russia è isolata”. Come sempre non solo la realtà dei fatti è diversa da quella che raccontano, ma è addirittura antitetica. Le cose vanno quasi sempre al contrario di come le raccontano. D’altronde, sono gli stessi che per decenni ci hanno raccontato le magnifiche sorti e progressive di Unione Europea ed euro e che negli ultimi due anni ci hanno intrattenuti con la surreale narrazione del Covid.
Secondo un report di Goldman Sachs, non proprio un organo di propaganda russa, all’inizio del prossimo anno, cioè in pieno inverno, la bolletta di una tipica famiglia europea toccherà in media i 500 euro al mese. Si tratta di un aumento di circa il 200% rispetto al 2021. Vale a dire che le bollette energetiche costeranno il triplo.
A livello europeo, si tratta di un aumento di circa 2.000 miliardi di euro solo per le bollette. Il 15% del PIL. Tradotto in parole semplici, vuol dire la chiusura di migliaia di aziende e l’impossibilità per milioni di famiglie di fare fronte all’aumento dei costi. Un vero e proprio tsunami economico e sociale che farà rimpiangere anche le due grandi crisi petrolifere degli anni 70 (per chi se le ricorda).
Le cause di questa crisi sono alcune lontane nel tempo e altre meno. Il punto però è che si tratta sempre e comunque di cause auto-inflitte che hanno tutte un’origine comune: l’appartenenza all’Unione Europea.
Le privatizzazioni degli anni ’90 (tra cui rientra ENI) erano una precondizione per l’ingresso nella UE. La liberalizzazione del settore energetico operata attraverso i decreti Bersani prima e Letta poi, ce le ha chieste la UE. L’aumento dei costi dei permessi per l’emissione della CO2 lo ha voluto la UE. Le sanzioni alla Russia le ha imposte la UE su ordine di Washington.
Vale sempre comunque la pena ricordare che il nemico purtroppo noi lo abbiamo innanzitutto in casa. Nessun altro Paese può vantare una classe politica che si batte con tanta determinazione contro gli interessi del Paese che governa. Nelle casse del Tesoro stazionano quasi 80 miliardi di euro.
Negli ultimi mesi, con i rendimenti ai minimi degli ultimi 30 anni, il MEF ha emesso puntualmente molti meno Titoli di Stato a lunga scadenza (30 e 50 anni). Ad aprile 2021, davanti a una richiesta di 65 miliardi ne ha emessi appena 5. Nell’asta di gennaio di quest’anno, davanti a una richiesta di 55 miliardi ne ha messi appena 7.
Con l’aumento dei tassi di interesse che si sta per abbattere su di noi (grazie alla BCE), oggi ci costerebbe molto di più (visto che non abbiamo una BC che funga da prestatrice di ultima istanza a differenza di quasi tutto il resto del mondo). Non solo: vuol dire che se avessimo soddisfatto la richiesta quando ne avevamo l’occasione e con i tassi di interesse così bassi, oggi quel debito si sarebbe ridotto considerevolmente proprio alla luce dell’aumento dei tassi.
Insomma, i soldi per affrontare il caro energia ci sono e se ne potevano trovare molti di più praticamente a costo zero (con l’attuale inflazione i tassi di interesse reali non erano solo bassi, ma negativi, come negli anni ’60 e ’70). Eppure nessuno dei partiti attualmente presenti in parlamento ha detto né tanto meno fatto qualcosa. Per un pericoloso mix di cialtronaggine e malafede. Perché a loro non interessano gli interessi dell’Italia, ma quelli dei potentati sovranazionali e dei grandi capitali esteri. Perché loro a parole rispettano la sovranità di tutti i Paesi e di tutti i popoli. Tranne di quello che dovrebbero governare: l’Italia.
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