I Mirage F1 dell’Iran
di DIFESA ONLINE (Andrea Gaspardo)
Come già accennato nel recente passato, uno degli elementi che rendono la IRIAF (Islamic Republic of Iran Air Force) esotica agli occhi degli osservatori esterni è l’unico mix di velivoli di origine americana, sovietico/russa, cinese, francese e locale che la caratterizza.
La componente francese della IRIAF presenta una Storia assai interessante, anche se a tratti non molto nota al grande pubblico. Nel corso degli anni ’60 e ’70 del XX secolo, la Francia aveva più e più volte corteggiato la monarchia persiana nel tentativo di accreditarsi presso le alte sfere politiche e militari dello stato mediorientale e aggiungerlo alla già nutrita schiera di compratori di armi che la repubblica transalpina vantava in America Latina, Africa, Oceania e nello stesso Medio Oriente.
Avendo i Mirage della Dassault già fatto furore nelle fila della forze aree dello Stato di Israele e di una serie di paesi arabi, l’élite parigina pensava che a breve anche Teheran avrebbe ceduto alle galliche lusinghe. Il corteggiamento però non non produsse nulla di concreto e gli iraniani non si svincolarono mai dalla loro politica del “buy American”. Per questa ragione i francesi virarono le loro attenzioni nei confronti dell’Iraq, grande nemico dell’Iran, che in effetti si dimostrò, sia prima che durante la Guerra Iran-Iraq, un eccellente cliente per l’Eliseo.
Nel corso dell’estenuante conflitto della durata di 8 anni, gli iraniani riuscirono a far valere le prestazioni dei loro F-5, F-4 ed F-14 di produzione americana ma subirono anche pesanti perdite causate anche dall’impiego in massa di numerosi tipi diversi di caccia iracheni tra i quali spiccavano i Mirage F1, a quell’epoca uno dei gioielli di grido delle industrie aeronautiche della Francia. Non solo, oltre all’impiego aria-aria, i Mirage F1 si dimostrarono anche delle duttili ed efficaci piattaforme per le missioni aria-suolo ed anti-nave, ruolo nel quale ebbero modo di eccellere grazie alla possibilità di utilizzare il missile anti-nave AM39 Exocet.
Nei giorni compresi tra il 26 ed il 28 gennaio del 1991, mentre le forze aeree della Coalizione Internazionale devastavano l’Iraq nell’ambito della campagna aerea facente parte dell’operazione Desert Storm, un gran numero di velivoli iracheni sia civili che militari decollarono dagli aeroporti del loro paese ed atterrarono in quelli iraniani seguendo un piano di evacuazione precedentemente approvato dalle leadership di Baghdad e Teheran. Successivamente, al termine del conflitto, gli iraniani decisero di impossessarsi a tutti gli effetti dei velivoli iracheni quali indennizzo per i danni di guerra che l’Iraq non era stato intenzionato a pagare sino a quel momento. Tra i suddetti velivoli iracheni vi era anche un importante numero di Mirage F1 che fonti non ufficiali quantificarono attorno alle 24-25 unità appartenenti alle versioni Mirage F1EQ-2/EQ-4/EQ-5/EQ-6 e BQ (questi ultimi, biposto da conversione operativa, gli altri, cacciabombardieri monoposto).
Ho detto “fonti non ufficiali” perché in realtà l’Iran non ha mai dichiarato esattamente di quanti velivoli iracheni si sia impossessato nel 1991, per non parlare dei numeri relativi ai singoli modelli.
Dopo il loro arrivo in Iran, i Mirage F1 ex-iracheni furono dapprima parcheggiati all’aperto vicino alle piste della Tactical Fighter Base 3 (TFB3) Nojed situata ad Hamedan e per un periodo languirono nel dimenticatoio. Tuttavia, nel 1993 un eroe della Guerra Iran-Iraq ed ispirato pilota e comandante di F-4E, il colonnello Gholam Hossein “Behrooz” Naghdi-Beik decise di effettuare un volo di prova con uno degli aerei. Nonostante fosse privo di qualsiasi documentazione tecnica e senza alcuna esperienza di addestramento pregresso con il velivolo, il tentativo ebbe pieno successo ed il suo responso finale fu entusiastico e da quel momento egli divenne una delle principali voci a favore dell’introduzione di tutti i Mirage F1 in servizio attivo tanto che nelle alte sfere della IRIAF egli divenne da quel momento noto con il soprannome di “L’Uomo che sussurrava ai Mirage” e contribuì a creare ex-novo il manuale d’addestramento e di gestione della manutenzione.
