Mozione per la pace
di GLI ASINI (Aldo Capitini)
Il 24 settembre 1961 si svolse la prima marcia per la pace, da Perugia ad Assisi, organizzata dal filosofo e pedagogista Aldo Capitini. Al termine della marcia, davanti alla Rocca di Assisi, venne sottoscritto dalle migliaia di persone che vi avevano preso parte il documento che ripubblichiamo oggi, nel primo anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina (il cui inizio forse si dovrebbe collocare dieci anni fa, con la crisi in Crimea e la guerra – civile? – nelle province di Donetsk e Luhansk).
Confusi, disuniti, impotenti come ci sentiamo oggi, le parole di Capitini ci sembrano provenire da un altro evo, o quantomeno ci appaiono ingenue, inattuali, frutto di un’“aggiunta religiosa” che non ci appartiene. E forse lo sono. Ma dove starebbe la ragionevolezza nell’escalation di violenza che stanno preparando davanti ai nostri occhi e nell’inevitabilità di tale escalation, di cui ci stiamo lentamente lasciando convincere?
Crisi, catastrofi, rinascite, nuovi equilibri sono possibilità contemporanee e compresenti. Tutto è già accaduto e tutto potrà continuare ad accadere. E non nell’alternanza deterministica di sviluppo e decadenza con cui solitamente guardiamo alle epoche storiche. Questo in fondo il significato profondo della non-accettazione della realtà di cui parlava Capitini. Precondizione necessaria per ricominciare a pensare, organizzare, lottare, sperimentare alternative, sperare. (Gli asini)
Il Centro di Perugia per la nonviolenza e il Comitato esecutivo della Marcia della pace per la fratellanza dei popoli, al popolo convenuto domenica 24 settembre 1961, a conclusione della Marcia svoltasi da Perugia ad Assisi, sul prato della Rocca, propongono di approvare i principi e le applicazioni concrete espresse nella seguente mozione:
Principi
Primo Nell’idea di “fratellanza dei popoli” si riassumono i problemi urgenti di questo tempo: il superamento dell’imperialismo, del razzismo, del colonialismo, con sfruttamento; l’incontro dell’Occidente con l’Oriente asiatico e con i popoli africani che aspirano con impetuoso dinamismo all’indipendenza; la fratellanza degli europei con le popolazioni di colore; l’impianto di giganteschi piani di collaborazione culturale, tecnica, economica.
Secondo Per preparare la pace durante la pace è necessario diffondere nell’ educazione e nei rapporti con tutti, a tutti i livelli, una capacità di dialogo, una sincera apertura alla coesistenza e alla pacifica competizione di ideologie e di vari sistemi politici e sociali, nel comune sviluppo civile, e affermare il lavoro come elemento costruttivo fondamentale.
Terzo La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti; è perciò urgente che in ogni nazione tutto il popolo abbia il modo di, continuamente e liberamente, informarsi, e sia convocato frequentemente a esprimere il proprio parere.
Quarto Nel pericolo che la pace sia spezzata da una guerra immane, è urgente l’unione di tutti coloro che nel mondo sono disposti a resistere alla guerra.
Quinto L’umanità è giunta al punto in cui è in grado di apprezzare altamente un tipo di educazione aperta, rinnovatrice delle strutture legate a privilegi e pregiudizi, un’educazione eroicamente nonviolenta.
Applicazioni concrete
1. Tutti nelle Nazioni Unite, e le Nazioni Unite per tutti: ciò significa che debbono essere accolti nelle Nazioni Unite senza altri indugi, tutti gli stati usciti dalla guerra passata e dalle rivoluzioni successive, in modo da coinvolgere tutti nelle responsabilità, negli impegni, nei provvedimenti, negli aiuti ai paesi sottosviluppati, indipendentemente dagli interessi di un blocco o dell’altro.
2. Disarmo totale controllato: ciò significa che deve procedere parallelamente lo sviluppo progressivo del disarmo e del controllo, cominciando con il disarmo immediato delle due Germanie e con la creazione di vasti spazi neutralizzati, particolarmente dove sono avvenute guerre ed esistono residui di pericoli, ed eliminando al più presto le vane basi missilistiche che attirano rappresaglie distruttive della popolazione inerme nell’Occidente e nell’Oriente.
3. Cessazione degli esperimenti nucleari di qualsiasi genere volti a scopi non pacifici e convocazione di una conferenza di tutte le potenze non atomiche allo scopo di premere in tale direzione.
4. Conversione della politica estera, culturale ed economica a un deciso avvicinamento ai popoli non impegnati, affratellati dalle conferenze di Bandung, e più precisamente, di Belgrado.
5. Diversa impostazione dei bilanci statali di tutti i paesi, ponendoli al servizio dell’assistenza, della scuola, e dell’elevazione civile di tutti.
6. Massimo sviluppo di tutta la vita democratica dal basso in ogni paese.
7. Progresso dell’iniziativa collettiva e dell’aiuto reciproco tra i popoli per lottare contro le varie forme di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
8. Informazione periodica e popolare in ogni paese dell’Occidente e dell’Oriente mediante una permanente tribuna settimanale di politica internazionale alle Radio, aperta anche ai pacifisti e ai neutralisti.
9. Scambi di migliaia di giovani lavoratori e di studenti tra tutti i paesi dell’Oriente e dell’Occidente per lunghi periodi.
10. Stretta alleanza di tutte le forze pacifiste per un’azione unitaria.
Il popolo, memore dei morti delle guerre e delle immense ricchezze sottratte per esse allo sviluppo civile, impegnato a dedicare la pace al bene proprio e dei figli in un mondo aperto ai più alti valori della coscienza e della scienza, esige da tutti i governi di smobilitare la guerra fredda, e di trattare immediatamente con anima di pace.
(Questo testo di Capitini venne pubblicato nel 1962 da Einaudi, qualche mese dopo la marcia, in un libro intitolato In cammino per la pace. Documenti e testimonianze sulla Marcia Perugia-Assisi).
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