GLI ESCLUSI
di ANDREA D’AGOSTO
Questa mattina, su invito di Andrea Catone, ho partecipato, come autenticatore, alla raccolta firme per proporre due distinti referendum contro l’invio di armi, presenti gli amici Matteo Magnisi e Corsina Depalo, presso la Parrocchia di San Marco, nel quartiere Japigia a Bari.
E’ stata un’occasione di riflessione.
Vi è stata notevole partecipazione e interesse, c’è un mondo cattolico decisamente schierato contro la guerra e contro l’invio di armi.
Questa area sociale però di fatto è un mondo sommerso ed escluso dalla società civile e dal dibattito pubblico.
Emerge, quindi, di nuovo un fenomeno, dopo quello manifestato durante la pandemia, ovvero quando un’altra realtà mette in atto una contro-condotta rispetto a quello che decide il dispositivo che ci governa, deve essere esclusa da ogni dibattito pubblico.
Esiste, infatti, di contro una parte della popolazione che si riconosce perfettamente in un’altra condotta che si manifesta nell’esclusione di chiunque la pensi in modo diverso, che è poi la voce pubblica.
Si deve escludere tutti coloro che non pensano e agiscono come decide il Governo.
Ed è questo un fenomeno attuale che nelle sue ricadute concrete non è stato ancora attentamente e profondamente analizzato, né dal punto di vista sociale, né da quello politico e né da quello filosofico.
Se sulla carta stampata e in televisione vediamo osannati personaggi che ideologicamente rappresentano il peggio del pensiero politico europeo, un passato che in molti credevano fosse sepolto, non vediamo in nessun modo informazione su iniziative che si contrappongono all’accettazione della logica distruttiva della guerra e della sua ideologia razzista.
Il meccanismo dell’esclusione è oggi una nuova tecnologia utilizzata dal governo liberale italiano ed europeo e si fonda perfettamente sul meccanismo generato dal razzismo.
Si fonda sul razzismo perché è la logica stessa di ciò che si afferma essere il diritto alla guerra ad essere razzismo in purezza.
Infatti, ogni comportamento che esclude il manifestarsi di altro da sé è una manifestazione di razzismo.
Dopo la pandemia, nella quale questa nuova tecnologia di governo è stata implementata e accettata, oggi è radicalmente uno strumento che agisce in modo automatico.
Ci troviamo prima di tutto di fronte ad una nuova società razzista, che si auto alimenta di esclusione e conseguentemente alimenta la logica che ammette il concetto stesso di guerra.
Firmare i quesiti referendari, allora, al netto di ogni valutazione giuridica che consenta poi di ritenere possibile lo svolgimento in concreto dei referendum, è un preciso atto politico contro il principio stesso della guerra, dell’esclusione e del razzismo che li alimenta entrambi.
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