Nel 1994 una quantità consistente di pezzi di ricambio venne acquistata dalla Libia e da altre fonti secondarie e la IRIAF poté contare anche sull’aiuto di tecnici inviati dal Pakistan.
Il lavoro di ripristino dei velivoli allo status operativo fu portato avanti in parte negli stabilimenti della IACI di Mehrabad ed in parte nella stessa TFB3 e, mentre nella seconda parte dell’anno iniziava l’addestramento in massa dei tecnici e dei piloti della IRIAF sul nuovo modello, il colonnello Naghdi-Beik guidò il primo contingente di 9 Mirage F1 accompagnati da relativi piloti e meccanici verso la loro nuova destinazione: la non ancora inaugurata Tactical Fighter Base 14 (TFB14) Imam Reza di Mashhad, nell’Iran nord-orientale, non lontano dai confini con il Turkmenistan e l’Afghanistan.
Sebbene fosse stata utilizzata dagli iraniani fin dagli anni ’30 del XX secolo, fino a quel momento la base di Meshhad non aveva ancora assunto una qualsivoglia importanza e nel corso della Guerra Iran-Iraq era stata utilizzata per lo più come “base rifugio” a di fuori della portata delle Forze Aeree Irachene (IrAF) anche se esiste la possibilità che essa sia stata usata come “piazzaforte” e “quartier generale” per la “guerra segreta” che parallelamente l’Iran ingaggiò nell’ombra contro i sovietici in Afghanistan sempre negli anni ’80, ma questa è un’altra Storia. In ogni caso, ancora nel 1994, la base risultava priva delle più elementari infrastrutture per far operare anche un singolo squadrone di cacciabombardieri.
Nonostante l’entusiasmo e le pressioni di Naghdi-Beik, la costruzione delle infrastrutture della base procedette estremamente a rilento e fu completata solamente nel 2009. Tuttavia il processo di immissione in servizio e di schieramento dei Mirage F1 procedette in maniera spedita con l’istituzione entro la fine del 1995 di ben due squadroni: il 141o ed il 142o TFS.
A questo punto però sorge un problema. Come detto sopra, la quasi totalità delle fonti online e su carta parla del fatto che la IRIAF ricevette in tutto 24-25 Mirage F1 di provenienza irachena. A ben vedere, però, tale numero è semplicemente troppo piccolo per costituire due squadroni! Sin dalle sue origini infatti l’aeronautica iraniana è sempre stata “un’arma dal DNA occidentale”, e tale è rimasta anche dopo la Rivoluzione Khomeinista del 1979 e gli acquisti di velivoli di produzione cinese e russa nei tardi anni ’80 e nei primi anni ’90. E proprio per questa ragione gli iraniani hanno sempre operato secondo il dogma occidentale che uno squadrone di cacciabombardieri per essere operativo ed efficace debba avere a disposizione un numero compreso tra i 18 ed i 24 aerei.
