Negli Stati Uniti circolano da tempo notizie, analisi e indiscrezioni contrastanti sul ruolo che Washington dovrebbe avere nella guerra in Ucraina. Molti sottolineano l’interesse Usa per una guerra prolungata e logorante. Altri ritengono che l’Occidente debba prepararsi a uno scenario bellico di ampio respiro temporale. Altri, invece, ribadiscono che sia necessario un sostegno diretto e sempre più forte per Kiev, rovesciando le sorti del conflitto. Qualcuno, infine, addirittura ha fatto da cassa di risonanza alle indiscrezioni su un presunto piano di Joe Biden per far sì che l’Ucraina cedesse i territori invasi e si materializzasse l’accordo per porre fine alla guerra.
Quest’ultima indiscrezione, in particolare, è stata citata da Newsweek, che ha riportato la notizia data dal quotidiano svizzero Neue Zuercher Zeitung secondo il quale autorevoli fonti tedesche avrebbero avuto informazioni specifiche sul negoziato segreto a cui avrebbe partecipato direttamente il direttore della Cia William Burns. La trattativa, secondo il giornale, si sarebbe poi trasformata in un nulla di fatto: Kiev ha rifiutato perché non avrebbe permesso la cessione del 20 per cento dei propri territori; Mosca perché ormai convinta che alla lunga li conquisterebbe lo stesso senza l’ausilio negoziale degli Stati Uniti. In ogni caso è interessante non solo che Newsweek abbia riportato la notizia, ma anche che a darvi credito sia stato proprio un funzionario russo, Dmitry Polyanskiy, numero due dell’ambasciata russa presso le Nazioni Unite, che ha definito tutto quanto scritto “interessante”, pur definendolo “speculazioni”.
L’amministrazione Biden ha chiaramente smentito quanto affermato dal giornale svizzero bollando come “completamente false” le notizie sul viaggio di Burns a Mosca. Tuttavia, quello che appare interessante è l’uscita di queste indiscrezioni rilasciate da “funzionari tedeschi” a un giornale svizzero, così come il fatto che Newsweek ne abbia dato risalto. Interessante da un lato perché sembra molto particolare che a rivelare un presunto negoziato segreto siano personalità di Berlino, impegnato nell’equilibrismo tra richieste Usa e freno a mano sui carri armati. Ma soprattutto interessante perché conferma come i media Usa siano di recente pervasi da un forte movimento di pensiero sulla guerra in Ucraina, confermando la vivacità di un dibattito che appare molto meno granitico di quanto si possa credere.
Abbiamo osservato di recente il rapporto dell’influente think tank Rand Corporation che ha parlato dei rischi per gli Stati Uniti legati a una guerra troppo lunga che “distragga” Washington dall’Indo-Pacifico e indebolisca l’Europa. Ma a questo vanno aggiunti anche gli innumerevoli articoli in cui fonti dell’amministrazione americana – a volte interne alla Difesa, a volte al governo, a volte anche all’intelligence o al dipartimento di Stato – “suggeriscono” strategie o prossimi scenari sull’invasione russa. E soprattutto su quale linea gli Stati Uniti dovrebbero scegliere o starebbero pensando di scegliere.
La linea appare ondivaga così come diversi segmenti interni all’opinione pubblica e agli apparati americani, che passano da un netto e sentito sostegno alla causa di Kiev a chi invece, in modo più o meno sotterraneo, ritiene necessaria una exit strategy che implichi un dialogo (indesiderato) con Vladimir Putin. Il Pentagono stesso, in alcune fasi, non è apparso così compatto su alcuni punti, anche nelle affermazioni di alcuni generali rispetto al segretario alla Difesa o ad altri analisti legati in qualche modo alle forze armate. E lo stesso sembra potersi dire con le notizie dal fronte, divisi tra chi ritiene ad esempio necessario l’aumento del numero e della qualità delle armi a favore delle truppe ucraine e quelle fonti che invece sostengono una politica meno assertiva o intransigente. Anche sulla stessa salute del leader russo, su cui spesso si è dibattuto, proprio da Oltreoceano è arrivata una sorta di chiusura nei confronti delle notizie, a volte solo sensazionalistiche, che giungevano da tabloid o rivelazioni mai verificate. Quasi a significare che su certi temi, a Washington non si vuole discutere troppo. Un gioco di indiscrezioni e fonti che indica un turbinio di pensieri non indifferente per un Paese che, avvertito dell’invasione e gestita la risposta dell’Occidente alla Russia, sembra ora interrogarsi su come evitare una “guerra infinita”.
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