SVOLGERE LA PERSONALITÀ
di STEFANO ROSATI
Nei quaderni dal carcere, riflettendo sul centralismo democratico, Gramsci afferma che la disciplina [di partito] “non annulla la personalità in senso organico, ma solo limita l’arbitrio e l’impulsività irresponsabile, per non parlare della fatua vanità di emergere.”
Questo effetto demolitorio dell’impulsività irresponsabile e della fatua vanità di emergere si ritrova anche nell’art. 2 della Costituzione dove in modo non causale si dice che la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.
Ove si svolge la sua personalità.
Svolgere la personalità.
Primo significato di svolgere è distendere ossia disfare, ciò che era avvolto.
La Costituzione, nella sua saggezza, non dice che nelle associazioni la personalità si esprime.
Nelle associazioni la personalità si svolge, si disfa, appunto. Entrando nell’associazione si rinuncia a esprimersi con impulsiva irresponsabilità accettando di farlo solo nei casi, con le forme, gli strumenti e per gli scopi previsti e si combatte così, accettando il vincolo di un operoso silenzio, il capriccio arbitrario figlio della fatua vanita di emergere
Si svolge la personalità, come si svolge un compito.
Si svolge eseguendo. Eseguire è infatti ancora un altro significato di svolgere. Eseguire azioni per raggiungere un risultato. Che si è deciso, entrando nell’associazione, di raggiungere.
Nessuna associazione di persone è luogo di espressione della propria personalità. Nessuna associazione di persone è uno strumento per realizzare sé stessi, nessuna associazione di persone è uno strumento al servizio della propria personalità. Lo schema del gruppo al servizio (della personalità) di uno dei suoi componenti è proprio della monarchia o della tirannia.
Al di fuori di questo schema, ossia senza violenza, nessuna associazione di persone può funzionare come strumento di espressione della propria volontà.
Le associazioni sono l’esatto opposto della realizzazione personale
In questo senso ho molti dubbi che sia possibile – nell’epoca in cui la pretesa individualistica è stata totalmente interiorizzata e assimilata dalle persone – che i gruppi, le associazioni (famiglia scuola, partiti, circoli, squadre sportive) possano funzionare ‘bene’.
La pretesa ad essere ascoltati, ossia la pretesa dell’io, dell’infante tiranno ad essere ascoltato distorce tutto dall’interno. E non basta dare ascolto. Perché è una pulsione infinita.
La lagna ad essere ascoltati, di mettere in mostra la fatua vanità, prenderà vari nomi “non c’è dialogo”, “non c’è dibattito “. “Manca la democrazia interna!”
In realtà in questo momento di imperante neo liberalismo dubito fortemente che sia possibile formare una volontà collettiva (ossia diversa dalla volontà dei singoli che compongono quella collettività o anche contrastante con la volontà dei singoli).
Non à la crisi della vocazione, la crisi della famiglia, la crisi di legittimazione.
È solo la crisi dell’individuo, ormai nella sua fase acuta: quella infantile.
Proprio come teorizza il neoliberalismo ognuno sceglie per se’, non ci devono essere volontà collettive che si impongono. La volontà collettiva è solo la somma di tante volontà individuali che in modo del tutto casuale vanno in una certa direzione.
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