La prassi della Guerra Iran-Iraq e dei decenni successivi ha insegnato che se il numero di aerei scende al di sotto della soglia minima di 18, allora lo squadrone viene sciolto e i suoi aviogetti distribuiti tra gli altri squadroni. Ecco perché il fatto che gli iraniani abbiano creato ben 2 squadroni equipaggiati con i Mirage F1 è fortemente sospetto e fa invece intravvedere la possibilità che i velivoli del suddetto tipo che hanno riparato in Iran siano molti di più e stimati tra i 36 ed i 48 esemplari. In ogni caso, negli anni successivi al 1995, i Mirage F1 dei due squadroni sopra menzionati volarono intensamente effettuando sia missioni di addestramento che di combattimento. Tanto le Forze Armate Iraniane (Artesh) quanto i Pasdaran hanno infatti utilizzato a più riprese i Mirage F1 ma anche gli addestratori EMB-312 Tucano, gli elicotteri da attacco Bell AH-1J Cobra e gli UAV di produzione domestica in appoggio delle loro truppe e agli uomini della Polizia e delle Guardie di Frontiera nella lotta contro i Talebani e i trafficanti della droga (i quali hanno a disposizione dei veri e propri eserciti dotati di armi pesanti) lungo tutta l’area di confine.
Nell’ambito di queste operazioni, i Mirage F1 hanno effettuato sia operazioni di ricognizione lungo i confini che l’Iran condivide con Afghanistan e Pakistan sia dozzine di sortite di combattimento contro diverse posizioni dei Talebani e basi di narcotrafficanti situate anche all’interno del territorio afghano.
Nell’agosto del 2001, un Mirage F1BQ appartenente al 141o TFS con ai comandi il generale Nasser Habibi (comandante della TFB14) ed un giovane copilota venne colpito da un MANPADS del tipo 9K34 Strela-3 (SA-14 Gremlin in codice NATO) sparato dalle forze dei Talebani mentre era impegnato proprio in una di queste missioni antidroga. Habibi ed il copilota riuscirono a mantenere l’aereo in condizioni di volo ma al momento dell’atterraggio il motore entrò in stallo e i due morirono nello schianto del velivolo, evitando però che esso potesse cadere in mezzo al centro abitato.
Alla luce dell’intenso impiego operativo, nel 2003 la flotta di Mirage F1 iraniani si trovava in una situazione critica necessitando di una completa revisione. Furono aperte trattative segrete con la Francia per l’acquisto di pezzi di ricambio ed armi. Inizialmente Parigi rispose entusiasticamente aprendo alla possibilità di fornire a Teheran anche 140 Mirage F1 di seconda mano posti in riserva ed oltre 1.000 missili aria-aria, tuttavia le pressioni degli Stati Uniti interruppero qualsiasi ulteriore contatto. Nel 2004 la IRIAF fu pertanto costretta a cessare qualsiasi operazione con i Mirage F1 che furono posti in riserva semi-permanente a Mashhad mentre, in risposta all’escalation della situazione in Afghanistan il 141o ed il 142o TFS furono riequipaggiati con F-5E recentemente riportati in servizio e sottoposti ad aggiornamento dalla IACI.
Occasionalmente i Mirage F1 vennero ancora utilizzati per limitate missioni di addestramento e per parate celebrative, soprattutto sui cieli di Teheran e si pensava che la loro carriera fosse virtualmente finita sino a che, nel 2012, furono anch’essi interessati dal poderoso programma di aggiornamento che i vertici militari approvarono per una buona parte dei velivoli da combattimento delle Forze Armate.
Nello specifico, il programma di aggiornamento dei Mirage F1, chiamato in codice “Project Habibi” (dal nome del sopra citato comandante Habibi morto nel 2001), che vede ciascuna delle cellule sottoposta a due anni di lavoro presso gli stabilimenti di Mehrabad, prevede un ciclo completo di lavori per la rivitalizzazione della fusoliera, l’installazione di un nuovo radar di fabbricazione iraniana e l’installazione di nuovi sistemi d’arma, tra i quali missili da crociera della portata di 300 chilometri. I velivoli così rimessi in servizio ed aggiornati stanno venendo trasferiti nella Tactical Fighter Base 10 (TFB10) di Konarak, presso Chah Bahar, già sede del 101o tactical fighter squadron su F-4D. Il primo dei due squadroni su Mirage F1, il 102o Tactical Fighter Squadron è già stato dichiarato operativo ed il secondo, del quale la denominazione non è ancora nota, dovrebbe divenirlo nel prossimo futuro.
Fonte: https://www.difesaonline.it/mondo-militare/i-mirage-f1-delliran
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